Bonorva: necropoli di Sa Pala Larga

Necropoli di Sa Pala Larga, Bonorva

Sa Pala Larga presenta dodici tombe a domus de janas, ipogei che in molti casi riproducono scolpite nella roccia le dimore dei vivi, datate a partire dal Neoli tico recente e fino a tutta letà del Rame (tra V e III millennio a.C.), dunque molto prima che la Sardegna conoscesse le architetture nuragiche). Le prime cinque tombe furono scoperte intorno alla metà degli scorsi anni Novanta, purtroppo dopo i danni causati da un mezzo meccanico. Vennero scavate tutte e cinque, tranne la Tomba I che non sembrava agibile, quindi sigillate in attesa dei fondi necessari al restauro, ma anche perché la tenuta era ancora privata e senza adeguata sorveglianza. Le altre sepolture furono individuate nel 2007 e, tra queste, venne subito indagata la Tomba VII, con le sue straordinarie decorazioni dipinte, sulla quale si sono poi concentrate le attività di monitoraggio e restauro.

Le prime cinque tombe scoperte a Sa Pala Larga restavano dunque inaccessibili, perciò, grazie a un finanziamento comunale a valere sul piano scavi regionale, si è concordato di verificarne lo stato di conservazione, renderle ispezionabili, completare lo scavo, procedere al restauro e alla documentazione con le tecniche oggi a disposizione, al fine di rendere disponibile almeno un modello virtuale.

La tomba VII

Dopo lo scavo del 2008 e fino al 2016 anche la Tomba VII, detta “delle Spirali e della Scacchiera”, una delle più raffinate testimonianze artistiche dell’ipogeismo sardo, quasi interamente dipinta, è rimasta sigillata per motivi di conservazione. La monumentale sepoltura è preceduta da un corridoio (dromos), munito di banconi laterali; il vano 0, a sviluppo trasversale, ha al centro una fossetta quadrangolare con coppella centrale; segue il vano 1, quadrangolare e interamente dipinto.

 Dal vano 1 si entra nell’ambiente principale (vano 2), che doveva essere dedicato ai rituali funerari: ai lati dell’ingresso sono presenti due coppie di corna del tipo a barca, gli unici simboli magico-religiosi scolpiti della tomba. Si resta meravigliati per il verismo con cui sono resi il focolare e la copertura a doppio spiovente: la trave centrale sembra un tronco nodoso e i travetti late rali appaiono come imbarcati dal peso del tetto! 

Ma i simboli dipinti più interessanti si trovano nelle cellette laterali, desti nate alle deposizioni funerarie: nel vano 4 il soffitto reca un raro motivo a scacchiera; nel vano 3 sono presenti grandi spirali realizzate con ocra rossa, applicata direttamente con le mani, di cui si riconoscono distintamente le ditate e addirittu ra le impronte digitali. Colori e forme sono incredibilmente vividi e ci proiettano nel pieno della religiosità preistorica.

Tra il 2016 e il 2019 si è proceduto a realizzare un sistema di copertura, consolidare le superfici dipinte, al trattamento biocida e, all’esterno, a esportare gli apparati radicali del banco roccioso. Sono stati avviati i campionamenti, il monitoraggio climatico e la verifica dei materiali conservati nei depositi, con l’individuazione di numerosi frammenti della tomba stessa. Sono stati realizzati i rilievi con laser scanner, ottenendo un modello digitale esplorabile dell’intera sepoltura. Nel 2020 si sono effettuate verifiche strutturali e dello stato conservativo: il fattore più importante per la conservazione delle superfici dipinte è la stabilità del microclima, per cui al momento non è possibile aprire la tomba al pubblico. Per questo, considerate anche le difficoltà di raggiungimento del sito, si sta valutando un progetto di ricostruzione di que sta monumentale domus de janas, con una replica in scala reale, come avviene per importanti siti in grotta come Lascaux e Chauvet.

