Pramantèllu – Pimentel: domus de janas di S’Acua Salida o Pranu Efis

 

 

Domus de janas di S’Acua Salida o Pranu Efis, Pimentel

Autrice: Ilaria Montis

 

La necropoli si trova a poco meno di 2 km a nord dell’abitato, circa 400 m a ovest dalla strada provinciale 34. Data la vastità e la complessità del sito, e la storia travagliata dell’ultimo secolo, si cerca qui di seguito si riassumere la storia degli studi e delle altre vicende che hanno riguardato quello che è il sito più importante della zona, come è stato possibile ricostruire principalmente dai dati d’archivio e dalla bibliografia.

Già nota allo Spano e all’Angius, la necropoli fu a più riprese scavata dai clandestini e danneggiata in modo irreparabile dalle moderne cave di sabbia, impiantate nella zona a partire dagli anni ’50 del ‘900. Prima dell’impianto delle cave, da quanto apprendiamo dallo Spano era noto solo un primo gruppo di 4-5 tombe, già svuotate in epoca imprecisata e parzialmente danneggiate. In seguito, nel 1960 durante i lavori di estrazione effettuati con l’ausilio di mine, furono scoperte altre due tombe, che al momento della scoperta erano intatte. Le mine danneggiarono la volta facendola crollare, ma i portelli di ingresso erano ancora in posto, con gli ingressi interrati e non visibili dall’esterno. In superficie (all’interno) erano presenti frammenti di ceramica preistorica e ossidiana, mentre un frammento di embrice sembrava testimoniare un riuso di età romana.

Prima di poter procedere a uno scavo scientifico delle tombe, esse furono vandalicamente scavate e saccheggiate, con lo sconvolgimento dei depositi preistorici. Viste le devastazioni si potè procedere solo a una pulizia con la raccolta del materiale sfuggito agli scavatori clandestini.

Nello stesso anno, 1960 si apprende di ulteriori episodi di scavo clandestino diretti verso altre tombe e anche di un processo contro uno dei responsabili, accusato di gravi infrazioni contro il patrimonio archeologico nazionale.

Nel 1977, in seguito a una segnalazione degli studenti della scuola media di Pimentel, fu scoperta un’altra tomba a pozzetto scavata parzialmente dai clandestini e riutilizzata in età romana. Nella stessa occasione furono rinvenuti anche di mattoni crudi. La tomba fu poi scavata da G.Ugas, mentre i responsabili dello scavo clandestino furono denunciati. Questa tomba si trovava leggermente distante dalle altre, in un’area occupata per attività di cava.

La necropoli, o almeno l’area che sarà poi compresa nell’attuale parco archeologico fu interessata per la prima volta da scavi archeologici scientifici, condotti per conto della Soprintendenza da Emina Usai, tra il 1981 e il 1983. I risultati di questi scavi furono pubblicati in diversi lavori1. 

Le tombe indagate formano un complesso di dieci ipogei, divisi in due gruppi, denominati A e B, che oggi sono separati da una strada rurale e distano fra loro circa 150 m.

Nel complesso A tra le tombe più monumentali c’è la tomba n.1 caratterizzata da un lungo dromos, realizzato in una fase successiva rispetto al primo impianto della tomba. È formata da diversi ambienti, una grande cella e tre piccole celle laterali che originariamente appartenevano a un’altra sepoltura (5 bis). Questa tomba sembra avere la connotazione di una tomba-santuario.

La tomba n.2 è costituita da un pozzetto d’accesso e da una cella rettangolare, ha anch’essa caratteri di monumentalità: il soffitto, ora in parte crollato, era originariamente sorretto da due pilastri, mentre nel pavimento trova posto una vasca dotata di coppelle, probabilmente con funzione rituale. Sulla parete opposta all’ingresso sono dipinte in ocra rossa due protomi taurine con schema a T entro un riquadro rettangolare, motivo tipico della tradizione religiosa neolitica sarda, da collegare al principio vitale maschile.

La tomba n.6 si articola in un corridoio d’accesso, un’antecella e una cella e si caratterizza per lo schema planimetrico circolare e il soffitto scolpito a simulare travi lignee, entrambi elementi che riproducono le capanne abitative dei vivi.

