Mòguru – Mogoro: nuraghe Cuccurada

 

 

Nuraghe Cuccurada, Mogoro

 

 

Come arrivare:

Dalla 131 prendere lo svincolo per Mogoro, percorrere la SP 44 per circa 2 km e svoltare a sinistra in in corrispondenza del secondo tornante. Si continua per circa 500 metri fino al nuraghe. Coordinate:  39°39’52″N 8°44’52″E

Il complesso archeologico di Cuccurada, ubicato nella Sardegna centro-occidentale, sorge sullo sperone meridionale di un altopiano basaltico dominante la piana del Campidano, allo sbocco della valle del Rio Mogoro. Il sito è stato oggetto di scavi sin dal 1994 da parte dell’Università di Cagliari e della Soprintendenza Archeologica per le province di Cagliari e Oristano, sotto la direzione di Enrico Atzeni e di Emerenziana Usai, coadiuvati da chi scrive e da Giuseppina Ragucci. Le indagini hanno permesso di evidenziare una frequentazione dell’area in vari periodi, testimoniati da diversi monumenti e fasi costruttive, dalla fine del Neolitico all’età medievale. In particolare, il sito comprende un imponente nuraghe complesso polilobato ( Cuccurada B) e resti di un villaggio nuragico, costituito da capanne circolari, che insistono nell’area di un precedente insediamento dell’Età del Rame, di cultura Monte Claro, a cui risalgono presumibilmente un tratto di muraglia in opera ciclopica, individuabile a sud-ovest della struttura nuragica, e una poderosa costruzione ciclopica a pianta ellittica (Cuccurada A), ubicata sull’estremo ciglio meridionale dell’altopiano.

Il monumento più importante è costituito dal nuraghe Cuccurada, che presenta singolari caratteristiche architettoniche che lo distinguono da tutti gli altri nuraghi presenti in Sardegna.

La struttura attualmente visibile è incentrata su un più antico nuraghe arcaico (Bronzo Medio), intorno al quale fu costruito, in varie fasi, un bastione composto da quattro torri perimetrali, raccordate da cortine rettilinee, che delimitano un cortile centrale di disimpegno per gli accessi a quasi tutti i vani interni del monumento (Bronzo Medio/Bronzo Recente) (misure del monumento: asse nord-sud 42 m; asse ovest-est 30 m circa; altezza residua 16,80 m). La parte più antica dell’edificio (torre F), a cui si accede attraverso un ingresso ubicato nella fronte settentrionale del cortile, presenta pianta reniforme lungo l’asse nord-ovest/sud-est. Al suo interno vi sono due stretti passaggi ortogonali, il più lungo dei quali collega due piccole celle ellittiche contrapposte. Sempre nel paramento settentrionale del cortile si apre un secondo ingresso che conduce, a sinistra, a una piccola cella ellittica e, a destra, una scalinata che porta a una camera superiore di impianto rotondeggiante, bilobata (torre A). Ancora più a ovest vi è la torre C, una camera di pianta ellittica sopraelevata rispetto al cortile. A sud ovest è ubicata la torre D, un ampio vano circolare, dotato di celletta e nicchie. Una cortina rettilinea collega la torre D con la torre E, a sud, di impianto pure curvilineo. Tali torri e l’edificio F delimitano così un vasto cortile di impianto pentagonale irregolare (10,70 x 13,50 m), chiuso a sud est da una cortina rettilinea in cui si apre l’ingresso alla fortezza nuragica. In tale spazio a cielo aperto sono venute in luce tre capanne nuragiche, di pianta semicircolare, che siappoggiano alle murature del cortile stesso. Infine, un’ulteriore torre, denominata torre B, è ubicata a nord della struttura.

I reperti rinvenuti durante gli scavi (in ceramica, pietra, metallo e osso) sono testimonianza della vita quotidiana che si svolgeva all’interno del nuraghe nel periodo tra Bronzo Medio e Bronzo Finale. Le ceramiche sono pertinenti a vasi di varia forma e dimensione, mentre i reperti litici sono legati alla lavorazione delle materie prime per la produzione del cibo. Completano il quadro i dati archeobotanici e archeozoologici. Le analisi archeobotaniche parlano di un intenso sfruttamento agricolo del territorio, con l’utilizzo di aree adibite alla coltivazione e soprattutto alla cerealicoltura, praticata probabilmente nella zona di pianura alluvionale a sud del nuraghe Cuccurada. Le analisi archeozoologiche mostrano la presenza dell’allevamento di ovicaprini – soprattutto pecore – cui si aggiungono suini e bovini. L’attività venatoria aveva invece un ruolo marginale, con la caccia di cervi e cinghiali; si registra inoltre uno sfruttamento delle risorse lagunari come molluschi, muggini e orate.

Nota bibliografica

Per approfondimenti sugli scavi, i reperti e le ricerche riguardanti il complesso nuragico di Cuccurada:

CICILLONI 2007 e 2015b; ATZENI, ET AL. 2016;

CICILLONI, ET AL. 201 7; CICILLONI, USAI 2017.

FONTE: Riccardo Cicilloni – Il tempo dei nuraghi 
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