Santu Antoni Arruinas – Villa Sant’Antonio: domus de janas Is Forrus

 

 

 

Domus de janas Is Forrus, Villa Sant’Antonio

 

Nella località si trova un complesso di tombe, in numero di 18, ubicato a nord del paese, circa 1,5 km di distanza in linea daria. Ci si arriva percorrendo a piedi la vecchia strada che dallabitato conduceva a Ruinas, svoltando sulla destra appena oltrepassato il fiume Tutturicchiu e percorrendo ancora 500 m. La morfologia del luogo è a grandi tavolati di tufi trachitici che con pendii più o meno ripidi si affacciano su strette vallette.

Si tratta di tre gruppi di ipogei, distanti tra loro circa 200 m.

Il primo è costituito da 5 tombe allineate lungo lasse est-ovest; inoltre si osserva la presenza di un tentativo di scavo di un sesto ipogeo appena iniziato, a nord dellinsieme sepolcrale.

Il secondo gruppo, a sud rispetto al primo, è formato da 3 ipogei allineati tra loro lungo lasse nordsud. Si nota anche qui il principio di scavo di una quarta tomba, limitato alla fronte del vestibolo e del corridoio di accesso

Il terzo gruppo, a 250 m verso est, è costituito da circa 10 grotticelle di difficile accesso in quanto per la maggior parte ricoperte da vegetazione. Per quel che si può vedere, non pare che esse si discostino per tipologia e planimetria da quelle dei primi due gruppi

Le tombe di Is Forrus sono del tipo a proiezione longitudinale e mostrano ingressi tra est e sud. Tutte violate ab antiquo, sono state danneggiate nel tempo, soprattutto lungo gli stipiti dei portelli, a causa anche della riutilizzazione a riparo occasiona le di pastori e animali. La roccia trachitica che ricopre la fronte esterna dellingresso nella maggior parte delle «domus» è intagliata da solchi per il deflusso dellacqua piovana, che scendendo lungo gli stipiti evitava danni allinterno

Lo schema planimetrico base è costituito da un vestibolo per lo più coperto, da una anticella e da una cella di maggiori dimensioni (tombe I, V, VI). In alcune tombe si nota la presenza di una seconda cella messa in comunicazione con la maggiore da un portello a volte in posizione leggermente sfasata rispetto allasse longitudinale dellipogeo (tombe II, III, IV). Le tombe VII e VIII mostrano lunghi corridoi che precedono i vestiboli. Gli ambienti, dalla superficie media di 3,4 mq. e con altezze medie di 0,95 m, sono di forma rettangolare, quadrangolare, rotondeggiante, ellittica. Domina prevalentemente la linea curvilinea presente anche ne gli angoli dei vani a impianto ortogonale. I portelli ancora conservati, che mettono in comunicazione tra loro i vani, hanno tutti luce di forma rettangolare e non superano mai i m 0,60 di larghezza. I soffitti dei vani sono quasi sempre pianeggianti e si congiungono alle pareti tramite angoli dolci. E frequente la presenza dei segni del picco di scavo, mentre non si individua alcun segno simbolico. Presenti inoltre nicchie nelle pareti delle celle, aperte allo stesso piano del pavimento, o sopraelevate rispetto ad esso; alcune dovevano servire come deposito di offerte funerarie, e altre, le più ampie, erano forse riservate a deposizioni distinte da quelle collettive nelle celle

 

Si nota una sola coppella votiva scavata nel pavimento della anticella della tomba IV, destinata a ricevere offerte in liquido o solide in onore dei defunti. È interessante notare che la cella della tomba VI, di pianta semiellittica, presenta sulle pareti solchi paralleli verticali che individuano dei risalti i quali potrebbero simboleggiare limpalcatura lignea di sostegno di una capanna. Tale motivo architettonico trova un preciso raffronto con una «domu» di S‘Àcua Sàlida (Pimentel), che rappresenta lo schema di una capanna circolare, dove tuttavia le solcature si estendono anche al soffitto

