Durgali-Dorgali: nuraghe Mannu

Nuraghe Mannu, Dorgali

Il Nuraghe Mannu sorge su un altopiano a 200 m. dal livello del mare e domina da SO il moderno abitato di Cala Gonone.  Si hanno notizie del nuraghe dal Taramelli che nel 1927 esplorò per la prima volta il monumento denunciando già da allora lo scempio che veniva fatto dell’antico abitato dalle genti del luogo, che utilizzavano le pietre del monumento per la costruzione di case coloniche, per il sottofondo di strade di penetrazione agraria e per la costruzione delle moderne case del sottostante villaggio di Cala Gonone. 

Tale indiscriminata distruzione, nonostante la posizione del Nuraghe fosse difficile da raggiungere, era favorita dal fatto che in esso era, ed in parte è ancora visibile, una enorme quantità di conci in trachite perfettamente squadrati disposti in muri a secco. 

Il Nuraghe Mannu è nonostante il nome, un modesto monotorre che si conserva in altezza per m. 4,70 sul lato nord; è costruito con grossi massi poliedrici in trachite e basalto, disposti a filari dei quali 13 sono ancora visibili nella parte meglio conservata del monumento. Sul lato Est si conservano soltanto 8 filari per un altezza di m. 3,50. Ha un diametro al piano di calpestio di m. 12,8 e allo svettamento di m. 11,20. 

L’ingresso di forma trapezoidale è orientato ad Est, verso Cala Fuili, ha un’altezza residua di m. 1,40, una larghezza di m. 1,10 alla base e di m. 0,60 alla sommità. L’ingresso è sormontato da un’architrave irregolare lungo m. 1,20 e largo m. 0,45. Sopra l’architrave si conservano due filari di blocchi che risparmiano un finestrello di scarico. Il corridoio che porta alla camera ha una pianta trapezoidale e misura in lunghezza m. 3,70 e in larghezza da m. 0,60 a m. 1,10, la copertura del corridoio è a piattabanda, ma è in parte crollata, rimangono due massi basaltici che misurano rispettivamente m. 1,30 x 0,60 x 3,3, e m. 1,10 x 0,50 x 0,60. Il nuraghe in origine aveva una scala d’andito che in seguito venne interamente riempita, per ragioni che ci sfuggono, e portata al livello del terrazzo della torre.

La camera eccentrica, ha una forma ellittica molto irregolare, ha un diametro di m. 3,60 x 4,60. 

Sulla parete a Sud Ovest si apre una nicchia reniforme; dalla sommità è visibile un’apertura irregolare, larga m. 0,40 e alta m. 0,80 formata da tre filari su cui poggia un’architrave di forma poliedrica lunga m. 0,60 x 0,30 x 0,75. Sul lato Sud sempre verso Cala Fuili, sul muro esterno del nuraghe, si aprono quattro nicchie poste a breve distanza l’una dall’altra. La prima a partire dall’ingresso ha una lunghezza di m. 2, una larghezza di m. 0,80 e l’altezza di m. 1,20; la seconda ha una larghezza di m. 1,80, una profondità di m. 2 e l’altezza di m. 1,40; la terza nicchia misura in lunghezza m. 1,60, in larghezza m. 1,60 e in altezza m. 1,65; la quarta nicchia ha una larghezza di m. 1, una profondità di m. 2 e un’altezza residua di m. 1. Le nicchie sono costruite con blocchi molto grandi e irregolari disposti a filari che non conservano ormai nessun ordine. 

Circa la funzione delle nicchie non è da escludere che esse fossero delle feritoie alle quali si potesse accedere dal vano scala che esisteva nella prima fase costruttiva del nuraghe è che in seguito è stato interamente riempito. Quest’ipotesi potrebbe giustificare lo spessore murario maggiore che esiste in direzione delle nicchie e della scala. Dalla descrizione si rileva un monotorre al quale manca l’articolazione di ambienti interni e lo sviluppo all’esterno, ciò si può giustificare dal fatto che il Nuraghe Mannu sorse principalmente come torre di avvistamento che ebbe una funzione complementare rispetto al più grande e complesso nuraghe Su Nuragheddu ubicato a poche centinaia di metri. Addossati al nuraghe sono visibili i muri di capanne a pianta circolare costruite con pietre non lavorate di media grandezza; man mano però che ci si allontana dal mastio le abitazioni assumono caratteristiche diverse: infatti gli ambienti sono di pianta rettangolare e costruiti con conci squadrati senza malta di coesione. 

