Biddanoa Monteleone – Villanova Monteleone: domus de janas di Pottu Codinu

 

 

 

Domus de janas di Pottu Codinu, Villanova Monteleone

   

Itinera coop soc. arl

Come arrivare: 

Percorrere la SS 292 in direzione Villanova Monteleone. Dopo Monteleone Rocca Doria, fra il km 29 e il km 30 sulla destra si trova il cancello d’ingresso all’area archeologica. Coordinate:  40°29’12″N 8°31’8″E

Le prime notizie sulle domus de janas di Pottu Codinu risalgono al 1903. L’esplorazione è stata completata con le campagne di scavo del 1987 e 1988. 
Il materiale ritrovato, consente di collocare la frequentazione del complesso in un arco di tempo compreso tra il Neolitico Recente (3500–2700 a.C.) e la tarda età repubblicana (II – I sec. a.C.), subendo manomissioni antiche e recenti.
La necropoli include nove complessi tombali, scavati su due bassi affioramenti calcarei. Le domus, tutte pluricellulari, con prevalenza della tipologia a “T”, anche se non mancano icnografie asimmetricheed irregolari. Il profilo di base delle singole celle è generalmente quadrangolare, con gli angoli, spesso, arrotondati e le pareti quasi sempre concave.  Le tombe sono di facile accesso e si aprono in successione orizzontale verso Nord.

Tomba I

Nella Tomba I, completamente priva di copertura, a causa di antichi crolli, si può osservare come era strutturata una domus. Per un breve dròmos orientato ad Est si accede all’ipogeo, che consta di tre vani disposti in successione longitudinale. Nelle anticelle a e b veniva sistemato il corredo funebre e gli utensili utilizzati dal defunto. All’interno del vano c veniva deposta la salma. Nel dròmos sono stati rilevati frammenti atipici di vasi di rozza fattura, assieme a frammenti di vasi campaniformi, con decori di forme romboidali e con tecnica a punzonatura.

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Tomba II 

Attorno al padiglione di ingresso, che all’esterno presenta una sorta di facciata piatta di forma quadrangolare, si osservano canalette di scolo praticate per convogliare le acque piovane lontane dall’ipogeo. L’insieme degli ambienti che compongono la domus è il risultato di antiche e forse reiterate manomissioni che hanno portato all’abbattimento di alcune pareti divisorie dando luogo ad una anomala pianta irregolare a profilo retto-curvilineo con rozzo pilastro centrale.

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Tomba III 

Si tratta di un ipogeo articolato in quattro vani preceduto da un breve dròmos orizzontale orientato ad est e da un piccolo padiglione rettangolare. L’anticella e la cella seguente sono disposte “a T” ed hanno pianta subrettangolare con angoli smussati. Il soffitto del secondo ambiente è quasi tabulare, quello dell’anticella spiove verso l’ingresso della domus; le soglie dei portelli di questi due ambienti sono intaccate da una canaletta che collega il vano principale all’esterno, presumibilmente eseguita in epoca recente. Il terzo vano funerario è accessibile per un portello aperto sulla parete sinistra della cella maggiore ed è in precario stato di conservazione.

tomba-3_Pottu CodinuTomba IV

ben visibile per l’ampio ingresso sovrastato da una canaletta “a V rovesciata” incisa con precisione che, oltre alla funzione di convogliare le acque meteoriche, nel particolare disegno richiama la sagoma della capanna dei vivi. L’assetto planimetrico, piuttosto irregolare, è bicellulare, ma si possono intuire tracce di una primitiva anticella, di una cella di disimpegno e di una terza celletta, a riprova di antichi interventi di ristrutturazione. La dòmus è stata utilizzata, in epoca recente, come rifugio di pastori che accendevano il fuoco (notare il soffitto annerito), e fino a poco tempo fa era occupata da bestiame.

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Tomba V

È preceduta da un accenno di corridoio orientato a Nord-Est che porta ad un padiglione a pianta rotondeggiante sovrastato all’esterno da irregolare canaletta “a V rovesciata”. All’interno le due celle si dispongono nel classico schema di pianta “a T”; nel primo ambiente il soffitto è a doppio spiovente, nell’altro si ha una leggera inclinazione verso l’esterno. Anche qui si è voluto imitare gli analoghi sistemi di copertura lignei e straminei presenti nelle capanne dei vivi.

