Romana: nuraghe Pibirra

Nuraghe Pibirra, Romana

Nuraghe Pibirra, Romana

Mutuato il suo nome dal termine “pibiri” (pepe), il nuraghe Pibirra è rimasto da sempre ben visibile con la sua torre in alzato a chi percorre l’arteria viaria che conduce a Bosa attraverso la vallata del Temo.

Il nuraghe si inserisce in una nutrita serie di monumenti similari, disseminati secondo uno schema organico sulle alture caratterizzanti la vallata, quasi a costituirne una sorta di linea di difesa e di controllo, con il nuraghe Suezzones in posizione e funzione probabilmente preminenti.

I primi lavori d’indagine archeologica sono stati mirati all’individuazione dell’estensione dell’area interessata dal monumento e a una conoscenza delle sue emergenze strutturali. Si sono pertanto realizzati la ripulitura, il diserbo, l’asportazione di rovi e di arbusti che obliteravano i resti strutturali emergenti. L’ultimazione dei lavori ha reso possibile una più chiara lettura di superficie dell’area. Essa risulta interessata in primo luogo da consistenti resti di un villaggio che sembra manifestare una maggiore concentrazione nelle aree sudoccidentale e nordorientale adiacenti alla struttura nuragica.

Allo stato attuale delle conoscenze sono riconoscibili almeno tre fasi strutturali:

-1) Sono evidenti una torre centrale con un diametro esterno di m 10 ca, con un alzato libero da interro di m 6,50. Costruito in calcare, il muro conserva un paramento in conci disposti in filari ordinati decrescenti in altezza verso l’alto. I blocchi, tagliati e lavorati con grande cura, sono di dimensioni variabili, da m 0,80 x 0,35 nei corsi più alti a m 1,20 x 0,60 in quelli più bassi.

La camera, che conserva una stupenda tholos ogivale intatta, ha un diametro attuale di m 4,50 ca. Sul paramento perfettamente conservato sono ricavate almeno due nicchie, una di fronte all’ingresso, una alla sua sinistra e una feritoia. Una scala elicoidale con volta presumibilmente a ogiva, sale fino al terrazzo, dal quale è visibile per buona parte. L’ingresso, quasi totalmente ostruito dal crollo, presenta un orientamento a sud-ovest, un architrave e una finestrella cli scarico a luce trapezoidale in ottimo stato cli conservazione.

 

-2) Alla prima fase strutturale, che vede la realizzazione del mastio, seguirà l’addizione di un altro corpo, del quale per ora sono liberi dal crollo e visibili solo un tratto di una torre e di un muro rettilineo di raccordo alla torre centrale.

 

-3) A queste due parti strutturali, riconducibili a due momenti di edificazione ma forse a un unico periodo di utilizzo, se ne aggiunge una terza, in cui riconoscere con un buon margine cli certezza, l’antemurale. Questo poderoso muro sembra manifestare un andamento poligonale, polilobato. Sono stati individuati alcuni segmenti della spessa cortina di difesa e tre torri (con un diametro ricorrente di m 5 ca) in corrispondenza dei vertici. Il muro è affiorato con proporzioni volumetriche maggiori sia in senso orizzontale che verticale nel tratto sudoccidentale.

Un secondo intervento di ripulitura ha portato in luce la struttura per uno sviluppo planimetrico di m 14 ca comprensivo di una torre, con uno spessore di almeno m l e un alzato libero da interro di m 1,50 ca. A esso si addossa il consistente strato del suo parziale crollo che si è provveduto a isolare unitamente alla ripulitura del paramento a vista. Esso testimonia una buona tecnica costruttiva, una curata posa in opera delle assise a corsi alterni di blocchi di calcare di dimensioni rilevanti, ben squadrati.

Il rinvenimento di materiale ceramico negli strati indagati, riconducibile a periodi successivi alla fase nuragica, ci prospetta una verosimile eventualità di ritrovare anche in questo sito un’ulteriore conferma di come in questi contesti nuragici, forse riattando le parti strutturali ancora fruibili, si siano installati, in epoche successive e diverse, nuclei abitativi legati ad attività agricole, artigianali, cultuali. Ci riferiamo soprattutto alle epoche punica e romana, in cui la colonizzazione prevedeva lo sfruttamento e la riutilizzazione di situazioni già esistenti, unitamente all’assimilazione di molti aspetti delle tradizioni e culti locali.

Gli interventi archeologici sono stati effettuati in due campagne di scavo con finanziamenti regionali Decreto 476 di Fondo Sociale e Art. 36 L.R. 2/94. Essi hanno fondato le basi per un piano di scavo e d’indagine topografica, già programmati e di imminente esecuzione, finalizzati all’arricchimento delle conoscenze di questa piccola ma estremamente interessante parte dell’isola, che conserva nel suo sottosuolo le testimonianze di un sistema di insediamento distribuito capillarmente sul territorio, tipologicamente e cronologicamente poliedrico.

FONTE: ANTONELLA PANDOLFI – Bollettino di archeologia 43-45 del 1997

nuraghe Pibirra

http://www.visitviva.com/it/scopri-villanova/davedere/a-romana/nuraghe-pibirra/

http://www.visitviva.com/it/scopri-villanova/davedere/a-romana/nuraghe-pibirra/

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