Protonuraghe Friarosu, Mogorella
Il protonuraghe Friarosu si trova in territorio del Comune di Mogorella (Foglio 217, quadr. I, S–E, Ruinas) a km 2,400 dal paese. È visibile sul margine destro della strada provinciale nel tratto Mogorella–Ruinas ed è facilmente accessibile.
Si eleva (m 420 s.I.m.) su un pianoro calcareo, delimitato dallo spartiacque del riu Canaderi di Mogorella e del riu Funtana Bella di S. Antonio Ruinas.
Si ha notizia del nuraghe, limitatamente al nome, nell‘Elenco degli Edifici Monumentali (1922) dove viene indicato come Friorosu. Un lungo arco cronologico ci riporta al 1962, quando il Lilliu pone l‘attenzione sul «Friorosu», con cenni brevi e sporadici anche in successive pubblicazioni (Lilliu 1963, 1966, 1967, 1968, 19752, 1980). Di recente, lo stesso autore (1980), rileva che il «Friorosu» «sembra rappresentare il più antico edifizio a camera voltata della civiltà nuragica». Ipotizza, pure, una destinazione funeraria e cronologicamente lo colloca nella Fase 1 della civiltà nuragica (1800 1500 a. C.).
Il Santoni (1980) nota, per questo tipo di mo numento, che «le tre camere si aprono dall‘esterno a sviluppo centripeto» e che è da escludere l‘utilizzo funerario vista la presenza dei resti di un modesto villaggio e la accertata associazione (quasi generale) tra gli pseudonuraghi e le tombe di giganti.
Il Lilliu (1982), ultimamente, ribadendo la connessione con l‘utilizzo funerario di tali «primitive tholoi» pare non escludere un collegamento con i «sepolcri a corridoio cupolati della Bretagna e della conca di Parigi» e, come per questi, la connessione «con il più remoto filone di tholoi che dall‘Oriente (Creta, Cicladi) si espande in Occidente (Corsica, Penisola Iberica, Inghilterra, Scozia) sul finire des III millennio e nel principio del II a.C.». In tal modo propone uno sviluppo autonomo e cronolo gicamente anteriore, rispetto alle plausibili influenze micenee sui nuraghi a tholos.
L‘intera massa dell‘edificio lascia intravedere una pianta sub-ellittica mediamente lunga nel senso nord–sud m 21 e m 12 nel senso est–ovest, con un‘altezza massima residua di m 5. Esternamente è leggibile l‘intera struttura edilizia con filari a tratti discontinui e irregolari di massi di notevoli dimensioni, variamente poliedrici, non sbozzati ma ben inseriti e connessi tra loro così da evitare, in alcuni punti, l’uso di zeppe di rincalzo, anche se non mancano gli spazi vuoti. Nel lato volto ad ovest si contano sette filari, negli altri ne residuano tre quattro. Man mano che la costruzione s‘innalza, si notano differenze nei massi con diminuzione di dimensioni.
Lo stato di conservazione è relativamente buono. Solo la parete volta ad ovest è intatta e permette di leggere la tecnica esecutiva; quella ad est è particolarmente rovinata, così pure i due ambienti A e C, completamente interrati per il crollo della copertura
Residua un corpo aggiunto a nord–nord–est, di profilo curvilineo (m 7,50 di diametro). Ad est si osserva un filare di blocchi sbozzati, di medie e piccole dimensioni, residuo per un‘altezza di m 1/1,50.
Il monumento presenta un ingresso, tre ambienti, di forma sub–ellittica, disposti trasversalmente all‘asse maggiore e la scala conducente alla parte alta.
L‘ingresso, orientato a sud–sud–ovest, largo appena m 1, è di luce trapezoidale ed è sormontato da un architrave sub–rettangolare (m 2,20 x 0,70 x 0,60 in lunghezza, altezza, profondità). Dà adito ad uno stretto e allungato corridoio (m 1 di larghezza x 4 di lunghezza) con copertura a lastroni piatti.
Lo schema compositivo interno mostra due ambienti maggiori (A e B) di pianta sub–ellittica, di sposti di seguito lungo l‘asse maggiore, le cui misure non variano sensibilmente (m 6,50 x 4 in lun ghezza e larghezza l‘ambiente A, m 6 x 4 B). Un terzo ambiente (C) (m 5,30 x 2,40 in lunghezza e larghezza), di forma sub–ellittica, alquanto schiacciata, forse comunicava con B dall‘interno. Nel l‘ambiente A residua in opera il contorno parietale aggettante costituito da lastre piatte che si interpongono a grossi blocchi, privi di lavorazione e rinzeppati in qualche punto di piccole pietre. Nella camera B le pareti aggettano fortemente verso l‘alto e sono costituite da pietre molto varie per dimensioni, disposte senza cura. Non si ha un continuo ordine filarico ma i massi sono disposti disordinatamente, tenuti saldi da piccole pietre di rinforzo. La copertura è intatta ed è ad ogiva tronca chiusa da due lastroni sormontati da un terzo che ne assicura la stabilità.
L‘altezza residua dalla colmatura è di m 4. Nel l‘ambiente C, nella parete volta a nord–nord–est, curvilinea, vi è al centro un ristretto spiraglio di luce verticale.
Mentre A e B hanno la funzione di camera, C sembrerebbe da interpretarsi come vano di disimpegno in cui trova spazio lo sviluppo della scala conducente al piano alto, che, con un andamento a gomito, segue il contorno esterno della copertura con lastroni orizzontali ascendenti verso l‘alto.
Il nuraghe, appartenente alla categoria dei nuraghi a corridoio, si presenta raffrontabile, in seguito alle più recenti ricerche, con vari altri monumenti. Fra questi si possono citare: Brunku Madugui (Gésturi–CA), Bangius (Gonnesa–CA); Iscrallotze (Aidomaggiore–OR), Funtana Suei (Norbello–OR), Tronza (Milis–OR), Frucos, Galla, Liori, Ponte Etzu (Paulilàtino–OR), Narva (Seneghe–OR); Funtanedda e Mulineddu (Sagama–NU), Fonte ‘e Mola (Thiesi–SS) che con essi condivide la specifica funzione civile (abitazione). Sul lato occidentale del monumento, dall‘altro lato della vicina strada provinciale, in seguito ad una ricognizione, è stato individuato un menhir (o pietra fitta), inedito, di calcarenite, di lunghezza m. 4,10, larghezza m. 0,50, spessore m. 0,60, rozzamente sbozzato.
Testo tratto da: I Sardi – La Sardegna dal Paleolitico all’Età Romana