Asùni – Asuni: domus de janas di Burdaga

 

 

Domus de janas di Burdaga, Asuni

LA NECROPOLI DI BURDAGA – Autrice: Mariarita Fulghesu, a cui vanno i nostri più sentiti ringraziamenti per averci concesso di utilizzare questo testo

Alla periferia Nord/Est dell’abitato, in località Burdaga, lungo la strada omonima, si trova un complesso di tombe, in totale 17, distinto in due raggruppamenti: il primo, più consistente, situato a Nord è di 13, il secondo, a Sud, di 4. 

La morfologia del luogo è costituita da ampie piattaforme di tufi trachitici che seguono un andamento serpentiforme, con balze e pendii più o meno ripidi che si affacciano sulla valle sottostante. La posizione e le distanze degli ipogei dipendono dalla struttura dello sperone roccioso: le n.1, 2, 3, 4, 5, 6 e 7, collocate più a Nord, si aprono a diverse altezze, ora sul fianco ripido della parete, ora su piccole piattaforme distribuite sul costone; così come le n.14, 15, 16, e 17. Invece le n.8, 9, 10, 11, 12, 13, allineate sull’asse Nord/Sud, si aprono in serie orizzontale là dove l’emergenza rocciosa si presenta come una collina dai pendii dolci, analogamente alla più nota necropoli Genna ‘e Salixi di Villa Sant’Antonio. Nella scelta del punto di scavo si optava per tafonature naturali o ripari sottoroccia in cui si aprivano brevi padiglioni. 

Si osserva che le domus del primo gruppo sono distribuite senza un ordine apparente ad altezze e piani diversi, quelle del secondo sono collocate a distanze abbastanza regolari, secondo una pianificazione ad anfiteatro. 

Lo schema planimetrico base è di tipo bicellulare con vano di fondo di maggiori dimensioni e, tranne la n.13, con scavo in proiezione longitudinale, generalmente preceduto da un vestibolo. Le n.1, 5 e 13 ampliano la planimetria consueta con un ulteriore ambiente di fondo di minori dimensioni. 

Gli ambienti sono di forma prevalentemente rettangolare; hanno invece celle ellittiche le domus n.14 e 15. Prevale comunque la linea curva e anche nei vani a impianto ortogonale gli angoli sono arrotondati. 

I soffitti generalmente sono piatti o a leggero spiovente; anche in questo caso si distinguono le n.14 e 15 con soffitti curvilinei del tipo “a forno”. 

I portelli, che hanno luce per lo più trapezoidale e solo in alcuni casi rettangolare, sono spesso incorniciati da una risega per poggiare il chiusino. 

Le tombe tutte violate fin dall’antichità, sono state riutilizzate fino a tempi recenti come riparo per animali e uomini. Questi utilizzi e gli agenti atmosferici hanno prodotto nel tempo danneggiamenti e modifiche soprattutto dei portelli e dei vestiboli, che in alcuni casi sono completamente scomparsi. 

Ad un sistema di chiusura dall’interno si riferiscono gli incavi trovati sul portello d’accesso al primo vano delle tombe n.1, 2, 10, 12 e in quello del secondo 

nella tomba n.9, individuati anche nelle necropoli di Punta Carupiscidu e Su ’utturu de is forros. Si tratta di due concavità circolari poste negli angoli inferiore e superiore dello stipite destro, dove si collocavano presumibilmente i cardini della porta lignea, e un incavo a metà altezza sullo stipite sinistro per il paletto di chiusura. Pertanto questi elementi non si riferiscono alle fasi preistoriche e all’uso funerario delle grotticelle. 

Nonostante la ripetitività dell’impianto planimetrico, la maggior parte delle tombe ha una sua specificità, sia per le dimensioni dei vani, sia per le soluzioni architettoniche. Una differenza marcata in questo senso si rileva nelle domus n.14 e 15, con un modulo stilistico dominato dalla curvilineità, le quali potrebbero risalire alle fasi più antiche della necropoli. Le altre grotticelle mostrano un certo ritmo nelle linee e associano spazi curvilinei, generalmente nei vani più profondi e più ampi, e spazi rettilinei in quelli più esterni: anticelle e vestiboli. 