Nonostante le modeste dimensioni del nuraghe, il villaggio ha una grandissima estensione: si ritiene che proprio tale estensione abbia dato origine alla sua denominazione. 

Il ciglio del sottostante burrone è protetto da un muro di recinzione costruito con grandi blocchi simili a quelli utilizzati per il nuraghe; in alcuni tratti il muro si congiunge con grossi massi rocciosi naturali. 

Come si è già detto nelle abitazioni a pianta rettangolare sono presenti numerosi conci lavorati, ma alcuni di questi si ritrovano anche all’interno degli ambienti che sorgono in prossimità del nuraghe, e uno di essi è ancora infisso nel terreno a guisa di stele nello spazio tra il grande muro di recinzione e il nuraghe, vicino al corridoio d’ingresso al mastio. 

Non è da escludere che tale «stele» potesse avere un significato particolare, data la sua mole e l’accuratezza nella lavorazione. 

In mezzo al crollo sono ancora visibili alcuni dei conci che il Taramelli pubblicò nel 1933: uno di essi presenta sul lato più stretto una decorazione incisa a spina di pesce, un altro ha una «<croce apicata con una sbarretta alla base» che il Taramelli ritiene simbolo cristiano. Un altro blocco infine, con decorazione a zigzag, non è più visibile sul posto, nè il Taramelli ne fa menzione, ma ne esiste documentazione fotografica. 

Lo studioso rinvenne ancora tra le rovine << un pilastrino in trachite alto cm. 70 restingentesi verso l’alto e terminante in un apice a bottone». L’autore sostiene che i conci con decorazione e il pila- strino provenissero da un tempio nuragico distrutto dai romani conquistatori che li riutilizzarono per costruire le loro abitazioni, quelle appunto a pianta rettangolare. Tale tesi non è archeologicamente dimostrabile, poiché in tutta l’estensione del villaggio non è rimasta alcuna traccia di edifici religiosi protosardi, nè ci può venire in aiuto il detrito archeologico del villaggio che attualmente è costituito da abbondanti frammenti di laterizi e ceramica romana. 

Non si può però negare che i motivi decorativi dei conci trovati nel Nuraghe Mannu trovano stretti confronti con conci lavorati di altre costruzioni sacre di età medionuragica (Santa Vittoria di Serri, Sant’Anastasia di Sardara, etc) inoltre tali incisioni riprendono gli stessi schemi decorativi che caratterizzano in quel periodo soprattutto le suppellettili provenienti da luoghi di culto. 

Nella primavera di quest’anno, durante lavori di diserbo effettuati nel villaggio, in corrispondenza della cinta muraria che corre lungo il ciglio di Cala Fuili, il gruppo di occupazione giovanile che opera nel territorio di Dorgali, ha rinvenuto frammenti di vasi di età nuragica. I frammenti rinvenuti appartengono in parte a tazze care- nate di forma molto aperta con alti colli cilindrici e carene poco marcate. Le superfici sono particolarmente curate da steccatura specie nella parete esterna. Altri frammenti appartengono a olle a corpo globulare, anch’esse di forme molto aperte, prive di colletti e con anse a nastro a ponte leggermente insellate. Mancano totalmente le anse a gomito rovesciato, liscie e con impressioni nella parte superiore particolarmente testimoniate tra i materiali di Serra Orrios. Sono ancora presenti tra i materiali frammenti di tegami troncoconici con pareti basse, alcuni con fondo distinto, altri con prese a lingua impostate sul fondo. Gli impasti dei tegami sono mal cotti, rozzi, ricchi di inclusi e le superfici presentano una sommaria lisciatura solo nelle pareti interne. C’è da rilevare la totale mancanza di frammenti con decorazione a pettine impresso o strisciato e frammenti di olle con orlo ingrossato a sezione angolata, che invece sono particolarmente presenti in altri villaggi nuragici del Dorgalese e in tutta la costa orientale (Monte Idda Posa- da, Nuraghe San Pietro Torpè, Nurake Orosei, etc….). È probabile che la totale assenza dei materiali nuragici della fase più antica sia da attribuire alla mancata ricerca stratigrafica che servirebbe a fornirci elementi di datazione più precisa sul periodo di fondazione del Nuraghe Mannu. 

  1. TARAMELLI, Carta Archeologica Foglio 108 Dorgali. 
  2. TARAMELLI, Notizie Scavi, 1933, vol. IX. 

A. TARAMELLI, Il villaggio di Santa Vittoria di Serri M.A.L., 1931.

Testo tratto da “Dorgali: documenti archeologici” di Antonietta Boninu – 1980





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