Tzaramonte- Chiaramonti: domus de janas di Su Murrone

 

 

Domus de janas di Su Murrone, Chiaramonti

 

La necropoli, costituita da cinque sepolture ipogeiche di cui solo quattro attualmente visibili, è ubicata su un rilievo trachitico delimitato a Sud dal Rio de Maniga.

Gli ipogei sono caratterizzati da un impianto planimetrico costante composto da un accesso a dromos, seguito da un’anticella con ingresso orientato a Est/Sud-Est, un vano principale e celle laterali disposte attorno a quest’ultimo, talvolta in maniera simmetrica e ordinata. Le celle risultano prevalentemente quadrangolari, con angoli smussati; i soffitti si presentano piani, a doppio spiovente in un caso (Tomba I). I piani pavimentali, generalmente ben rifiniti, sono in qualche caso realizzati su quote sfalsate anche all’interno della medesima cella; tutti gli ipogei presentano, sia all’interno sia all’esterno, consistenti tracce di pittura in ocra rossa.

Le Tombe II e III sono state oggetto di ampliamento in un momento successivo alla loro prima escavazione. Si segnala, in particolare, la Tomba I, dotata di un ampio atrio monumentale, un piccolo padiglione attualmente distrutto e un portello marginato da una cornice in rilievo dove sono presenti evidenti tracce di pittura in ocra rossa. All’interno dell’ipogeo, nel vano principale si conservano motivi decorativi e simbolici scolpiti, quali la riproduzione di un tetto ligneo a doppio spiovente e la rappresentazione di corna bovine, realizzata sia nella parete d’ingresso, fusa con il portello, sia in quella contrapposta. Anche in questo ambiente sono particolarmente evidenti le tracce di pittura in ocra rossa.

La necropoli di Su Murrone, individuata nel corso del 1968 da Ercole Contu, è stata indagata a più riprese da Giuseppe Pitzalis tra il 1989 e il 2000. Tra i materiali rinvenuti si segnalano, per notevole abbondanza, i picchi da scavo, recuperati sia all’interno che all’esterno degli ipogei.

Per le caratteristiche architettoniche delle sepolture e per alcuni elementi magico-religiosi presenti nella Tomba I, l’impianto del complesso è da riferire alla cultura di Ozieri. La riutilizzazione delle tombe prosegue poi nel corso dell’Eneolitico e del Bronzo antico con una presenza sporadica di età romana.

Testo tratto da “La Sardegna Preistorica” , a cura di Alberto Moravetti, Paolo Melis, Lavinia Foddai, Elisabetta Alba

https://www.sardegnadigitallibrary.it/documenti/17_27_20180612094927.pdf

 

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