Turràlva – Torralba: nuraghe Santu Antine

 

 

Nuraghe Santu Antine, Torralba

     

Coop. La Pintadera

Come arrivare:

Dalla 131 prendere l’uscita per Thiesi e immettersi sulla SP 21, seguendo le indicazioni per circa 1,5 km. Coordinate:  40°29’12″N 8°46’11″E

Il sito nuragico di Santu Antine si trova al centro della piana di Cabu Abbas, nella regione del Meilogu, in un’area densamente antropizzata in età nuragica, come testimoniato dalla presenza dei vicini nuraghi Oes e Ruju, per citare solo le fortezze principali.

Si compone di un grande nuraghe, costituito da un bastione trilobato che ingloba il mastio ed un ampio cortile, mentre tutto intorno si estende un abitato di edifici circolari e rettangolari, relativi alla fase nuragica e alla successiva frequentazione del sito in epoca romana.

Nelle vicinanze erano anche presenti due tombe di giganti, ormai distrutte, di cui restano alcuni blocchi isodomi e un concio a dentelli.

La torre centrale, di notevole imponenza (diametro m 15,50, altezza residua 18 metri circa, stimata in origine circa 21 metri), conserva tre camere a tholos sovrapposte, di cui due integre e la terza ridotta a pochi filari di base; la prosecuzione della scala ci indica l’esistenza originaria di un quarto livello, sicuramente quello del terrazzo. La tecnica muraria, in pietre di basalto locale, è caratterizzata dall’utilizzo di grandi blocchi poliedrici nei filari di base, mentre nei livelli superiori i conci sono di minori dimensioni e ben squadrati, disposti con particolare cura.

La porta d’ingresso, volta a Sud-Est, è sollevata dal suolo per mezzo di un gradino; relativamente piccola (m 0,78×1,62 di altezza), sormontata da architrave con finestrino di scarico, introduce in un corridoio con copertura a lastre trasversali (lungo m 5,40, alto m 2,60).

Sull’andito di ingresso si affaccia, a sinistra, l’accesso al vano-scala, mentre nella parete opposta, in luogo della consueta nicchia, si apre l’ingresso ad un singolare corridoio anulare che procede entro lo spessore murario intorno alla camera.

L’andito anulare, fornito di nove “bucature” destinate a contenere oggetti o lucerne, è in comunicazione diretta con la camera attraverso tre diversi ingressi disposti nel tipico schema cruciforme; il corridoio, percorsa l’intera circonferenza della torre, ha quindi la sua terminazione al di sotto del primo tratto della scala, mentre nel suo percorso si apre un pozzo per l’acqua, rinvenuto di recente.

Un piccolo ambiente sussidiario, di pianta ellittica e con copertura a tholos (m 2,60×3,50, alto m 4), si apre al di sopra dell’andito di ingresso con il quale è in comunicazione attraverso una botola; l’illuminazione era assicurata da tre piccoli finestrelli aperti in facciata, mentre l’accesso avveniva dalla camera tramite una finestra sopraelevata, al di sopra dell’architrave della porta di accesso.

La camera centrale, di pianta circolare (diametro m 5,25, altezza 8 metri circa), è caratterizzata, oltre che dai tre ingressi al corridoio anulare in luogo delle consuete tre nicchie, dalla presenza sulle pareti, al di sopra della linea degli architravi degli accessi, di interstizi fra le pietre, in origine utilizzati per alloggiare le travi destinate a sorreggere un ballatoio di legno; da questo livello superiore, raggiungibile tramite una scala di legno, si poteva accedere al vano sussidiario ubicato al di sopra dell’ingresso.

I piani superiori erano serviti dalla scala realizzata parte a gradini e parte in piano inclinato, illuminata da diverse feritoie; sul suo percorso, fra il piano terra ed il primo, si incontra un ripostiglio-silo di pianta ellittica (lungh. m 2,50; largh. m 1,50; alt. m 2,95) con accesso dall’alto.

Al primo piano, un pianerottolo illuminato da un finestrone (m 0,75×1,55di altezza) introduce in un’ampia camera a tholos di pianta circolare (diametro m 4,85; altezza m 5,33), articolata in due nicchie lievemente sopraelevate, di cui una con pianta ad “elle” e l’altra illuminata da una feritoia; la camera, fornita di soppalco intermedio, presenta l’eccezionale particolarità di avere un basso bancone-sedile alla base delle pareti, analogamente a quanto osservato nelle “capanne delle riunioni”.

L’ultimo tratto della scala, prima di proseguire verso il terrazzo, incrocia il breve andito che conduce a ciò che oggi resta della terza camera: un ambiente ellittico di circa m 2,80 di diametro, conservato solo per m 1,45 di altezza, nel cui piano si apre un profondo ripostiglio a silo (largh. m 1,60/2,45; prof. m 2,40). Attorno al mastio venne edificato un bastione trilobato a profilo sinuoso (m 38,80×39 sui due assi ortogonali; alt. residua delle murature 9 metri), con tre torri angolari unite da cortine sostanzialmente diritte tranne quella di Sud-Est, in cui si apre l’ingresso, caratterizzata da una marcata convessità.

La porta d’accesso introduce in un corridoio, ampliato da una nicchia laterale, che sfocia nel cortile: il più vasto fra quelli interni ai bastioni nuragici (m 19,25×7,05), in cui è presente il pozzo principale destinato all’approvvigionamento idrico della fortezza.

Sul cortile, al piano di calpestio, si aprono gli ingressi diretti alle due torri frontali (Ovest ed Est) e quelli a due anditi di raccordo che immettono nei corridoi principali di comunicazione fra le torri frontali e la terza torre di retro-prospetto (Nord). Altri due ingressi sopraelevati, ai lati del mastio, danno accesso alle scale che salivano al piano superiore del bastione, dove è riprodotto l’identico schema di corridoi di raccordo fra le torri; queste ultime, dunque, dovevano avere un piano sopraelevato su ballatoio di legno, analogamente a quanto evidenziato nella camera del mastio.

Una fitta serie di feritoie illumina e arieggia sia le torri angolari che i corridoi di raccordo, tanto al piano terra che al piano superiore.

Un terzo pozzo d’acqua, presente nella torre Nord, è situato all’interno di una struttura sub-circolare in pianta dal pavimento lastricato, disposta ad un livello inferiore rispetto al piano di calpestio della camera e servita da un’angusta scaletta: probabilmente, preesisteva all’edificazione del bastione e si decise quindi di inglobarla nelle strutture. In una fase avanzata di frequentazione del monumento il pozzo venne usato per scopi rituali.

Altri piccoli vani e ripostigli, unitamente a brevi anditi di raccordo, si aprono nella massa muraria della fortezza, sfruttando al massimo gli spazi disponibili.

L’area del villaggio è purtroppo limitata dalla scarsa estensione del settore scavato: sono state individuate soltanto una quindicina di capanne, mentre altre ancora, nel lato Sud-Est, sono occultate dalla presenza di alcuni ambienti di epoca romana che vi sono sovrapposti.

Testo tratto da “La Sardegna Nuragica” , a cura di Alberto Moravetti, Paolo Melis, Lavinia Foddai, Elisabetta Alba

http://www.sardegnadigitallibrary.it/documenti/17_27_20180611131452.pdf

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