Ittiri: Necropoli di Sa Figu

Necropoli di Sa Figu, Ittiri

È ormai ben noto a tutti il tipo di sepoltura megalitica dell’età nuragica: la tomba di giganti. Soprattutto quella della prima fase, nel Bronzo Medio, caratterizzata dalla struttura ortostatica dell’esedra e dall’alta stele centinata al centro: un tipo attestato prevalentemente nella parte centrosettentrionale della Sardegna. 

Nella zona nordoccidentale dell’Isola, in un areale abbastanza ristretto, la tradizione ipogeica maturata durante il Neolitico Recente e l’Eneolitico, e perdurata anche nel Bronzo Antico con il riutilizzo delle precedenti domus de janas, manifesta forti resistenze alla penetrazione della nuova modamegalitica. 

Il nuovo tipo di tomba a corridoio allungato viene ben assimilata, tuttavia la sua realizzazione viene adattata al modello di tomba ipogeica scavata nella roccia: ci si preoccupa di rendere, scolpendolo in rilievo, l’aspetto esteriore delle tombe di giganti megalitiche, seppure in modo più o meno parziale. L’interno, invece, come già per i precedenti ipogei neolitici, segue una pluralità di schemi planimetrici, scelti a seconda delle esigenze contingenti; in numerosi casi non si ha difficoltà a riutilizzare precedenti domus de janas, anche in stato di degrado, apportandovi vistose manomissioni, o in alcuni esempi lasciando sostanzialmente invariata la planimetria. 

Il gruppo di tombe di Sa Figu, a Ittiri, costituisce probabilmente l’esempio più significativo di questo tipo, soprattutto per la varietà di soluzioni architettoniche elaborate, che in nessun’altra necropoli fra quelle note coesistono insieme; per tale motivo si è deciso di intervenire con una prima campagna di scavi. 

Il complesso di Sa Figu è ubicato a NordEst dell’abitato di Ittiri, sul bordo settentrionale dell’altipiano di Coros e ad un km in linea d’aria dall’omonima chiesa medievale. Poco più a valle, a circa 300 mt. di distanza, si aprono le tombe della nota necropoli a domus de janas di Occhila. 

La necropoli di Nuraghe Sa Figuvenne segnalata, per la prima volta, da Ercole Contu, che nel 1961 diede notizia della presenza di quattro tombe, già violate in antico, scavandone due, la I e la III. Un’altra tomba (la V) venne segnalata sempre da E. Contu nel 1978, mentre altre due tombe (la VI e la VII), sono state scoperte dal Dott. Salvatore Merella nel 1994. Attualmente, dunque, la consistenza della necropoli è di almeno sette ipogei, ma in origine erano presenti molte più tombe, oggi distrutte e sepolte e di cui affiorano appena le tracce. 

La necropoli di Sa Figuebbe origine nel Neolitico Recente/Eneolitico (cultura di Ozieri), come piccolo gruppo di domus de janas: appartengono sicuramente a questo periodo il primo impianto delle tombe I, II, III e VI. Successivamente, nella Media Età del Bronzo (circa 1700- 1300 A.C.), almeno tre di queste tombe (Tombe II, III  e VI) vennero ampliate e trasformate in domus a prospetto architettonico, con l’aggiunta, in facciata, degli elementi tipici delle tombe di giganti nuragiche: stele centinata ed esedra semicircolare. A causa della morfologia del sito (priva di alte pareti di roccia), gli elementi delle tombe di giganti vennero scolpiti a parte ed applicati sulla fronte. 

Laddove il sito lo consentiva, accanto alle tombe neolitiche ristrutturate vennero impiantate nuove tombe ipogeiche con il prospetto interamente scolpito nella roccia: è il caso delle tombe IV e VII. La tomba V merita invece un discorso a parte, non inquadrandosi agevolmente negli schemi noti per questo genere di monumenti, sebbene E. Contu ne sottolineò, giustamente, le affinità con la ben conosciuta (e topograficamente vicina) tomba ipogeica di Campu Lontanu a Florinas. 

Nella prima campagna di scavi, appena conclusa, sono state esplorate le tombe II e IV, entrambe già violate in tempi antichi. 

La tomba II, una ex domus de janasristrutturata, ha restituito innumerevoli ossa umane, per la maggior parte raccolte in un ossario ricavato in una grotticella naturale, rinvenuta casualmente dagli scavatori nuragici durante l’ampliamento della domus de janas, nell’Età del Bronzo, e prontamente utilizzata per questo scopo. 

