Domus de janas di Molia, Illorai
Lasciata la S.S. 129, all‘altezza del casello ferro viario n. 25, sul corrispondente cavalcavia, s‘i bocca la strada di penetrazione agraria che porta alla frazione di Molia. La necropoli è situata in gran parte sotto la strada Ottana–Cantoniera Iscra, protetta parzialmente da un cavalcavia, in parte nell‘attigua collina.
La necropoli venne scoperta nel 1976, a seguito dei lavori di sbancamento previsti per la costruzio ne della suddetta strada. Gli scavi archeologici, subito predisposti, vennero condotti all‘Autore, per conto della Soprintendenza Archeologica locale e su finanziamento della Cassa per il Mezzogiorno, in due distanti campagne, nel 1976 e nel 1977–78.
La necropoli è certamente in relazione con un villaggio di capanne in muratura a secco apparentemente ben difeso da un muro del quale si conoscono le utilizzazioni finali (epoca punica e romana), situato a qualche centinaio di m verso Ottana e con un circolo, a 600 m circa dalla necropoli, in direzione est, del diametro di m 30, delimitato da un filare di pietre di medie e grandi dimensioni, a tratti da filari accostati e sul quale non è possibile fare alcuna ipotesi di attribuzione cronologica per assenza di elementi qualificanti ai fini cronologici e culturali.
La necropoli comprende, a tutt‘oggi, nove ipogei dei quali sei (tombe I–VI) individuati nella prima campagna. Cinque di essi (tombe I, IV, V, VII) rientrano sia pure parzialmente nel tracciato della strada.
Si dà appresso una breve e sintetica illustrazione delle planimetrie delle tombe individuate nelle due campagne condotte dall‘Autore, precisando che esse sono relative all‘odierna situazione degli scavi e, pertanto, suscettibili di variazioni apprezzabili (ma non sostanziali) a seguito di eventuali esplorazioni scientifiche.
La Tomba I, ubicata nella parete sud–est della collina, è costituita da un dromos o corridoio a cielo aperto, da un‘anticella semicircolare e da almeno undici celle successive. Del dromos, che attraversa l‘asse stradale fino a raggiungere il resto della tomba, sono stati individuati il pavimento e tratti di parete residua per una lunghezza di m 24, una larghezza media di m 4 ed un‘altezza massima di m 0,60. L‘anticella 1 di pianta semicircolare (diam. m 10,50) appare prima del soffitto e della parete d‘ingresso. A parte le dimensioni eccezionali, questa cella ha un particolare che, per quanto è dato di sapere, la rende unica in Sardegna: il pavimento e le pareti residue sembrano coperte da uno strato di malta dipinto di rosso ocra.
Della successiva cella 2, di forma quadrangolare, poco si conosce in quanto essa è ancora in corso di scavo. Nella cella 3 di forma quadrangolare si apre una probabile nicchia non ancora scavata. La successiva cella 4, esposta ad est, mostra sulla parete sud–est un bancone funerario. Per quanto riguarda le altre celle bisognerà attendere la conclusione dello scavo per poterne dare una descrizione dettagliata. Non è improbabile che il loro numero aumenti: nella cella 2, infatti, si apre il vano d‘ingresso in una cella completamente interrata che non si esclude possa essere in comunicazione con altri vani.
Le Tombe II e III sono state sezionate dalle ruspe e sono in parte visibili sulla parete sud–est della medesima collina. Le loro caratteristiche po tranno essere individuate soltanto dopo lo scavo
La Tomba IV, attualmente situata sotto il cavalcavia (come la V e la VI), accanto al dromos della tomba I, appare costituita da un dromos, un‘anticella semicircolare e due successive celle quadrangolari.
La Tomba V consta di un ampio dromos seguito da vari e numerosi ambienti dei quali non si cono scono completamente le caratteristiche perimetrali per il fatto che o sono distrutti quasi interamente a causa dei lavori di sbancamento e della forte degra dazione del tufo in cui sono scavati (restano solo tratti di pavimento) oppure sono inagibili in quanto del tutto colmi di deposito e «sigillati» da estesi blocchi di roccia, interpretabili come tratti di soffitto. Sembra comunque di individuare dopo il dromos una cella semicircolare sulla quale si affacciano tre ambienti. Si apre nel dromos anche il vano d‘ingresso di un ambiente apparentemente molto vasto ma interrato.
La Tomba VI comprende il dromos e due celle di cui una quadrangolare, l‘altra non definibile nella sua planimetria, in quanto quasi distrutta (resi dua solo una parte di pavimento).
Le Tombe VII, VIII, IX furono individuate nella campagna del 1977–78, al di fuori dell‘area archeo logica delimitata nel 1976 e al di sotto dei cumuli di terreno di scorticamento disposti ai lati del tracciato della strada di cui sopra.
La Tomba VII si distingue da tutte le altre non solo per la raffinata esecuzione degli ambienti, in qualche caso perfettamente conservati e poco manomessi, ma anche per la presenza di elementi architettonici come lesene, architravi, banconi numerosi e, talvolta, inediti, oppure per la colorazione in rosso ocra presente in almeno tre vani.
Purtroppo gran parte dell‘ipogeo presenta lesioni nelle pareti o nei soffitti: c‘è da augurarsi che un adeguato restauro risani questa tomba di notevole rilevanza scientifica. Essa è costituita da un dromos e da sedici celle distribuite secondo uno schema ordinato e simmetrico. Il dromos non è definibile per forma e dimensioni. In esso si apre un portello d‘ingresso chiaramente manomesso che, al momento della scoperta, appariva completamente chiuso da un deposito di terriccio misto a pietrame di piccole e medie dimensioni e da lastre di calcare molto degradato. Non risulta individuabile la planimetria del vano ad esso successivo. Gli elementi in nostro possesso permettono solo di fornire alcune sue misure: la lunghezza di m 6,80, l‘altezza di m 1,10, la larghezza, sulla parete di fondo, di m 12 circa. Tali sono, infatti, le dimensioni di due cunicoli larghi m 1, aperti in questo vano per ragioni tecniche, l‘uno in senso longitudinale, I‘altro in senso trasversale, lungo la parete di fondo.