 

Le tombe I, II e III

Nel 2021 sono stati avviati i lavori, in particolare sulla Tomba I, che come abbiamo detto non era mai stata interessata da indagini per le difficili condizioni di accesso. Prima dello scavo attuale era possibile introdursi allinterno solo attraverso delle aperture createsi per il cedimento della volta. Il lungo corridoio (dromos) e lanticella erano completamente occultati dal crollo di terra e pietre che ingombrava anche la camera principale. Alcuni grossi blocchi, anchessi staccatisi dal la volta, presentano delle scanalature su una delle facce e costituiscono parte della falsa travatura ricavata nella roccia e che rappresentava il tetto di una dimora allinterno della cella principale. Prima di tutto si è quindi cercato di comprendere la distribuzione degli spazi, evidenziando il profilo del lungo dromos che dava accesso al vano dellanticella. La stratigrafia ha mostrato subito come la sepoltura avesse avuto diverse fasi di utilizzo, addirittura fino a tempi relativamente recenti. 

I materiali più significativi della Tomba I si sono rinvenuti nel dromos e nello spazio antistante. Si tratta prevalentemente di strumenti e schegge di ossidiana e di diaspro, forse quanto rimane di manufatti che accompagnavano il defunto, al pari di un frammento riconducibile allEneolitico maturo della cultura di Monte Claro (27002500 a.C. circa). Il riutilizzo in età storica è stato confermato da una sistemazione dellanticella, dove al di sopra del piano pavimentale originario venne collocato un lastricato, e soprattutto da due decorazioni sovradipinte alle pitture rosse del Neolitico con probabili figure di volatili e altri motivi ondulati. Allinterno della cella principale è stato rimosso un deposito terroso omogeneo dove non erano presenti né resti ossei delle antiche sepolture né elementi di corredo. Unica eccezione è un frammento di lucerna africana di età tardoantica rinvenuto sopra il piano pavimentale, anchesso residuo della spoliazione avvenuta in epoca recente. 

La situazione emersa con lo scavo della Tomba I di Sa Pala Larga supera ogni aspettativa: sono stati messi in luce il dromos monumentale, con una serie di coppelle votive, lanticella con decorazioni scolpite e dipinte, la cella principale che ripro duce linterno di una casa, con la riproduzione nel soffitto di un ambiente a doppio spiovente, pilastro decorato, focolare centrale, numerose decorazioni scolpite, incise e dipinte, tra cui un meraviglioso pannello composto da almeno cinque spirali. Il medesimo ipogeo conta altre sei celle; in tre di queste sono presenti ulteriori decorazioni. Accanto allingresso principale è inoltre scolpito un letto funerario, con ricchezza di dettagli, che al momento trova confronti solo nella Tomba VI di Li Curuneddi a Sassari. Insomma, è stato messo in luce uno dei più consistenti apparati decorativi di arte preistorica della Sardegna.

Nel sito di Sa Pala Larga sono state riportate in luce altre due sepolture. La Tomba II, molto rovinata, ha rivelato in una cella laterale un piccolo lacerto di spirale incisa, portando a quattro il numero totale di tombe decorate della necropoli.

La Tomba III o tomba ” del Pilastro con le spirali” è di ridotte dimensioni, ma presenta un apparato decorativo eccezionale già in parte documentato dalle indagini de gli anni Novanta. Questa tomba è costituita da un dromos, una piccola anticella con portello di accesso al vano principale sormontato da triplici corna del tipo a barca e da tre spirali incise per lato; la cella principale (5 metri x 3) ha uno sviluppo trasversale. Al centro è un pilastro riccamente decorato, con un bassorilievo che rappresenta una protome bovina dal muso triangolare, eseguita con tecnica naturalistica, occhi e orecchie in rilievo e corna che si prolungano fino al soffitto. Dalla base della protome si diparte una fascia che dà origine a due spirali incise per lato. Ai lati del motivo centrale si trovano altre spirali concatenate tra loro, quattro per ciascun lato. All’interno di questa domus de janas è presente un’altra piccola protome stilizzata e tracce di colore rosso che dovevano campire le pareti.

Foto di:

-Tomba VII: Sergio Melis, a cui vanno i nostri più sentiti ringraziamenti per averci concesso di pubblicarle

-Tombe I-II-III: DN

 

Testi a cura di:

Franco Campus: archeologo professionista 

Nadia Canu: funzionaria archeologa della Soprintendenza di Sassari e Nuoro

Charlotte Montanaro: funzionaria restauratrice conservatrice della Soprintendenza di Sassari e Nuoro

 

Rilievo fotogrammetrico a cura di: Teravista 

 

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