Nughedu Santa Vittoria: domus de janas S’Angrone

 

 

Domus de janas S’Angrone, Nughedu Santa Vittoria

 

LIPOGEO N. 1 DI SANGRONE A NUGHEDU S. VITTORIA (OR) – Giuseppa Tanda

L’ipogeo’ è situato all’interno del paese, tra i fichi d’india di un orto posto dietro un’abitazione ubicata in Via Stara. Fa parte di una necropoli scavata nel calcare, ormai quasi interamente distrutta per la costruzione dell’abitato. La tomba di S’Angrone (in sardo significa angolo buio) è ben conservata”; comprende un breve invito, un’anticella a, una cella b, disposta trasversalmente ed una cella e a Sud Ovest. L’insieme discgna uno schema plani metrico a “T” variato, assai noto tra le domus de janas, soprattutto tra quelle decorate”. L’ingresso, orientato ad Est/Sud Est, sopraele vato di m. 0,20 sul piano di calpestio, ha forma quadrangolarc (m. 0,51 x m. 0,62). Conserva sulla destra (per chi guardi l’apertura) tracce del rincasso. All’esterno, sulla parete rocciosa, sulla destra, appare protetto da una canaletta di scolo di forma arcuta. 

Sempre sulla parete, accanto alla canaletta e al di sopra del portello, s’individuano una serie di pedarole. La loro disposizione, su linea verticale, fanno ritenere che sotto i fichi d’india o al di là di essi (laddove, però, sorgono alcune abitazioni) siano (o fossero dislocati) altri ipogei. 

L’anticeila a, di forma ellissoidale (m 1,40 x m 1,08), presenta un tetto piano spiovente verso l’esterno (alt, m. 0,86/0,77).  Sotto la linea del soffitto è risparmiata a bassorilievo una fascia larga m 0,08/0,10, sbalzata m 0,06 sulla parete, che si ricollega al portello d’ingresso. Quest’ultimo è inquadrato da due lesene rilevate m 0,01 e dipinte di rosso. 

Sulla parete di fondo è aperto il portello d’ingresso nella cella b (m 0,51/0,54 x m 0,73), sottolineato da una cornice a rilievo piatto dipinta di rosso (m 0,19/21 di larghezza, m 0,2 di rilievo sulla parete). Sulle pareti e sul soffitto si osservano le tracce dello scalpello dentato di rifinitura.

La cella b mostra una forma trapezoidale con angoli arrotondati. Misura 4,20 di larghezza, m 2,37/1,80/1,60 di profondità e m 1,20/1, 14 di altezza. Il soffitto, sorretto da un pilastro a sezione rettangolare (m 0,51 x m 0,34), appena manomesso, non è perfetta mentepiano; presenta, infatti, leggere ed ampic concavità e sporgenze, forse non intenzionali, ma legate ad un’imperfetta rifinitura. 

L’ampio vano è suddiviso in tre zone mediante rialzi o setti divisori risparmiati nel pavimento. Sul lato Nord/Nord Est l’area è distinta ad opera di un rialzo pavimentale di m 0,07. Sul lato opposto la distinzione avviene per m 1,08 e fino alla base del pi lastro, con un setto divisorio largo m 0,09/0,10 e rilevato m 0,05; oltre il pilastro e per m 0,71, sulla parte di fondo mediante un rialzo di m 0,04/0,06. 

Attorno al pilastro, inoltre, è ritagliato in maniera netta un basamento alto circa m 0,05. Sulla faccia di Sud/Sud-Est, fuso con il soffitto, è scolpito a rilievo piano con margini assai arrotondati un motivo ancoriforme, alto m 0,34, largo m 0,41, rilevato m 0,2/0,3, dipinto di rosso.

La partizione in tre zone risponde ad esigenze funzionali: funzione rituale al centro, funeraria ai lati.  La caratterizzazione sacra è testimoniata dalla presenza di una falsa poita, escavata nella parete di fondo, in posizione centrale ed in asse con i portelli d’ingresso 

Questa falsa porta e l’elemento più rilevante della complessa decorazione architettonica che occupa interamente tale parete. 

La partitura presenta due modanature, l’una a contatto con la linea del soffitto, l’altra a metà parte. Dalla seconda scendono tre lesene che, mentre definiscono la falsa porta, incorniciano due specchi ribassati e rifiniti alla base da uno zoccolo, disposti a lato di quella, uno per parte, del tutto privi di decorazione. La modanatura continua sulla sinistra, fino a conclusione della parete. 

Le modanature, le lesene c gli zoccoli sono dipinti di rosso. 

Sul soffitto e sulle pareti si individuano i segni lasciati dallo strumento di rifinitura, analoghi a quelli già osservati. 

La cella c, rettangolare con angoli arrotondati, rivela un ingresso a parete, rilevato m 0,80 sul pavimento dell’ambiente b. 

L’ipogeo di S’Angrone rivela notevole importanza per la partitura architettonica scolpita nella cella b. La modanatura superiore, richiama quella scolpita sotto il soffitto dell’anticella e s’interpreta come una rappresentazione dell’elemento architettonico costituito dalla trave orizzontale che regge il soffitto. 

La seconda modanatura, invece, al di là degli aspetti meramente decorativi, fa intravedere un significato magico-religioso. Il complesso motivo di parete, infatti, potrebbe essere una figurazione bovina assai vicina ai motivi architettonico-cultuali scolpiti nella cella b di Sos Furrighesos II, ad Anela’. Se ne discosta solo per l’assenza della duplice banda, interpretata come rappresenta zione di corna iterate. 