Nellinsieme si differenziano le tombe VII e VIII, per lampiezza dellingresso, la presenza di lunghi corridoi e le maggiori dimensioni delle celle. I corridoi, lunghi rispettivamente 4,70 m e 2,80 m, con pareti declinanti verso lesterno, si allargano verso il fondo e conducono a vestiboli coperti di forma in pianta rettangolare (1,00 x 1,55, h. 1,00 e m 1,25 x 1,50 h. 0,90). Attraverso i portelli parzialmente conservati in entrambe le «domus» a causa della rovina della parete divisoria, si accede alle anticelle a loro volta messe in comunicazione da un secondo portello con le vaste celle. Nelle anticelle i soffitti si presentano sempre tabulari, per il gusto del geometrismo rettilineo che domina anche negli ambienti. Nelle celle (m 2,60 x 5,70, h. 1,20 e m 1,30 x 1,80, h. 1,10) risalta invece il profilo curvilineo delle pareti che, nella cella della tomba VIII, si continua nella convessità del soffitto. Questa cella è divisa in tre parti da due diaframmi di roccia risparmiati nel pavimento, che si elevano per 10 cm.  Rispettivamente a 27 m dalla tomba Ve a 30 m dalla tomba VIII si notano due grosse prominenze nella superficie rocciosa esterna; hanno pianta el littica e una cavità rotondeggiante alla sommità (diam. m 0,70 x 0,55 e m 0,75 x 0,60)

Si possono supporre altari per cerimonie funerarie allesterno delle tombe, consistenti o in libagioni o anche forse in sacrifici in onore dei morti o dello spirito degli antenati

Inoltre si vedono due piccoli «menhirs» in tra chite (uno spezzato alla base) rinvenuti coricati rispettivamente presso la tomba III del primo gruppo e presso la prima del terzo gruppo di ipogei. Hanno entrambi forma di ellissoide, le superfici ben spianate e mostrano la sommità arrotondata (lungh. res. 0,50 e 0,82 m)

I «menhirs», posti probabilmente in origine al lingresso delle tombe, fungevano da simbolici cu stodi dei defunti. Lassociazione ricorda quella del lunico piccolo «menhir» in granito ritrovato allingresso dellipogeo di Pedra e Othoni (Oliena) e di quello posto allingresso di una «domus» di Montessu (Santadi)

La necropoli di Is Forrus aveva certamente un nesso topografico e cultuale con un altro «menhir» che ora giace a 150 m di distanza dal secondo gruppo di ipogei, alle falde del colle di M. Corru Tundu (303 m s.l.m.), a ridosso di un muro a secco. Si tratta di un monolite in tufo trachitico, grigiastro, con venature rossigne, dalla sommità troncata, lungo attualmente 5,75 m. Di forma pressoché conica, la pietra ha una faccia spianata e laltra arro tondata. In questa parte pare di individuare tre coppelle approssimativamente circolari (0,10 m di diam.). È possibile, quindi, cogliere un collega mento tra il «menhir» e la vasta necropoli sulla quale dominava forse dallalto del colle di M. Corru Tundu.

Lassociazione tra «menhirs» e «domus da janas», già nota, si riscontra anche, ad esempiotra il «menhir» e l’ipogeo di Su Forru de Luxia Arrabiosa (al confine tra Pompu e Morgongiori), a S. Michele Cradedda (Fonni). La vasta necropoli di Is Forrus era funzionale allinsediamento abitativo prenuragico di cultura Ozieri di M. Padrillonis, a 700 m di distanza, verso nordest. Ci si arriva per correndo la carrareccia che fiancheggia le tombe e svoltando sulla sinistra dopo 500 m circa. Nellarea della stazione preistorica è stata individuata una industria litica ricchissima in ossidiana (soprattutto punte di freccia) e selce (soprattutto lame). Presente anche lindustria vascolare, attestata da parec chie ceramiche lisce e decorate di cultura Ozieri (numerosi i vasi a cestello)

Testo tratto da:  I Sardi – La Sardegna dal Paleolitico all’Età Romana

 

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