Itirèddu-Ittireddu: necropoli di Partulesi

 

 

 

 

 

Necropoli di Partulesi, Ittireddu

 

Via più agevole per raggiungere il sito è quella che dal Museo conduce alla chiesa diruta di S.Elena, subito dopo la quale si piega a destra percorrendo un tratto a fondo naturale per circa 300 metri.

Per un fronte di circa 1 chilometro, sono state scavate nel banco tufaceo una trentina di domus de janas. Il complesso, però, doveva cornprendere un maggior numero di ipogei in quanto la roccia conserva accanto alle numerose cavità dovute all’azione eolica-tracce di tombe completamente distrutte.

Tomba 1: dromos scoperto che precede tre vani (l’ultimo con nicchietta) a sviluppo longitudinale.

Tomba 2: tre vani irregolari. La cella principale, sulla sinistra, ha una sorta di “letto” rialzato di ca. cm 20.

Tomba 3: due vani irregolari.

Tomba 4: due vani irregolari.

Tomba 5: dromos scoperto che precede due celle. La prima ha una pianta abbastanza regolare ed ha un’altezza (m 1,30) superiore a quella della media dei vani degli altri ipogei.

Tomba 6: quattro vani anche se in origine dovevano essere cinque; quello centrale, infatti, è stato ottenuto dalla fusione di due.

Tomba 7: solo labili tracce.

Tomba 8: oggi è un’unica cella, ma in origine doveva constare di un dromos e due vani.

Tomba 9: pianta a T variato. Quattro vani; tra i primi due, portello con rincasso per la lastra sul pavimento.

Tomba 10: due vani preceduti da accenno di dromos. Sulla soglia, canaletta per il deflusso delle acque.

Tomba 11: quattro vani a sviluppo longitudinale, piuttosto regolari e con pareti ben lavorate, comunicanti fra loro tramite portelli con cornice. Ai lati dell’ultima cella due nicchiette.

Tomba 12: impianto a T variato; cinque vani preceduti da dromos. Sulla parete dell’ultima cella tracce di un portello non scavato.

Tomba 13: parzialmente distrutta; residua un ampio vano risultato della fusione di almeno due e altre due celle.

Tombe 14-15-16: originariamente si trattava di tre ipogei di cui restano ancora ben visibili i singoli accessi, attualmente però sono comunicanti fra loro. Complessivamente sono 12 vani. La peculiarità di questa tomba è che, esternamente, sopra l’ingresso della domus n. 14 è scolpita una stele alta complessivamente m 2,75. Nella parte superiore, la roccia appare lavorata a semicerchio (raggio m 0,60) con, quasi al centro, un solco profondo cm 5; è probabile che qui fosse allogata la lunetta. Si tratta di un intervento successivo all’escavazione della tomba, ad imitazione delle steli delle contemporanee tombe di giganti di età nuragica.

Tomba 17: tre piccoli vani originariamente preceduti da un dromos. Sulla soglia dell’entrata è una canaletta per la fuoriuscita delle acque.

Tomba 18: tre vani preceduti da dromos. Tra gli ultimi due, bel portello architravato. Pareti e volta ben rifinite. All’interno, davanti all’entrata, è una coppella.

Tomba 19: indubbiamente è la più bella e la meglio conservata dell’intero complesso. Impianto a T. Tre vani preceduti da dromos. La cella di fondo ha sulla sinistra un gradone, mentre sulla parete frontale una nicchietta. Notevole l’altezza dei vani.

Tomba 20: in gran parte crollata.

Tomba 21: monocellulare, irregolare, preceduta da dromos.

Tomba 22: completamente rimaneggiata per allogarvi una porcilaia.

Tomba 23: due vani di buona lavorazione.

Tomba 24: due vani irregolari, ma ben rifiniti, preceduti da dromos. Fra di essi portello con rincasso sul pavimento per la lastra di chiusura.

Tomba 25: in parte rimaneggiata. Due celle e una nicchia. Molte cuppelle sulle pareti.

Tomba 26: ipogeo a sviluppo longitudinale. Dromos parzialmente scoperto comunicante con un vano separato dall’altra cella da un bel portello munito di cornice e architravato.

Testo tratto da: ITTIREDDU – Il Museo e il Territorio, di Francesca Galli

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