Destano interesse i segni magico-religiosi e i particolari decorativi individuati in numerose tombe. Si ripresentano con una certa costanza ed esclusivamente nelle anticelle una serie di incavi circolari o subcircolari sulle pareti e negli angoli tra il soffitto e le pareti. Si riscontrano nelle tombe n.1, 5 e 9 concavità sul pavimento e sul soffitto in asse tra loro ai lati del portello, presenti anche a Su ’utturu de is forros (tombe n.7 e 6). Si può pensare che servissero per incassare dei pali lignei che costituivano un motivo architettonico che riproduceva l’impalcatura di sostegno del tetto della capanna; oppure dei pali menhir per proteggere il sepolcro. Concavità dello stesso tipo, ma negli angoli delle pareti e dei soffitti, si distinguono nelle tombe n. 2 e 11 la cui funzione, verosimilmente comune alle cavità lenticolari della parete Nord dell’anticella della tomba n.5, è 

presumibilmente magico-religiosa. Altri particolari decorativi con funzione architettonica sono architravi in rilievo intorno all’ingresso delle domus n.9 e 12. Nella domus n.6 la cella “b” presenta nicchie alle pareti, una piccola e una molto grande con i segni del piccone di scavo. 

Altri elementi propri delle celle sono i letti funerari; nella domus n.1 ne abbiamo due opposti tra loro, scompartiti da un setto in rilievo sul pavimento; nella domus n. 9 una grande alcova sopraelevata è scavata sul lato breve a Nord. Nella domus n. 5 un loculo dalle pareti non rifinite si apre sul lato Ovest sempre nella cella funeraria. 

Tutti motivi che confermano l’esistenza della concezione di una vita ultraterrena per il defunto seppellito in una tomba che ne simboleggiava la casa. Al rituale magico-religioso erano probabilmente adibite le anticelle. 

La protome taurina nell’anticella della domus 4 

Un’attenzione particolare merita l’anticella della domus n.4. Sulla parete Ovest del vano si apre un portello quadrangolare incorniciato da un doppio rincasso e sovrastato da una doppia protome taurina. Una coppella è scavata sull’angolo tra la parete e il pavimento in basso a destra. La figurazione bovina scolpita a rilievo è ascrivibile allo stile rettilineo, nel quale la protome viene ormai resa in maniera schematica. Le motivazioni ideologiche sottese a questa rappresentazione riguardano la concezione religiosa di una vita ultraterrena. Attraverso una ritualità che utilizzava la simbologia legata alla fertilità si voleva assicurare o propiziare per il defunto una rinascita. La cerimonia si svolgeva nell’anticella e comprendeva il passaggio fisico del morto nella sua nuova dimora, ossia la cella funeraria, e il passaggio simbolico verso la rinascita nell’aldilà. Per le libagioni legate alla cerimonia veniva utilizzata la coppella al lato. 

Lo stile rettilineo è presente nel 43% degli ipogei decorati e significative analogie si riscontrano tra questo di Burdaga 4 e i motivi corniformi presenti in numerosi ipogei. In particolare nella tomba VIII di Sos Furrighesos di Anela, nella tomba 1 di Li Curuneddi (SS) e nella Tomba I o dei Vasi Tetrapodi di Santu Pedru di Alghero, sopra il portello d’ingresso alla nicchia “m”. Quest’ultimo ipogeo ha permesso di far risalire il motivo alle fasi finali di Ozieri: Subozieri/Filigosa, II metà del III millennio a.C. 

1. Secondo lo schema evolutivo ipotizzato da G. Tanda, 1977. 

Per maggiori informazioni si suggerisce la lettura della pubblicazione “Necropoli ipogeiche nel territorio di Asuni” di Mariarita Fulghesu.

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