Tissi: tomba a prospetto architettonico Sas Puntas

 

Tomba a prospetto architettonico Sas Puntas, Tissi

  

La tomba di Sas Puntas è ubicata a poca distanza dall’abitato di Tissi, nei pressi di una cava di cantoni, alle pendici di un’altura calcarea che domina una vallecola solcata da un torrente tributario del Rio Mascari; a discapito dei pesanti rimaneggiamenti subiti a seguito di riutilizzi recenti, resta una delle tombe ipogeiche a prospetto più conosciute, soprattutto per il relativamente buono stato di conservazione degli elementi caratteristici di questo tipo di monumenti.

È scavata in una parete ricavata in un affioramento isolato di calcare, quasi sul ciglio di un alto dirupo, per cui l’area antistante l’ipogeo risulta estremamente limitata: sono presenti tutti gli elementi del prospetto costituiti da un’ampia esedra di m 9,50 di larghezza, provvista alla base di un doppio sedile, di cui quello superiore pressoché integro e quello inferiore lacunoso alle estremità.

La facciata ha un’altezza residua di m 3,25 e presenta il motivo della stele centinata pressoché completo, tranne la parte superiore dell’estradosso della lunetta, scomparsa assieme alla parte terminale del tumulo su cui dovevano essere scavati i consueti tre fori. La stele è del tipo 2a, ovvero realizzata a cornice in rilievo e composta da lunetta e riquadro che sovrastano una fascia liscia in cui si apriva il portello originario; lo specchio interno della lunetta misura m 1,50 x 1,10 h., mentre il riquadro inferiore è largo m 1,55 e alto 0,75. L’esedra superiore, scavata per una profondità di m 3,30, inquadra il tumulo risparmiato nella roccia e presenta una bella lavorazione semicircolare nell’ala destra (settentrionale) mentre quella di sinistra ha un andamento più lineare e non è escluso che sia stata ingrandita a seguito dei vari riutilizzi: infatti, nell’area dell’esedra superiore sono stati scavati almeno tre pressoi a doppia vasca, di un tipo piuttosto comune e con datazione dall’età romana in poi, mentre nell’area dell’esedra inferiore è scavata una base per torchio di un tipo piuttosto diffuso nella tradizione sarda.

Conseguenza del riutilizzo è stata anche l’ampliamento del portello di ingresso, che ha portato allo scavo di una vera e propria porticina di m 0,55 x 1,10: ampliamento che, nella parte superiore, ha causato il parziale danneggiamento del riquadro inferiore della stele. L’ingresso, orientato a Sud-Est, introduce in un breve andito di m 0,75 di lunghezza, che introduce, dopo un dislivello di pochi centimetri, nella camera funeraria, di forma ovaleggiante (m 3,25 x 2,25), con soffitto lievemente inarcato alto al massimo m 1,80. Nel pavimento, verso il fondo, è presente una fossetta tondeggiante di m 0,35 x 0,30 x 0,18 prof.; un’altra fossetta minore, più prossima all’ingresso, è collegata con l’esterno tramite una canaletta che attraversa la porta e prosegue nello spiazzo antistante l’esedra, e a nostro avviso va annoverata fra le aggiunte effettuate nel corso dei riutilizzi posteriori, quando l’intero complesso ipogeico fu adattato a laboratorio per lavorazioni agricole.

Nella camera sono presenti due nicchie sopraelevate, perfettamente speculari, di forma quadrangolare irregolare, entrambe di m 1,75 x 0,85 (ma quella di destra presenta anche una lieve espansione laterale), con ingresso quadrangolare largo quanto la nicchia e alto m 0,70.

Bibliografia: Lilliu 1948, p. 53, nota 33; Lilliu 1950, p. 462, tav. III/3; Castaldi 1969, p. 246; Castaldi 1975, pp. 43-45, scheda 33, figg. 59-62, tav. XIII/1-4; Contu 1978, p. 33, fig. 11a, tav. VIII/1.

FONTE: Paolo Melis
L’ipogeismo funerario della Sardegna nuragica – Tombe di giganti riprodotte nella roccia
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