Flùmini Majori – Fluminimaggiore: tempio di Antas

 

Tempio di Antas, Fluminimaggiore

 

Società Start-uno

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Orari invernali

Novembre e marzo: tutti i giorni escluso il lunedì dalle 9:30 alle 16:30

Da dicembre a febbraio: dal mercoledì al venerdì dalle 10:00 alle 14:00 – sabato e domenica dalle 9:30 alle 16:30 (chiuso il lunedì e martedì)

Orari particolari: 25 dicembre chiuso; 1 gennaio apertura dalle ore 10:30 alle 16:30.

Come arrivare:

Da Cagliari si prende la SS 130 fino ad Iglesias, quindi la SS 126 per Fluminimaggiore fino al  km 54. Da qui si imbocca una stradina asfaltata sulla destra, segnalata da cartelli e dopo un percorso di circa 1,5 km si arriva alla alla zona archeologica. Coordinate:  39°23’38″N 8°30’1″E

 

il tempio di Antas fu scoperto nel 1838 da Alberto Lamarmora, che nel suo Voyage en Sardaigne lo descrive come un “un ammasso di frammenti di colonne accatastate con i resti di cornici e capitelli”, aggiungendo però che “esaminando questi resti con un po’ di cura, si riconosce che il basamento dell’edificio è, per così dire, completamente intatto”.

Il tempio venne eretto intorno al 500 a.C. in prossimità di alcune tombe nuragiche risalenti alla prima età del ferro. Era formato da un sacello rettangolare di circa m. 9 x 18 compreso all’interno di un grande temenos quadrato di m. 68 di lato, costruito con pietre calcaree cementate da malta di fango. Intorno al 300 a.C. fu ristrutturato una prima volta, ma l’edificio attualmente visibile risale ad età augustea, con una seconda risistemazione nel 213 d.C., quando fu collocata sul frontone l’iscrizione:

Imp (eratori) [Caes (ari) M.] Aurelio Antonino. Aug(usto) P(io) F(elici) temp ([l(um) d]ei [Sa]rdi Patris Bab[i]vetustate con[lapsum] (?) [i A] restitue[ndum] cur[avit] Q (?) Co[elius o Cocceius] Proculus – In onore dell’imperatore Cesare Marco Aurelio Antonino Augusto, Pio Felice, il tempio del dio Sardus Pater Babi, rovinato per l’antichità, fu restaurato a cura di Quinto (?) Celio (o Cocceio) Proculo.

Il tempio romano si presenta con una scalinata di m. 17,25 x 9,30 e un podio di m. 23,25 x 9,30 elevato m. 1,10 sul piano di campagna.  suddiviso in pronao, con quattro colonne sul prospetto e due sui lati, cella e adyton, bipartito e dotato di due vaschette quadrangolari per le abluzioni rituali. Le colonne del pronao , con un’altezza ricostruita di circa m. 8, hanno fusto liscio, basi attiche e capitelli ionici.

La cella, di circa m. 11 di profondità, era dotata di una fastosa decorazione fittile e aveva un pavimento musivo policromo. L’importanza di questo luogo di culto è dovuta alla persistenza attraverso l’età nuragica, cartaginese e romana della devozione verso una figura divina maschile identificata in Babai-Sid-Sardus, devozione conclusasi intorno al IV secolo d.C quando il Cristianesimo fu proclamato religione di stato da parte di Teodosio. Il tempio venne allora abbandonato e i riti assorbiti dalla venerazione verso S. Angelo, a cui è dedicata l’omonima località presso Antas.

FONTE: PROVINCIA CARBONIA IGLESIAS

http://www.provincia.carboniaiglesias.it/sites/provci/files/ALL_F-Relazione%20archeologica_0.pdf

 

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