Irgòli – Irgoli: area archeologica di Janna ‘e Pruna

Area archeologica di Janna ‘e Pruna, Irgoli

 

Cooperativa Liber

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Come arrivare:

Da Irgoli si prende SS 129 in direzione di Capo Comino. Una volta arrivati alla circonvallazione, si gira a sinistra seguendo le indicazioni per l’area archeologica. Si prosegue per circa 11 km risalendo il versante del Monte Senes fino all’area archeologica. Coordinate:  40°29’8″N 9°38’53″E

 

Il tempio di Janna e Pruna conferma, con la sua posizione territoriale, la scelta delle popolazioni nuragiche di erigere i propri luoghi di culto presso valichi naturali, importanti vie di transumanza e di comunicazione

L’area sacra sorge, infatti, nell’agro di Irgoli presso un importante passo sul Monte Senes (m 862 s.l.m.) rinomato, ancora oggi, per le ricche vene d’acqua sorgiva, separato dal Monte Albo (m 1127 s.l.m.) da una lunga vallata e riconoscibile per la composizione di graniti e scisti che lo contrappone alle candide cime calcaree delle Baronie

Da questo luogo era facile controllare il territorio pedemontano del Monte Albo e le fertili vallate attraversate dal Fiume Cedrino, dominate dal Monte Tuttavista di Orosei

Durante l’età del Bronzo finale in questo importante crocevia i nuragici costruirono un tempio dedicato alla divinità delle acque, indicato per errore nelle antiche carte archeologiche e dalla gente del luogo come nuraghe con camera circolare

All’epoca i crolli e la vegetazione impedivano la lettura della complessa articolazione planimetrica di una tipologia architettonica ancora poco sconosciuta

Il tempietto è composto, infatti, da un corpo principale circolare (diam. interno m 4,40) preceduto da un vestibolo entrambi realizzati con blocchi ben lavorati di granito locale sagomati a cuneo e disposti oggi su 8-10 filari per un’altezza massima residua di m 2,60 che in origine poteva raggiungere i 3 metri. La muratura esterna del tempio conserva uno zoccolo di rincalzo, ben visibile lungo la circonferenza, che poteva avere la funzione di piano di appoggio per exvoto e oggetti liturgici

Si accede all’edificio attraverso un atrio rettangolare (m 2,60 x 2,77) originariamente fornito alla base di banconi per la deposizione delle offerte. Il rinvenimento di numerose lastre piatte conferma l’ipotesi che il vestibolo avesse una copertura a doppio spiovente, composta da lastre poggianti su una travatura lignea, simile a quella già documentata nei templi a megaron di S’Arcu e is Forros e di Domu e Orgia

Una porta architravata (alt. m 2) introduce nella camera, chiusa in origine a tholos, che presenta sul lato sinistro un largo bancone diviso in due settori da lastre a coltello poste forse a delimitare dei vani ripostiglio. Il bancone era collegato e allineato alle creste di roccia affiorante che fungono da basamento per la muratura del lato sinistro

Al centro della camera si trova un focolare utilizzato nelle diverse fasi di frequentazione del vano

Sulle estremità del vestibolo si innesta un muro a sacco che delimita un temenos a pianta ellittica irregolare (lungh. m 7,10; largh. m 2,90) con accesso da Sud, in asse all’ingresso dell’edificio

Il tempio è circondato, inoltre, da un recinto più ampio di forma trape- zoidale (lungh. m 14,60/16,50; largh. m 8,95/12,63) a racchiudere uno spazio che, nella prima fase edilizia, comprendeva sul lato destro anche un piccolo vano di servizio. L’ambiente era forse destinato agli officianti e ai pellegrini che vi potevano deporre le offerte su basi votive semplici o a forma di nuraghe miniaturistico, concentrate nell’area posteriore del tempio

Dallo spazio del temenos provengono abbondanti vasi integri e frammentari che esemplificano le forme consuete del Bronzo finale e della prima età del Ferro: si riconoscono olle con anse a gomito rovesciato e decorazione a punti impressi, ollette con colletto cilindrico biansate, ollette con piede ad anello, vasi a bollilatte, ciotole carenate

Le offerte di bronzo, fissate da colate di piombo, erano composte da piccoli pugnali a base semplice e a lingua da presa, pochi resti di spade votive, un palco di corna di un’originaria figurina di cervo, vaghi di collana in bronzo e pasta vitrea, anelli e bracciali a fascia, tre fibule ad arco a.C. ribassato a sezione angolata che possono datare il deposito al IX secolo 

Nella fase più evoluta dell’età del Ferro, i nuragici resero inaccessibile l’area del grande temenos con la costruzione, nella parte anteriore, di un piccolo recinto ellitico, uno spazio più contenuto annesso al tempio che si avviava ad graduale abbandono. Il nuovo ambiente ha restituito due pugnali a base semplice, ciotole carenate, un vaso porta fuoco ed un singolare bacino su piede ad anello con orlo angolato estroflesso ornato da decorazioni plastiche a bastoncello pianoconvesso disposte in senso orizzontale sulla fascia dell’orlo