Fra i materiali di corredo, tutti frammentari e rinvenuti prevalentemente all’esterno della tomba, si segnalano vasi sicuramente attribuibili all’Età del Bronzo Medio iniziale (fase Sa Turricula), provvisti di nervature o di anse a gomito. Sono presenti, tuttavia, tracce di un riutilizzo della tomba nell’età del Ferro (VIIIVII secolo a.C.), costituite da una piccola fiasca del pellegrino nuragica decorata a cerchielli e da un vago di collana in pasta vitrea a occhi di dado, di probabile produzione fenicia o punica. 

La tomba IV, scavata ex novo in età nuragica, si segnala soprattutto per essere l’unica, fra quelle conosciute, in cui venne riprodotto l’intero tumulo superiore, ad imitazione delle tombe di giganti megalitiche, di cui tali ipogei seguivano fedelmente il modello. Nella grande camera di oltre 6 metri di diametro (la più grande fra tutte, in assoluto) sono stati rinvenuti numerosi resti ossei sconvolti, ed elementi di corredo assai frammentari e lacunosi, fra cui vaghi di collana in pasta vitrea e in cristallo di rocca. Ad un riuso della tomba nell’Età del Ferro rimanda un frammento di braccialetto nuragico in bronzo con decorazione a spina di pesce, mentre frammenti di ceramica romana ed altomedievale testimoniano la lunga vita di questo ipogeo. 

Che il modello di queste tombe fosse proprio il tipo arcaico di tomba megalitica di tradizione dolmenica, con stelemonolitica o bilitica al centro di un’esedra realizzata con lastre ortostatiche, è particolarmente evidente proprio a Sa Figu di Ittiri, dove sicuramente le tombe II e III (e forse anche la VI) presentano, addossati alla bassa parete di roccia precedentemente lavorata, gli ortostati dell’esedra, con alla base il consueto bancone di pietre; al centro, la stele centinata, sicuramente bilitica nella tomba III. 

È anche importante il contributo che la necropoli di Sa Figu fornisce alla definitiva soluzione del problema sull’antecedenza del modello di tomba megalitico, subaereo, rispetto alla riproduzione in roccia. È infatti indubbio che le sepolture ipogeiche riproducenti la tomba di giganti seguano un preciso modello preesistente, ormai assimilato ed  adattato alla tradizione ipogeica ancora così presente e vitale nel patrimonio culturale delle popolazioni di questa parte della Sardegna. 

I due casi interessati dalla nostra indagine sono a questo riguardo molto eloquenti. La tomba IV, completamente scolpita nella roccia, presenta al di sopra l’intera riproduzione del tumulo allungato (dal caratteristico profilo a botte, qui leggermente schiacciato) tipico delle tombe di giganti megalitiche; la camera ipogeica sottostante, invece, ha una planimetria circolare, assolutamente non coerente con la struttura esterna del monumento. È chiaro l’intento di riprodurre, nelle sue fattezze esteriori, il monumento “canonico, megalitico, di cui si percepiva nettamente il preciso significato simbolicoreligioso degli elementi strutturali costitutivi; l’interno, invece, per la sua esclusiva funzionalità (i rituali avvenivano all’esterno, nell’area cerimoniale dell’esedra) non segue uno schema planimetrico costante ma è determinato dalle esigenze contingenti. 

Nella tomba II, analogamente, il concetto è ugualmente ribadito, con la differenza che in questo caso ci si trova di fronte ad una domus de janas riutilizzata con l’aggiunta di elementi ortostatici, in uno schema misto ipogeico e megalitico. In questa tomba, eccezionalmente, al di sopra del basso banco di roccia che sovrasta l’ipogeo (in origine pluricellulare) venne riprodotto il tumulo allungato, questa volta realizzato con lastre ortostatiche laterali che trattengono un riempimento di pietrame medio e piccolo, dando ancora di più l’idea di una tomba di giganti subaerea. L’ipogeo sottostante, tuttavia, non solo segue una planimetria irregolare legata al riutilizzo di una precedente tomba neolitica, ma lo stesso orientamento dell’asse longitudinale diverge in maniera significativa dall’orientamento del tumulo esterno e quindi dell’intera tomba di giganti così come riprodotta nel suo aspetto esteriore. Anche qui, chiara dimostrazione di come la preoccupazione fosse soprattutto quella di rispettare un modello formalizzato di tomba megalitica, nell’intento di adattarla alle esigenze della tecnica ipogeica senza snaturarne il significato. 

FONTE: Il complesso ipogeicomegalitico di Sa Figu Ittiri (SS)  – PAOLO MELIS 

https://www.academia.edu/40995409/Il_complesso_ipogeico_megalitico_di_Sa_Figu_Ittiri_SS_





 

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