Tàtari – Sassari: nuraghe Li Luzzani, Sassari

 

 

 

Nuraghe Li Luzzani, Sassari

 

Autore: Paolo Melis

Il nuraghe Li Luzzani è un edificio complesso, dalla planimetria resa incerta dai crolli e dal notevole interramento esterno; si compone di un mastio centrale, che presenta la tholos ancora integra, attorno al quale si sviluppa un bastione dal profilo irregolare, provvisto di almeno tre torri laterali.

Sorge alla periferia dell’abitato di Sassari, ai margini dell’omonima Zona Industriale di Predda Niedda (lo si incontra al termine della Strada 38, sulla destra, all’interno di un uliveto), su una bassa collina che digrada dolcemente verso Est, mentre verso Ovest il versante è più scosceso, per la presenza di una profonda incisione valliva che la separa dal vicino Monte Oro e dove in epoca romana passava una strada di cui residua ancora qualche breve tratto.

Presente nella carta dei nuraghi della Nurra redatta da F. Nissardi (pubblicata da G. Pinza nel 1901), venne sommariamente descritto da M.V. Del Rio nella sua tesi di laurea degli anni ‘40 del secolo scorso e successivamente segnalato da E. Contu (nel 1964) per il rinvenimento di materiali ceramici e fusaiole fittili. Più di recente (1989) il monumento è stato presentato da P. Basoli nella mostra su “Sassari, le origini”; quindi, dopo un primo rilievo realizzato da P. Melis (e pubblicato su “La Provincia di Sassari” nel 1990), il sito è stato fatto oggetto di alcune campagne di rilievo e scavo preliminare a cura della Soprintendenza Archeologica di Sassari e Nuoro, che ne ha dato notizia nel Bullettino di Archeologia del 1997.

Li Luzzani

1. Il bastione, sviluppato attorno al mastio, aveva un profilo concavo-convesso, ed inglobava non meno di tre torri aggiunte: due sulla fronte ed una terza sul lato ENE.

2. L’ingresso, attualmente molto interrato (m 1,20 x 0,60 h), si apriva a Sud, al centro della cortina concava che univa le torri Sud-Ovest e Sud-Est.

3. Il corridoio per la torre Sud-Ovest è percorribile soltanto per circa m 2,50, prima di interrompersi a causa dei crolli.

4. La torre principale aveva l’ingresso, ora quasi completamente interrato (largh. m 0,80 x 0,50 h) rivolto a Sud-Est. Da qui si sviluppa un corridoio con copertura a lastre trasversali lungo m 4,40 e largo m 1,60 allo sfocio nella camera.

5. A destra dell’andito si apre la consueta nicchia semiellitica.

6. Il vano della scala è largo m 1,40 nel tratto iniziale e si interrompe subito a causa del crollo.

7. La nicchia di sinistra ha pianta semiellittica (lungh. m 1,80; largh. m 1,10/1,20; alt. da m 2,00 a m 1,50 al fondo).

8. La nicchia destra, di forma quadrangolare, si differenzia dalle altre per la complessiva ampiezza (lungh. m 1,90; largh. m 1,60 per tutta la superficie).

9. Attualmente si accede al nuraghe dalla nicchia centrale (largh. m 0,90 x m 1,90 h), sfondata e restaurata forse in epoca romana.

10. La tholos, ancora integra, è di forma circolare; il diametro è di m 4,30, mentre l’altezza sull’attuale livello di interramento è di m 6,50. La camera è realizzata con filari abbastanza regolari di pietre prevalentemente calcaree ma anche trachitiche; la trachite, in particolare, è stata utilizzata per gli architravi di tutte le aperture che si affacciano sulla camera. Le pietre sono in genere sbozzate sommariamente, tranne quelle degli stipiti dei vari ingressi che sono invece parzialmente lavorate in modo da ottenere una sbiecatura in linea con il profilo trapezoidale delle porte.

Li Luzzani

1. L’ingresso del bastione è sormontato da un poderoso architrave in trachite, con una notevole sbiecatura verso l’interno.

2. Uno spazio irregolare, potrebbe aver avuto la funzione di botola caditoia.

3. L’ingresso era sormontato da un architrave con il piano inferiore lievemente sbiecato ed inclinato verso l’esterno.

4. Sull’andito incombeva un piombatoio che comunicava, in origine, con un vano sovrastante l’ingresso.

5. L’accesso alla scala sussidiaria che conduceva al vano del piombatoio che incombe sull’andito di ingresso.

6. Quattro interstizi risparmiati fra pietra e pietra potrebbero essere serviti per l’alloggiamento di travi di legno che dovevano sorreggere un soppalco.

7. Il vano della scala sussidiaria procedeva nella stessa direzione della nicchia per interrompersi dopo m 2,50, nel punto in cui, sulla parete destra, si dipartiva la scala vera e propria.

Testo e immagini da: Sassari nella preistoria – Editrice Democratica Sarda

 

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