Uras: nuraghe Sa Domu Beccia

 

 

Nuraghe Sa Domu Beccia, Uras

 

Limportanza del sito deriva principalmente dalla presenza di un nuraghe complesso, che si distingue soprattutto per la sua particolare planimetria e per la presenza di un imponente cinta muraria turrita a pianta ettagonale che lo circonda, espandendosi poi verso Sud delimitando unarea di circa 3600 mq .

Lungo lantemurale sono visibili quattro torri, ma in ogni vertice formato da queste mura probabilmente si impostava una torre.

Il nuraghe, orientato NordEst/Sud-Ovest, è formato da grandi blocchi basaltici, più o meno sbozzati, spesso inzeppati con pietrame minuto, così come lantemurale. Si entra nel monumento attraverso un breve corridoio che mostra, sulla destra, la cosiddetta garitta quadrangolare, che conduce ad un cortile interno di forma subtrapezoidale G, dove si trova un pozzo.

Sul cortile interno si aprono sei accessi ad altrettanti ambienti (torri C, D, E, F, H e il mastio A). Si accede al mastio attraverso un breve corridoio a luce triangolare nel quale si apre una scala elicoidale, mentre sulla destra, un corridoio collega lingresso ad una delle tre grandi nicchie triangolari disposte a croce allinterno del mastio.

Anche la nicchia centrale e quella a destra dellingresso sono collegate da un corridoio interno, mentre dalle due nicchie laterali si dipartono altrettante scale. La presenza di ben tre rampe di scale, che percorrono lo spessore murario secondo uno schema orario, suggerisce loriginaria complessità dei livelli superiori del nuraghe, ormai perduti . La planimetria del mastio denota una singolare maturità tecnica ed un uso pragmatico degli spazi da parte dei suoi costruttori, per questo è di difficile confronto con altre torri centrali di nuraghi di tipologia complessa. Le torri più simili sembrano quelle del nuraghe S. Antine di Torralba, che presenta un deambulatorio circolare collegante le tre nicchie disposte a croce, il nuraghe Leortinas di Sennariolo con un corridoio circolare con giro completo intorno alla camera e il Murartu di Silanus, con due corridoi coassiali che si aprono subito dopo lapertura del vano scala che però non si incontrano (Floris 20122013, p. 22).

Il bastione turrito è completato dalla torre B come un vero e proprio lobo, retrostante il mastio a NordEst. Essa è maggiormente conservata in altezza e il suo interno è interamente occupato da grandi massi basaltici di crollo, che invadono anche larea a Nord, collegandosi allantemurale. Non appare un accesso dallesterno, mentre allinterno del mastio centrale non sembra aprirsi nessun varco in quella direzione. Anche lo spessore murario del bastione non sembra contemplare passaggi verso la torre da quelle affacciate sul cortile interno, come accade, ad esempio, al S.Antine di Torralba, o un eventuale collegamento diretto sul cortile interno, come si trova a Su Nuraxi di Barumini o allArrubiu di Orroli. Questultimo, pentalobato, sembra essere il nuraghe planimetricamente più simile a Domu Beccia, per la presenza degli accessi alle quattro torri sui lati brevi del cortile interno.

Per la torre B del Domu Beccia si potrebbe supporre un accesso dallalto, così come avviene nel nuraghe S. Pietro di Borutta, dove una scala allinterno della torre secondaria collega direttamente al piano superiore del bastione. Solo lo scavo della torre può consentire una chiara definizione del suo ingresso, ma questa ipotesi potrebbe attribuire alla scala della nicchia occidentale, che termina quasi in asse a questa torre, una funzione di collegamento con il mastio (Floris 20122013, p. 22).

Ad Ovest/Sud Ovest del monumento si sviluppa un esteso villaggio di ben 152 capanne del Bronzo finale.

Il Nuraghe Domu Beccia di Uras ricerca, tutela, valorizzazione


In questo nuraghe, secondo Lilliu, si può riconoscere una reggia o un castello di una piccola capitale: lo paragona ai nuraghi di Barumini e di Abbasanta. Esso e un esempio di alta architettura militare. L’Angius lo presenta in questo modo (Op. cit, III, p. 1051): «Grandioso norache, che trovasi a due terzi di miglio a mezzodì del paese sulla strada centrale: costruzione degnissima di attenta osservazione per i tre corpi conici a diametri proporzionataniente decrescenti, li quali si connettono in un sol corpo con alcune particolarità rimarchevoli per la cinta forse ottagona con piccoli coni agli angoli, la quale rinchiude una larga piazza a mezzodì capace di molte centinaia di uomini, e infine per l’enorme grossezza dei massi onde questa cinta ed il norache sono costruiti». Il canonico Spano scriveva a sua volta, commentando un testo del Lamarmora (op. cit., III, p. 263), «che da una parte all’altra dello stradone ve ne sono altri cinque così pure distrutti che formavano il gruppo della popolazione antica in questo sito». Purtroppo, come si è gia detto, questo bellissimo nuraghe, articolato in torri e cinte fortificate, è stato distrutto negli anni 1822‑25, durante la costruzione della Carlo Felice. Fernando Pilia afferma , in un articolo comparso in un inserto illu­strato della “Nuova Sardegna” del 1989, che «con i massi presi dal mo­numento di Uras furono realizzati oltre quindici chilometri di selciato della strada verso Oristano. Vana fu la protesta del conte Alberto della Marmora, che denunciò lo scempio, ed inutili furono poi le recrimina­zioni dell’archeologo canonico Giovanni Spano. Ormai il danno era irrimediabile e del complesso nuragico rimasero soltanto le tracce im­pressionanti e suggestive». E’da ricordare che accanto ad esso sono stati individuati anche un betilo (pietrafitta lavorata) e una tomba di gigante.  

Fonte: Francesco Sonis  – Uras-Un paese del Campidano tra XIX e XX secolo
http://spazioinwind.libero.it/uras/monumenti.htm

 

 

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