Nuraghe Monte Concali, Collinas
Il sito, nel territorio comunale di Collinas, a breve distanza dal centro abitato, in direzione Nord Est, è facilmente raggiungibile a mezzo di un rac cordo viario che, sulla destra della provinciale per Gonnostramatza, si snoda, in rapida ascesa, fin nelle vicinanze dell‘ area archeologica.
Il monumento
Il complesso nuragico si insedia alla sommità di un accidentato mammellone oblungo di natura basaltica, che, appendice della colata lavica del vici no tavolato di Siddi, si erge distinto tra i rilievi marnoso–arenacei o brunkus, che segnano morbidamente il paesaggio fisico della regione Marmilla.
L‘insediamento investe, dell‘altura, prevalentemente il versante meridionale, a profilo terrazzato e di migliore accessibilità, ma non manca di protendersi a Nord, fin sul ciglio della cresta rocciosa, che strapiomba precipite nel solco vallivo sottostante. Esso occupa, dunque, una posizione di controllo territo riale a largo raggio, con rapporto visivo immediato, a Nord–Est, sul pianoro di Siddi, punteggiato, come noto, da nuraghi a tholos e da pseudonuraghi (39 e 40).
Il contesto insediativo è stato fatto oggetto, negli anni 1993–94, di un primo intervento di indagine scientifica, a cura della Soprintendenza Archeologica per le province di Cagliari e Oristano, che, limitato ad operazioni di superficie, ha consentito di acquisire, sul piano documentale, l‘articolazione planimetrica dell‘insieme, improntata ad una icnografia “mista“, nella quale si associano, interrelati, due nuclei strutturali megalitici distinti, l‘uno, originario, dato da uno pseudonuraghe, l‘altro, giustapposto nel fianco Est, costituito da un nurag he classico del tipo a tholos. Bracci murari interferenti, che si leggono sul terreno, nel fronte periferico meridionale, sono plausibilmente riconducibili alla rioccupazione del sito in età storica.
Lo pseudonuraghe A, si individua, al momento, in una sorta di una platea megalitica, che ricade all‘estremità occidentale dello sperone di roccia, poco emergente sul piano di sedime e dalla configurazione vagamente subcircolare. Il disegno di pianta rimane indeterminato, vuoi per lo stato di conservazione notevolmente degradato della strut tura, vuoi perchè il costruito, apprezzabile a Nord Est , con blocchi basaltici poliedrici in giacitura filarica irregolare, mostra di ancorarsi all‘affioramento roccioso, inglobandone in sé le relative asperità, com‘è usuale in siffatte strutture abitative, che vivono strettamente “radicate” nell‘ habitat fisico.
Nello spazio enucleabile della piattaforma non si delineano, al momento, in assenza di scavo, elementi di ripartizione ambientale, quali i consueti corridoi piattabandati, che si proiettano longitudinalmente nella massa interna, per lo più a piccole pietre, dello pseudonuraghe, dando luogo diretta mente o dallo spazio di qualche nicchia, ad una rampa gradonata di raccordo con il piano superiore d‘uso della costruzione(cfr. il Brunku Madugui di Gesturi ed il Talei di Sorgono, rispettivamente) ovvero sfociano in embrionali camere interne, in genere a pianta allungata ellissoidale e dalla copertura ad ogiva tronca, come al Friarosu di Mogorella o al Sa Jacca di Busachi. Non si dispone, cioè, di elementi orientativi per l‘attribuzione del manufatto megalitico al relativo stadio di elaborazione, nelle fasi di avvio dell‘architettura nuragica, in corrispondenza dei tempi del Bronzo Medio I (XVI– fine XV sec. a.C.).
Il nuraghe a tholos rappresenta il corpo espanso dell‘insediamento, configurato secondo una stesura complessa, B–F, ovviamente condizionata, nel relativo comporsi planimetrico, dalla morfologia del luogo e dalla volumetria della preesistenza, cui si giustappone e si raccorda sul piano funzionale. La medesima stesura, per quanto si dispieghi, cioè, in proiezione Nord–Est, limitando l‘interferenza con lo pseudonuraghe al solo arco sud–occidentale della torre C, non traduce, nella sostanza, in modo compiuto, nessuna delle formule planimetriche invalse dei nuraghi a tholos, ma sortisce piuttosto un ibrido tra lo sviluppo logitudinale “a tancato” e l‘altro ad addizione frontale in senso trasverso.
Di fatto, al mastio, B, che guarda verso lo pseudonuraghe, si contrappone a distanza una torre aggiunta, C, con ingresso sullo stesso asse, chiudendo in posizione intermedia un cortile subtrapezoidale, D, cui si accede attraverso la cortina di Sud–Est. La stesura si arricchisce di una seconda torre minore, E, verosimilmente con accesso autonomo dall‘esterno, la quale fiancheggia il mastio in direzione Est ed è rinsaldata allo stesso dalla richiamata cortina meridionale, di segno rettilineo, marcatamente rientrata sul filo di massima sporgenza delle torri periferiche.
Il bastione triangolare così configurato è a sua volta protetto, nelle fasce esterne, sul fronte d‘ingresso del mastio, da robusti segmenti di antemurale, che ritagliano ampi spazi di cortile, a Nord e a Sud, (F–G), mentre convergono a determinare il raccordo strutturale con lo pseudonuraghe.
Ne deriva una sintesi costruttiva di apprezzabi le rilievo architettonico, che innesta sulla precedente esperienza degli pseudonuraghi, modalità tecniche dei nuraghi plurimi a tholos di impianto retto–curvilineo, in un momento culturale che, sulla base anche della documentazione materiale derivata dal sito, è inquadrabile nell‘ambito degli sviluppi del Bronzo Medio II (fine XV–inizi XIII sec. a. C.).
I materiali
Nel quadro vascolare, dato da reperti ceramici esclusivamente erratici e/o di scotico superficiale, raccolti in corrispondenza della struttura a tholos, si segnala, per le richiamate fasi del Bronzo Medio II, un frammento di parete di olla biconica biansata con orlo a resa orizzontale interna, decorato da motivo triangolare con vertice in alto, campito da punti impressi, come noto dalla tomba di giganti di San Cosimo di Gonnosfanadiga, dallo pseudo nuraghe Brunku Madugui di Gesturi o anche dal nuraghe San Giovanni di Villaurbana; seguono frammenti di tegami a parete alta e medio–alta ed orlo rastremato e sbiecato all‘interno, di tonalità nocciola–beige, con fondo esterno scabro quale crosta di sughero, in un caso con presa orizzontale a linguetta insellata; si aggiungono svariati frammenti di ciotole carenate a colletto alto con ispessimento all‘interno ed orlo assottigliato, dalle superfici nero–lucide, levigatissime, in qualche caso tendenti al violaceo.
Sono pure documentati, in tal caso in riferimen to a momenti frequentativi di fase Bronzo Recente (inizi XIII–ultimo quarto XII sec. a.C.), frammenti di conche a vasca profonda con orlo verticale a labbro spigoloso, profilato da risega esterna, come noti, in ceramica grigia, soprattutto al nuraghe Antigori di Sarroch. Un frammento di robusta ansa a bastoncello, segnata longitudinalmente da punzonature profonde, depone, infine, per momenti di vita del Bronzo Finale.
Completano il quadro elementi di uno stru mentario litico, che comprende una macina a mano, piano convessa, in basalto bolloso, qualche testa di mazza, due incudini (?) frammentarie, un piccolo pendaglio–lisciatoio con foro passante di sospensione.
Autore: Ginetto Bacco