Nella tomba di Nughedu S. Vittoria la trasformazione del motivo appare ancora più avanzata ed accentuata sul piano architet tonico, a causa anche del prolungamento della modanatura, a tal punto da far avanzare l’ipotesi della rappresentazione di una facciata di edificio 

D’altra parte, la presenza di una falsa porta e, soprattutto, l’esame dell’insieme compositivo, all’interno di una visione globale dell’arte ipogeica, fa ritenere più probabile la prima ipotesi, 

Le anomalie rilevate costituiscono l’indizio più sicuro. I riscontri analogici con la tomba II di Sos Furrighesos, infatti, rivelano che si è nella fase “convenzionale dell’arte, in cui, per l’accentuarsi sofisticato del senso decorativo, l’aspetto ornamentale pare prevalere su quello contenutistico. 

Ancora più interessante è la figurazione scolpita sulla facciata Sud-Sud Est del pilastro . Tale figurazione è definibile come antropomorfa capovolta ed ancoriforme, di forma aperta” 

Il motivo, nelle sue caratteristiche formali e nella sua ubicazione sui pilastro di domus de janas, costituisce un unicum. Esso, però, fa parte di un folto gruppo di antropomorfi ancoriformi di varia tipologia, documentato su materiali mobili ed anche sui pa reti di ipogei, in contesti culturali differenti. 

Gli schemi sono diritti o capovolti, realizzati a bassorilievo piatto oppure ad incisione, Capovolti a bassorilievo ma senza testa si osservano nella cella M della tomba IV di Monte d’Accoddi, a Sassari? 

Medesima tipologia figurativa, ma tecnica differente, vale a dire incisione a martellina diretta, rivelano tre motivi ubicati l’uno nella domus de janas di Tomba Branca a Cheremule”, il se condo a Pontescoco VI, a Sassari, il terzo nella tomba VIII di Sos Furrighesos, ad Anela, 

Un ancoriforine senza testa si osserva, inciso, su di un peso fittile da telaio da Monte D’Accoddi.

Ancora più numerose sono le rispondenze per il tipo di ancoriforme capovolto ma con testa, come il motivo di S’Angrone, sia in domus de janas, incise a martellina, sia su statue-menhirs maschili, scolpite a bassorilievo. 

Si ricordano, fra le incisioni, i dieci motivi della Tomba dell’Emiciclo, a Sas Concas-Oniferi, i tre di forma aperta della Tomba Branca e Cheremule”, i quattro della Tomba Nuova Ovest di Sas Concas, ad Oniferi”, il motivo n. 83 della Tomba IV di Sos Furrighesos, ad Anela. 

Le analogie più puntuali si osservano, però, sulle statue menhir. Figurazioni ancoriforini con testa, capovolte e realizzate a bassorilievo, si osservano in numerosi monoliti: nel gruppo di Aiodda-Nurallao, nel gruppo di Laconi. 

Per quel che concerne la cronologia, le analogie e le considerazioni fatte indicano nella cultura di Filigosa e comunque nella fase più antica dell’Età del Rame l’orizzonte cronologico e culturale in cui inserire l’ipogeo a domus de janas di S’Angrone. 

Quanto al significato, il carattere ripetitivo del capovolto, in un contesto funerario, a prescindere dalla tecnica di esecuzione, gli toglie ogni carattere individuale, trasformandolo in simbolo, segno universale dei bisogni delle comunità umane del tempo, in relazione all’evento della morte. 

il motivo capovolto cioè, avendo perso ogni sua individualità, ha assunto l’espressione di uno status, della sua condizione di defunto e quindi della morte. 

La sua esecuzione in una tomba, secondo un cliché ripetitivo, presenta una duplice valenza: propiziatoria e apotropaica, in armonia con il rapporto amore-odio che i vivi instauravano con i defunti. 

Le condizioni precarie di una società in crisi ambientale mettevano l’uomo in una situazione di continua lotta contro i motivi quotidiani della crisi tra cui l’evento della morte, il più temuto, in quanto minaccia di annientamento di se stessi e del proprio gruppo. Essenza di tale lotta erano i riti, le danze, le cerimonie ed anche l’esecuzione di sculture, pitture ed incisioni che fissassero, nel tempo e nello spazio, cerimonie, riti, esigenze. 

In quest’ottica la rappresentazione simbolica dell’antropomorfo capovolto cioè della morte diventa sicurezza di continuità di vita.

 

 

Domus de janas s'Angrone, Nughedu Santa Vittoria
Domus de janas s’Angrone, Nughedu Santa Vittoria- sezioni
Domus de janas s'Angrone, Nughedu Santa Vittoria
Domus de janas s’Angrone, Nughedu Santa Vittoria – planimetria

BIBLIOGRAFIA 

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Atzeni 1988: La Statuaria Antropomorfa sarda, Atti del Congresso “La statuaria antropomorfa in Europa dal Neolitico alla Ro manizzazione, Lit Spezia-Pontremoli, 27 Aprile Maggio 1988, pp. 193-213.

CONTU 1965: E. CONTU, Nuovi petroglifi schematici della Sardegna, Bullettino di Paletnologia Italiana, N.S, XVI, Vol. 74, pp.69-122.

RIU-VENTURA 1970: V. RIU-V. VENTURA, Il fascino di Monte D’Accoddi, in “Bollettino della Società Sarda di Scienze Naturali”, a. IV, VII, pp. 39 e segg.

TANDA 1984: G. TANDA, Arte e Religione della Sardegna preistoricnella necropoli di Sos Furrighesos-Anela (SS). Voll. I-II,  Sassari.

TANDA 1985: G. TANDA, L’arte delle domis de jantas nelle immagini di Ingeborg Mangold, Sassari.

TANDA 1990: G. TANDA, La domus de janas di Santa Caterina-Usini, “Numero tecnico della mostra filatelica in tema, “Archeologia”, Chiarella, Sassari, 1990.

 

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