Laconi: statue-menhir di Palas de Nuraxi

Statue-menhir di Palas de Nuraxi, Laconi

Nell’area di Palas de Nuraxi sono presenti due statue menhir ancora in situ, raffiguranti i motivi del capovolto e del doppio pugnale. All’interno del museo di Laconi sono inoltre esposte altre 2 statue menhir rinvenute nell’area.

Per quanto riguarda i motivi raffigurati si rimanda ai seguenti brani tratti da La Sardegna Preistorica (a cura di Alberto Moravetti, Paolo Melis, Lavinia Foddai, Elisabetta Alba):

“Nel territorio di Laconi si conoscono oramai quasi un centinaio di monoliti fra protoantropomorfi, antropomorfi e statue-menhir, oggi esposti permanentemente nel Museo della Statuaria Preistorica in Sardegna di Laconi (Atzeni E. 2004b). Sulla matrice protoantropomorfa si scolpiscono, in sequenza verticale e in rilievo, la schematizzazione del volto all’apice, il capovolto sul torace ed il doppio pugnale alla cintura, a sintetizzare l’elemento maschile.”

“Gli antropomorfi sono prevalentemente rappresentati capovolti, in questo significando la natura funeraria delle raffigurazioni: si tratta delle anime dei defunti, ormai incorporati nella nuova dimensione percepita come antitetica al mondo dei vivi. In questo mondo degli inferi capovolto, secondo Lilliu, «[…] le anime dei defunti si tuffano volando dalla terra, come uccelli feriti, a testa in giù» (Lilliu G. 2004, pp. 297-298).”

“Oltre al capovolto, le statue-menhir possono presentare raffigurato anche lo schema di un’arma, generalmente un pugnale a due lame contrapposte. Il fenomeno è geograficamente circoscritto, con sporadiche attestazioni in regioni periferiche (Marghine, Sulcis). Alcune stele, decisamente minoritarie, mostrano invece caratteri femminili, con la presenza dei seni. L’attributo dell’arma sembra richiamare inequivocabilmente ad un culto di eroi divinizzati, nell’ambito di una società dai forti caratteri bellici; il contesto è quello di un periodo di marcata conflittualità (Lilliu G. 2004, p. 297), forse determinata dalla pressione esercitata, sulle comunità Filigosa-Abealzu della Sardegna centrale, dall’arrivo, probabilmente dal Sud dell’isola, delle nuove genti Monte Claro (Soula F. 2012). La relazione con l’ambito funerario, oltre che dalla presenza del simbolo del capovolto, è data dall’effettiva associazione con complessi tombali, come quelli di Masone Perdu e Corte Noa a Laconi; tuttavia, sono presenti concentrazioni non in diretta relazione con sepolture e che potrebbero anche essere riferite ad aree santuariali.

Il significato simbolico delle statue-menhir si presta a molteplici letture e cogliervi elementi di religiosità non è agevole e neanche scontato. L’interpretazione più comune vede nella stele la rappresentazione di una figura di antenato-eroe, distintosi per meriti soprattutto bellici, mitizzato e divinizzato; figure muliebri eccezionali sarebbero, inoltre, quelle richiamate dalle statue femminili (Usai E., Perra M. 2012). In ambito funerario, gli eroi divinizzati proteggerebbero quindi il defunto, rappresentato dal sottostante capovolto (Atzeni E. 1978b).

Lo stesso Lilliu, in relazione al culto di questi mitici antenati-eroi divinizzati, ravvisa i cenni di un “embrionale politeismo” (Lilliu G. 2004, p. 297). Non mancano interpretazioni fortemente critiche nei riguardi di una lettura in chiave teistica delle statue-menhir armate (Soula F. 2012); resta tuttavia difficile accettare l’idea che un patrimonio di credenze e tradizioni religiose, quale quello espresso, fra Neolitico e Primo Eneolitico, nell’ipogeismo funerario e nel megalitismo, potesse scomparire all’improvviso, anche se il cambio nei rituali e nell’apparato simbolico è più che evidente.”

 

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