Degli ambienti successivi, che appaiono per lo più di forma quadrangolare con spigoli vivi, soffitto piatto e pareti rientranti leggermente convesse (sia in pianta che in sezione), sono interessanti soprattutto le celle n. 5–6, 7, 9–10, 12, 14. Nel vano n. 5 sulla parete di fondo è aperto il portello d‘ingresso nella successiva cella, ornato di architrave e doppi rincassi sbalzati a rilievo piatto. Un bell‘architrave si osserva anche sopra il vano d‘ingresso nella cella n. 15. Nella cella n. 12 si notano due banconi contrapposti, risparmiati nella roccia lungo i lati brevi del vano. Quello a sinistra è chiuso per metà circa della sua larghezza da una parte. En trambi i banconi presentano lungo il margine superiore esterno una fascia rettilinea ottenuta a rilievo piatto, sbalzato di cm 5 circa sul piano del banco ne. Inoltre, alla loro base, a m 0,20 circa dall‘attuale piano di calpestio, si osservano due gradini d‘accesso. Risaltano, però, su tutte le celle i vani n. 7, 9, 10 e 6. Il vano n. 10 conserva tracce cospicue di una colorazione in rosso vivo che interessa il soffitto, le pareti e perfino il pavimento; analoghe tracce, ma meno evidenti e discontinue si osservano sulle pareti e sul soffitto delle celle n. 8 e n. 9. La cella n. 6, infine, colpisce non solo per la raffinata esecuzione evidenziata dalla perfetta rifinitura delle pareti, ma soprattutto per la presenza sulla parete di fondo di due lesene, appena sbalzate sul piano e per il portello ornato di architrave ed incorniciato, lateralmente, dal rincasso e da doppie lesene.
La Tomba VIII è ubicata accanto alla VII e si sviluppa in parte sotto il rilevato stradale già costruito. La sua planimetria è sostanzialmente nota: comprende almeno dodici celle disposte, apparentemente, in maniera disordinata e caratterizzate da pareti leggermente inclinate verso l‘interno e da soffitti piatti. Alcune di esse mostrano lesioni gravi e, così pare, recenti nel soffitto, del quale si sono staccate alcune parti.
La Tomba IX, attigua all‘VIII, è costituita da almeno dieci celle in parte semidistrutte e situate al di qua del rilevato, in parte ben conservate e sviluppantesi sotto il rilevato stesso.
I risultati delle prime campagne ci permettono di tracciare per grandi linee il quadro di utilizzazio ne della necropoli.
Tale quadro appare assai vasto e variamente articolato. Esso, infatti, copre un arco cronologico che va dal 3000 a.C. fino, forse, agli ultimi secoli del I millennio a.C. Inoltre inizia con il Neolitico Recente, cioè con la cultura di S. Michele testimoniata, finora, negli ipogei I–II, IV–VIII, continua attraverso l‘Età del Rame con la cultura di M. Claro e del Vaso Campaniforme, presenti rispettivamente nella tomba IV e nella tomba VIII, continua ancora attraverso l‘Età del Bronzo con la cultura di Abealzu, attestata nella Tomba I, e quella di Bonnánnaro presente nelle tombe III e IV, fino all‘epoca punica e romana testimoniate rispettivamente nelle tombe VII e I.
Quanto ai materiali rinvenuti nelle campagne del 1976 e del 1977–78, un esame preliminare rivela che essi sono numerosi, vari ed interessanti. Si tratta di reperti in ceramica o pietra; sono i residui dei corredi disposti presso il defunto nella sua tomba: ciotole emisferiche, tazze, fiaschi, olle (pentole), tripodi a fusaiole (tutti in ceramica) oppure punte di freccia, lame o coltelli, raschiatoi, macine, lisciatoi (in pietra).
I più numerosi sono riferibili alla cultura di S. Michele e risultano essere particolarmente utili per delineare alcuni aspetti della vità quotidiana e, quindi, delle credenze delle comunità preistoriche della medesima cultura stanziate nei dintorni di Molia o, presumibilmente, nella pianura di Ottana.
Essi, inoltre, appaiono come elementi validi per confermare e, talvolta, ampliare le ricostruzioni finora fatte della vita quotidiana e delle credenze delle comunità preistoriche di analogo orizzonte culturale del resto della Sardegna.
Testo tratto da: I Sardi – La Sardegna dal Paleolitico all’Età Romana
LA DOMUS DE JANAS IV DI MOLIA, ILLORAI
Giuseppa Tanda, Marco Zedda, Mariano Ucchesu, Maria Perla Colombini, Erika Ribekini
Con la ripresa degli studi e degli scavi nella necropoli a domus de janas di Molia, ad Illorai, a cinquant’anni dalla scoperta, la domus de janas IV, oggetto di una ricerca interdisciplinare, ha rivelato elementi culturali di notevole importanza sia per la cronologia sia per l’individuazione dei rituali funerari compiuti da comunità insediate nel luogo dalla fine del V al II millennio a.C., dalla cultura di San Ciriaco alla cultura di Bonnanaro.
Soprattutto il dromos ha restituito materiali archeologici (ceramici, litici, ossei animali, archeobotanici) e resti di focolari anche strutturati che fanno presupporre un uso continuativo del vano, per scopi presumibilmente rituali.