Tomba 5 Pottu Codinu

 

Tomba VI

È un ipogeo con due accessi, risultato dalla fusione di due tombe, originariamente indipendenti. Degni di nota sono il gradino sbalzato nella cella “e” e la coppella emisferica accuratamente scolpita nel pavimento dell’anticella “a” ed ancora la canaletta praticata presso la celletta “g”, certo per impedire l’allagamento successivamente al crollo di gran parte del soffitto. In questa domus furono ritrovate: una moneta punica databile al 241/238 a.C. e i resti di una coppa “campana”che provano la lunga utilizzazione della domus sino all’epoca punico-romana.

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Tomba VII

Anche questa dòmus è preceduta da un piccolo dromos orientato ad Est. Nello spazio antistante si notano due piccoli menhir e una lastra con faccia piana finemente levigata, tutti in trachite rossa che, segnavano l’ingresso della tomba VII o un’area distinta della necropoli, che includeva le tombe VIII e IX e della quale proteggevano l’accesso. La domus è tricellulare, ben rifinita, e comprende un’anticella e una cella maggiore, entrambe quadrangolari con soffitto piano, disposte “a T” ed un vano secondario accessibile attraverso un portello praticato sulla parete destra della cella più vasta. Sul pavimento dell’anticella, in posizione lievemente decentrata si trova una coppella emisferica.

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Tomba VIII

La sua architettura raffinata, contrasta notevolmente con l’aspetto disadorno degli altri ipogei. La “domus” ha un piccolo “dromos” orientato ad Est impiantato ad un’altezza di circa 70 cm dal piano rupestre ed una pianta irregolare che fa pensare ad interventi di escavazione diversificati nel tempo. Per un portello rettangolare, con soglia alta, intaccata da una canaletta, si penetra nell’anticella b, che ha pianta subquadrata. Le pareti laterali, molto degradate, conservano entrambe una cornice piatta che delimita un pannello rettangolare incavato, entro il quale si individuano, residue solo in parte, duplici corna in rilievo. 
La successiva cella c, a pianta rettangolare, è disposta “a T”: non appena vi si accede si resta colpiti dal bellissimo soffitto scolpito, imitante un tetto ligneo a doppio spiovente e da una falsa porta, scolpita sulla parete, messa in risalto da una cornice, sovrastata da un duplice motivo corniforme.

In questa domus è stato ritrovato il più importante manufatto dell’intera necropoli: la “Dea Madre”, una statuina stilizzata, alta 18 cm., finemente scolpita in un blocco di calcite a grana grossa, di color biancastro, che raffigura la fertilità femminile risalente alla Cultura di Ozieri Neolitico Recente (3500-2800 a.C.). Attualmente la statuina si trova in una teca presso la sede della Sovrintendenza di Sassari. All’interno della tomba, oltre ai vari cocci di vasi, sono state rinvenute cuspidi di freccia in ossidiana e selce.

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Tomba IX

 

È preceduta dal consueto dròmos circondato da un sistema di rozze canalette di drenaggio e da un padiglione orientato a Sud. All’esterno, sulla sinistra in basso, si trova un segno magico-rituale costituito da due coppelle emisferiche accostate, scolpite sulla superficie verticale della rupe. Si tratta forse di un richiamo ai seni della divinità femminile o il tentativo di schematizzare un volto con la rappresentazione sintetica della “Dea Onniveggente”. Diverse coppelle si individuano in altri settori della roccia. Le prime due celle della grotta ripetono la canonica iconografia “a T”; l’anticella ha pianta quadrangolare con angoli smussati e soffitto piano, la cella seguente è subrettangolare con lati incavati ed anch’essa ha soffitto tabulare. Nonostante il degrado delle superfici, è evidente, in questi due ambienti, l’ottima rifinitura delle pareti, dei pavimenti e dei soffitti. Nel pavimento della cella “a” è incisa una coppella simile a quella della tomba VI; Presso il portello della cella maggiore è scolpito un bel gradino semicircolare che, considerato l’esiguo dislivello, ha valore esclusivamente simbolico o decorativo; al centro del pavimento è stato inoltre realizzato un focolare rituale, che contiene una piccola coppella. Le restanti tre celle secondarie sono disposte in successione e sono caratterizzate da amplissimi portelli. L’ultima di queste celle è a cielo aperto a causa di antichi crolli.

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Fonte: Laborintus – ora offline

http://www.laborintus.info/necropoli-pottu-codinu/pottu-codinu-necropoli-ipogeica.html

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