Urtei – Bultei: tombe dei giganti Sas Presones

Tombe dei giganti di Sas Presones, Bultei

 

Di grande interesse è infine l’area sepolcrale nuragica di Sas PresonesBultei, costituita da due tombe di giganti, in posizione ravvicinata. Il corpo tombale con la fronte semicircolare della prima, rilevata dal Mackenzie, è ubicata in pendenza sulla sommità della collina.

Il sepolcro ha la lunghezza massima di m 19,65 per 14,10 di larghezza. Il vano (lungh. m 9,20×1,70 largh.; alto 1, 46 sul comaticcio) è edificato con alte lastre di base sulle quali poggiano due file di grosse blocchi aggettanti, formando una sezione trapezoidale. La parete di fondo è chiusa da lastre sovrapposte. A pochi cm dall’ingresso, sul lato destro del vano, a cm 60 dal colmaticcio, si apre una nicchia trapezoidale, placcata da lastre monolitiche levigate nel piano, ai lati e in alto, e chiusa posteriormente da due blocchi rincalzati da listelli. Le dimensioni del piccolo vano sono le seguenti: larghezze: all’ingresso m 1,14, nella parete posteriore 0,59; altezza: 0,64 all’ingresso e 0,44 posterior. Il portello d’ingresso al vano funerario (base cm 54, alt.74.) è sormontato da un architrave (m 1,20×0,38 alt.x0,34 spess.) che è arretrato di cm 17/22 sugli spigoli esterni dei piedritti, come si riscontra a FurrighesuSindia e a Giolzi Cogu 1 e 2Cuglieri. Particolarissimo è infine il monolito trapezoidale che chiude l’estremità del braccio sinistro (per chi guarda verso il prospetto) dell’esedra semicircolare, alto m 1,80 sul colm., largo 1,60 nella base e 1,05 superior., spesso da 0,28 inf. a 0,20 super. 

Dall’estremità del braccio destro dell’emiciclo inizia l’abside del corpo tombale della tomba 2 che si allunga nel versante dell’altura con la sua spaziosa esedra, ampliando la superficie del santuario destinata all’accoglienza e al culto. 


Testo tratto da: Culto degli antenati nell’età del bronzo della Sardegna, di Caterina Bittichesu

 

 

Le tombe dei giganti di «Sas Presones» n. 1 e 2, assieme al dolmen «Su Coveccu», giacciono nei pressi dei nuraghi «Sa Figu», «Ludosu» e «Funtana Ona. Quest’area è ricca di testimonianze In particolare una tomba mai censita, orientata a levante, di cui rimane l’emiciclo antistante l’ingresso (esedra) e parte del corridoio tombale.

Ma il monumento più significativo e meglio conservato è «Sas presones» n. 1, rilevata da Mackenzie è comparsa nelle carte archeologiche del Taramelli nel 1940. Questa tomba senza stele è realizzata con file di pietre sovrapposte (tecnica e filari) delimitate da lastre verticali infisse nel terreno (ortostati) di cui si hanno pochi esempi nell’isola. Questa tomba collettiva misura 13 mt. e si chiude con un’abside formata da conci e coda. Altri particolari interessanti sono: una nicchia sopraelevata all’interno atta a contenere le offerte, due enormi lastre di granito trasportate da una decina di chilometri di distanza, l’ala sinistra dell’esedra (dove si celebravano i riti) con sei pietre del bancone-sedile. A ducento metri ovest si nota una pietra con valore sacro che reca incisi tre incavi (concio a dentelli) e poco più avanti il dolmen di «Su Coveccu» a cui l’archeologo Lilliu attribuisce notevole valore scientifico. Secondo lui si tratta di un dolmen evoluto allungato con pianta rettangolare che testimonierebbe il passaggio dal dolmen semplice alle «alleès couvertes» (cioè una sorta di tomba a pianta rettangolare senza esedra) che precedettero le tombe dei giganti vere e proprie.

«Dietro il villaggio di Bultei c’è una grande barriera di montagne chiamate il Monte. Alle spalle di questa esiste una foresta primordiale che degrada verso valli amene. Tra due di queste valli vi è una prateria soleggiata con grandi lecci e sughere chiamata «Sas Prigionas». (…) Attraversiamo il prato circondato da sughere gigantesche ed appaiono: le tombe dei giganti di «Sas Prigionas». «Mentre eravamo affaccendoti qui passò un pastore che, spinto dalla curiosità, si era fermato per vedere che cosa cercavamo». «Casualmente osservò «Lì» indicando i massi che avevamo passato «c’è un’altra tomba». Andammo subito a vedere. Era un dolmen» (pianta e sezione qui sotto). Così nel 1910 l’archeologo Duncan Mackenzie descrive nei «Papers of the British School» le scoperte di quest’area.

Fonte: La nuova Sardegna

https://ricerca.gelocal.it/lanuovasardegna/archivio/lanuovasardegna/2000/08/17/SQ109.html

Dolmen Su Coveccu.jpeg
Dolmen Su Coveccu
error: Content is protected !!