La vasca del vaso mostra decorazioni plastiche composte da una fascia di cerchi e semicerchi distanziati da applicazioni plastiche allungate, disposte in senso orizzontale e da una fila di bugne mammelliformi irregolari

Contenitori con decorazioni plastiche sono presenti, con diverse varianti, in diversi contesti santuariali nuragici, soprattutto ad Abini, Nurdole, Domu e Orgia e forse venivano usati durante le cerimonie lustrali oppure donati da pellegrini che non potevano offrire oggetti di bronzo più preziosi

Una capanna circolare (diam. m 3) costruita nell’area antistante il tempio, faceva parte del complesso cultuale. Era usata come vano di servizio, oggi privo dell’alzato murario, caratterizzato da una pavimentazione di lastre di granito locale disposte con cura. Questo ambiente esterno conteneva abbondanti resti di vasi, un pugnale a base semplice, uno spillone ed oggetti di ornamento frammentari

Il tempio di Janna e Pruna ebbe la stessa sorte di gran parte dei luoghi di culto nuragici e venne abbandonato nella tarda età del Ferro

FONTE: Maria Ausilia Fadda –
Nel segno dell’acqua – Santuari e bronzi votivi della Sardegna nuragica

 

A circa dodici chilometri dal centro abitato di Irgoli, paese della Baronia in provincia di Nuoro, si trovano i suggestivi resti del santuario nuragico di Janna ‘e Pruna (in sardo ‘porta del susino’) e Su Notante, dislocato lungo un’antica via naturale di comunicazione che corre alle spalle della scenografica catena del monte Albo e che, attraverso i valichi di Janna (560 metri) e di Janna ‘e Pruna (590 metri), collega le valli del riu Cedrino e del riu Siniscola, due importanti direttrici di penetrazione, soprattutto in passato, dalla costa

verso l’interno della Sardegna. Il santuario è costituito da una serie di monumenti che a quote diverse si dispongono lungo le pendici del monte Senes (862 metri s.l.m.) a partire dal citato valico di Janna ‘e Pruna, dove, in un punto estremamente panoramico, è localizzato l’omonimo complesso sacro, oggetto nel 2001 e 2003 di due campagne di scavo curate dalla Soprintendenza per i Beni archeologici per le Province di Sassari e Nuoro.

Nel tempio di Janna ‘e Pruna. L’area cultuale è composta da un tempio circondato da un recinto murario (temenos) a pianta trapezoidale che, nell’area antistante l’edificio sacro, racchiude un “cortile” a pianta ellittica. Il tempio (lungo oltre nove metri per un’altezza conservata di circa due metri e mezzo) si apre direttamente sul cortile ellittico e si articola in un atrio sub-rettangolare e in una cella circolare.

L’atrio non conserva l’originaria copertura, probabilmente realizzata a doppio spiovente con lastre di pietra; da qui un ingresso architravato immette nella cella, anch’essa priva della copertura (forse, in origine, a tholos) e con al centro un focolare e un bancone/massicciata a ridosso del paramento murario. Lo scavo stratigrafico, sulla base del materiale recuperato (conservato presso l’Antiquarium di Irgoli), consente di datare l’edificio fra la fine dell’età del Bronzo e la prima età del Ferro (XII-fine IX/inizi VIII sec. a.C). La planimetria del tempio trova con- fronti con strutture di età nuragica del villaggio-santuario di Santa Vittoria di Serri (Ca), in particolare con la cosiddetta Capanna del Capo, dei complessi cultuali di Sos Nurattolos di Ala dei Sardi (Ss) e di Sa Carcaredda di Villagrande Strisàili (Og), con l’edificio sacro di Sirilò di Orgosolo (Nu) e con quello del santuario di Su Monte di Sorradile (Or), nel complesso databili tra il Bronzo recente evoluto e il Bronzo finale-prima età del Ferro

A valle di questa prima area cultuale, inoltrandosi per centocinquanta metri nella vallecola del riu Remulis, s’incontrano due interessanti emergenze monumentali. La prima, una grande capanna circolare, conserva il muro perimetrale per l’intera circonferenza; nel paramento murario interno si aprono tre nicchie architravate.

La seconda struttura, rettangolare, sicuramente di uso cultuale, non trova riscontri planimetrici nel panorama dell’architettura sacra nuragica. Il monumento, che in corrispondenza del lungo lato orientale presentava i resti di una triplice serie di gradoni che in origine dovevano svilupparsi per l’intera lunghezza dell’edificio, è stato gravemente danneggiato da uno scavo abusivo. Dall’area di questo secondo edificio nuragico provengono alcune “colatine” di piombo che servivano per fissare alle basi gli ex voto (una, nell’Antiquarium di Irgoli, con- serva i piedini di un bronzetto figurato), chiaro indizio dell’originaria destinazione cultuale della struttura.

Autrice: Susanna Massetti

 

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