Menhir di Su Para e Sa Mongia, Sant’Antioco
I monoliti preistorici siti lungo l’istmo di Sant’Antioco si possono agevolmente raggiungere imboccando, all’uscita della cittadina sulcitana, la strada statale n. 126; al km 3 della statale, sulla sinistra, spiccano i due menhir, denominati dalla tradizione popolare (il frate e la suora). Le pietre fitte si ambientano in quel complesso di isolotti e tomboli di terra che, tra la laguna e il mare, dovevano caratterizzare l’area che divideva l’isola di Sant’Antioco dall’isola madre e che attirò e favori l’insediamento antropico fin dalle fasi del Neolitico.
Alle fasi conclusive del Neolitico, ed in particolare al periodo di sviluppo della cultura di San Michele, tra la metà del IV e la metà del III millennio a.C., si riportano generalmente le due pietre fitte antiochensi; certamente questo periodo vide un cospicuo sviluppo degli insediamenti umani nell’isola, come testimoniano i villaggi di cultura San Michele dell’area dell’Ospizio cittadino, siti presso la costa e, all’interno dell’isola, quelli di Canai e di Is Pruinis.
I menhir, in pietra trachitica e di forma vagamente antropomorfa, sono allineati in senso nord–sud e distano circa sei metri l’uno dall’altro con altezze rispettivamente di tre e due metri; il minore dei due, la “monaca” della tradizione, presenta sulla sua superficie una serie di incavi di natura simbolica (cuppelle). La leggenda popolare ha attribuito alle due pietre una storia curiosa fatta di amori illeciti e di punizione divina: un monaco e una monaca (Su Para e Sa Mongia, appunto), colpevoli di una relazione d’amore proibita, sarebbero stati raggiunti dall’ira divina e pietrificati per i loro peccati.
È significativo, e forse anche istruttivo, che le pietre fitte, segni potenti e positivi della rigenerazione, della potenza sessuale connessa alla fertilità e alla riproduzione nella mentalità e nella religiosità di chi le eresse nella preistoria siano divenuti, nella leggenda condizionata dalla “morale” dei tempi nuovi, segni negativi di una sessualità proibita e infamante.
Testo tratto da: Immagini dal passato – La Sardegna archeologica di fine Ottocento nelle fotografie inedite del padre domenicano inglese Peter Paul Mackey