La tomba n.3, con ingresso a ovest, si compone di antecella e camera funeraria rettangolare. Accanto a questa si trova la tomba n. 1, che si compone di un piccolo dromos, un’antecella e una camera funeraria dotata di vasca.

Infine la tomba n.4 presenta anch’essa un’unica cella, preceduta da antecella e corridoio d’accesso.

Nei pressi di questo primo gruppo di tombe è stata anche individuata quella che è stata interpretata come un’area sacra con focolare e coppelle, che sembrerebbe connessa con i rituali funebri e forse anche con altri tipi di rituali che venivano celebrati nell’area funeraria- sacra.

Sul bancone roccioso sono visibili anche pronunciati solchi paralleli, tradizionalmente interpretati come segni di ruote di carri di epoca romana, forse in connessione allo sfruttamento della vicina cava di arenaria, in uso in età romana.

Il gruppo B si compone di 3 sepolture. La n.1 unicellulare, con pozzetto d’accesso e antecella, la n. 2 con lo stesso schema planimetrico, e la n.3 composta da corridoio d’accesso, antecella e cella dotata di vasca. Anche le tombe del gruppo presentano elementi architettonici come colonne e bancone ricavati nella roccia.

La necropoli viene attrbuita alla Cultura di Ozieri, e datata quindi al Neolitico Recente, ma non mancano attestazioni di un riuso durante il Bronzo antico (cultura di Bonnanaro), in età punica e romana.

Nel 1985 in un anfratto interessato da scavi clandestini sono stati rinvenuti frammenti di scorie di fusione e di ocra rossa che farebbero pensare a un’officina per la lavorazione del metallo o un ripostiglio.

È del 1990 la notizia che la necropoli subisce danneggiamenti a causa dell’apertura di nuovi fronti della vicina cava di sabbia, in seguito a questo episodio i lavori nella cava saranno bloccati e negli anni successivi il Comune di Pimentel intraprenderà l’iter per l’acquisizione dei terreni dove insiste la necropoli.

Le indagini archeologiche sono riprese negli anni ’90. Nel 1996-1997 sono stati eseguiti i primi lavori di sistemazione dell’area archeologica, con la ripulitura del sito e la costruzione di recinzioni a secco. Durante questi lavori si son rinvenute le prime tracce della cava di arenaria di età romana.

Nuove indagini, volte alla sistemazione attuale dell’area archeologica, anche con la costruzione di un edificio da adibire a centro servizi, sono state svolte nel 2006 e nel 2007. In queste ultime brevi campagne lo scavo ha permesso di individuare almeno cinque sepolture attribuibili a un riuso della necropoli avvenuto in età romana. Lo scavo, che ha interessato l’area immediatamente a ovest del settore di necropoli denominato B, ha permesso di individuare due tombe a enchytrismòs, le tombe erano costituite da due anfore africane del II- III secolo d.C parzialmente conservate con tutto il corredo funerario dentro. Durante lo stesso intervento furono anche riconosciuti i resti di tre fosse che probabilmente contenevano delle inumazioni, scavate nel 2007 e rinvenute parzialmente danneggiate in seguito agli scassi agricoli e scavi clandestini, le cui tracce sono state riconosciute durante lo scavo archeologico. Questa tombe hanno restituito elementi di corredo formati da ceramica di vario tipo: scodelle, brocchette, boccalini, bottiglie e lucerne. In base alle tipologie ceramiche, specialmente anfore e sigillata africana, la datazione è stata fissata a età imperiale e precisamente al II-III sec.d.C. Ulteriori due tombe a pozzetto sono state indagate da G.Ugas e si trovano nell’area della adiacente cava moderna di Su Pranu Efis-Su Pirastu, dismessa di recente.

A pochi metri dal moderno edificio costruito come centro servizi si trova anche una cisterna scavata nella roccia, probabilmente di età romana.

 

Fonte: Ilaria Montis – Analisi delle stratificazioni del paesaggio e valutazione del rischio archeologico nei territori di Barrali e Pimentel attraverso remote sensing e strumenti GIS open source

https://core.ac.uk/download/pdf/33162497.pdf

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