Goni: parco archeologico di Pranu Muttedu

 

Parco archeologico di Pranu Muttedu, Goni

 

Soc. Pranu Muttedu di Goni

Come arrivare:

Da Senorbì si prende la SP 23. Qualche chilometro prima dell’abitato di Goni troverete l’area archeologica, sulla sinistra.  Coordinate:  39°34’4″N 9°16’3″E

A Pranu Muttedu sono presenti spazi dedicati al sacro, una sessantina di menhir, tombe di varia tipologia (ipogeiche, di tipo misto, megalitiche): una varietà ed una ricchezza di architetture a testimoniare la lunga frequentazione del sito nel tempo.

Si distingue, fra tutte, la Tomba II: si tratta di un tu mulo circolare del diametro di 11 metri costituito da tre anelli concentrici di pietre che al centro racchiudono un grosso masso di arenaria (lungh. m 2,20×1,80×1,16 di altezza), ora a cielo aperto, nel quale sono state ricavate due cellette quadrangolari. A ridosso dellingresso alla stessa tomba è presente una vasta area circolare cerimoniale (diam. m 33) destinata, pro babilmente, ad accogliere un gran numero di persone in occasione di riti e pratiche religiose a noi sconosciuti. A segnare le tombe e a indicare la sacra lità del luogo, menhir isolati, in cop pia, in numero di tre (Tomba IV) oppure in allineamento (una ventina)

Testo tratto da: Sardegna Archeologica dal cielo di A.Moravetti

Pranu Muttedu  Pranu Muttedu


L’allineamento di menhir è ubicato nella parte occidentale dell’area archeologica, a breve distanza dalla Tomba II e dal grande Circolo.

È formato da 18 monoliti di arenaria locale disposti lungo un asse orientato Est-Ovest, ad una distanza variabile l’uno dall’altro (minima m 0,50; massima m 2), per una lunghezza complessiva di 32 metri.

La maggior parte dei menhir è di tipo aniconico mentre almeno tre, V, VII e XII, presentano caratteristiche proto-antropomorfe con il profilo tendente all’ogivale e la sezione piano-convessa.

Alcuni menhir sono spezzati e per lo più si presentano molto erosi nelle superfici; tuttavia, quelli meglio conservati permettono ancora di osservarne la cura del trattamento di rifinitura, ottenuto attraverso una raffinata e minuta percussione.

Circa 30 metri ad Est dell’ultimo menhir, fuori dall’asse dell’allineamento, sono presenti altri due monoliti.

L’area archeologica di Pranu Muttedu è stata esplorata tra il 1975 e il 1984 da Enrico Atzeni, il quale ha messo in luce numerosi monumenti funerari (circoli ricoperti da un tumulo con camere interne, ipogei bicellulari) e cultuali, come i menhir. Sono stati segnalati circa 60 menhir, del tipo aniconico e protoantropomorfo, presenti singolarmente, in coppia o in allineamenti, come nel caso in esame. La maggior parte di questi monoliti sono stati rinvenuti abbattuti e sono stati successivamente risollevati in situ durante le indagini archeologiche.

Allo stato attuale delle ricerche, secondo Salvatore Merella sono circa 740 i menhir individuati in Sardegna raggruppati in almeno 240 siti e distribuiti, anche se in concentrazioni diverse, in tutta l’isola.

Questi monoliti sono spesso associati a contesti abitativi, funerari (domus de janas, allées couvertes, dolmen, circoli) e cultuali. I menhir proto-antropomorfi sono considerati un aspetto dell’evoluzione stilistica e culturale che partendo dai menhir aniconici conduce alle statue menhir. Per quanto riguarda l’inquadramento cronologico è possibile collocare i menhir aniconici tra il Neolitico medio-recente e l’Eneolitico evoluto, con una massima diffusione durante l’Ozieri.

A Pranu Mutteddu, gli scavi condotti da Atzeni hanno permesso di inquadrare la realizzazione del complesso nell’ambito Ozieri, con fasi di utilizzo durante l’Eneolitico, in accordo con la presenza dei menhir aniconici e proto-antropomorfi.

Testo tratto da: La Sardegna preistorica, a cura di: Alberto Moravetti, Paolo Melis, Lavinia Foddai, Elisabetta Alba

 

 

 

 

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