Tombe dei giganti Is Lapideddas, Gonnosnò
L’area archeologica di Is Lapideddas si rivela molto importante per la comprensione dell’uso del territorio durante la preistoria e la protostoria: gli interventi di scavo, portati avanti sotto la direzione del prof. Ugas tra il 1988 e il 1992, misero in evidenza una situazione complessa per la presenza di strutture sepolcrali differenti dal punto di vista architettonico e probabilmente cronologico. Nell’area sono infatti presenti 4 tombe di giganti (indicate come T1, T2, T3 e T4126), tre fosse ad inumazione singola (T8, T9, T10) e tre fosse ad inumazione multipla (T5, T6 e T7). Furono inoltre evidenziate diverse strutture murarie per le quali appare difficile stabilire la loro precisa funzione, dal momento che lo scavo in relazione a queste costruzioni non venne terminato. Un’ipotesi potrebbe far pensare alla realizzazione di spazi di delimitazione in corrispondenza delle sepolture in fossa o alla presenza di strutture cultuali al momento non chiaramente determinabili. Le indagini permisero di rilevare la presenza di pozzetti, riferibili alla cultura calcolitica di Monte Claro. La loro presenza, seppure risulti ancora incerta la funzione stessa delle strutture, trova strette analogie col sito di Monte Pranu (Villaperuccio–CI) nel quale sono presenti strutture abitative relative alla cultura calcolitica sopracitata e tombe di giganti.
La tomba 1 conserva la parte iniziale della camera e l’ala est dell’esedra. Le parti architettoniche conservate si caratterizzano per la presenza di blocchi di grandi dimensioni che indicano l’utilizzo della tecnica ciclopica nella costruzione della tomba. La presenza di tali blocchi, che costituiscono la porzione iniziale della camera e l’ala residua dell’esedra, inserisce la sepoltura nella tipologia definita “con fronte a filari“: in particolare è osservabile l’uso della muratura a sacco, dove due paramenti di ortostati paralleli tra loro hanno la funzione di contenimento di pietrisco o altro materiale. La copertura è totalmente mancante ma è ipotizzabile la presenza di conci aggettanti impostati sui blocchi residui tali da permettere la chiusura del vano tombale. Le dimensioni della tomba sono: 3,84 m (lunghezza residua della camera); 0,60/1,38 m (larghezza residua camera); la porzione residua dell’ala est dell’esedra misura circa 5 m.
La tomba 2 conserva solo la parte iniziale della camera sepolcrale (Ugas 1990a: 143). Le misure residue di questa sono: 2,85 m (lunghezza massima residua); 1,03 m (larghezza massima residua); 0,90 m (larghezza ingresso camera). L’accesso alla camera sepolcrale risultava inglobato, al momento dello scavo, in un moderno muro a secco. Come già sottolineato, la T2 appare realizzata con la tecnica costruttiva delle tombe 1 e 3 (che verrà in seguito analizzata) e può anch’essa essere inserita nella tipologia delle tombe a filari seppure residuino solo gli ortostati interni del paramento che costituiscono la camera sepolcrale. Anche in questo caso la copertura è inesistente ed è ipotizzabile la sovrapposizione di conci disposti ad aggetto al fine di chiudere la camera. Lo scavo della tomba 2 ha messo in evidenza due livelli di deposito archeologico (US 1 e US 2) che si caratterizzano per la presenza di pochissimi reperti ossei umani unitamente a scarsi reperti quali ceramica e litica.
La tomba 4, come visto, si affianca alla T2 fino a condividere la stessa esedra. Rispetto alle altre 3 tombe di giganti si caratterizza per una tecnica costruttiva differente : non sono presenti grandi blocchi squadrati ma pietre di piccole e medie dimensioni legate da malta di fango. Le misure della tomba sono le seguenti: 3,06 m. (lunghezza camera/4,30 m compreso l’abside); 1,01 m (larghezza camera/3,35 m con i muri laterali) (Ugas 1990a: 144). La camera si conserva integralmente solo nel filare di base e appare piuttosto complesso ipotizzare come fossero impostate le pareti e la copertura stessa della camera. Tra le tombe di giganti indagate, la T4 è quella che ha restituito il contesto archeologico più completo soprattutto in riferimento ai reperti osteologici umani: all’interno della tomba numerosi scheletri vennero rinvenuti in posizione supina distesa testimoniando la pratica di tale costume funerario nel Bronzo recente
La tomba di giganti 3 è quella meglio conservata in relazione alle altre due tombe appartenenti alla medesima tipologia costruttiva (T1 e T2). L’indagine stratigrafica ha messo in evidenza come la camera (rettangolare) si sia conservata per tutta la sua estensione planimetrica (lunghezza 9,40 m; larghezza 1,40 m) mentre sia presente solo l’ala est dell’esedra (Ugas 1990a: 143). La tomba appare essere stata realizzata su un basamento in pietra che si conserva, in parte, all’esterno. Anche in questo caso possiamo inserire la sepoltura nella tipologia delle tombe a filari.
Il paramento murario interno della camera e l’esedra sono stati realizzati utilizzando grossi blocchi ortostatici mentre per il paramento esterno, la zona absidata e il basamento vennero impiegate lastre di dimensioni minori con riempimento di zeppe calcaree frammiste a terriccio (Ugas 1990a: 143); non si conserva traccia della copertura mentre il piano pavimentale della camera risulta realizzato con lastre calcaree. La tomba appariva, al momento dell’indagine archeologica, quasi totalmente sconvolta da scavi clandestini: lo scavo ha permesso comunque di individuare 7 livelli archeologici seppure molto scarsi risultino gli elementi culturali (pochi frammenti ceramici e strumenti in metallo); solo in una porzione del deposito è stato possibile individuare una sequenza con materiali del Bronzo medio avanzato (coppette fittili tronco–coniche a pareti ruvide) e del Bronzo recente (coppe e ciotole a calotta in pasta grigia) (Ugas 1990a: 143).
FONTE: LE TOMBE DI GIGANTE DI IS LAPIDEDDAS (GONNOSNÒ-OR), di Alessandra Pische
Per saperne di più:
https://www.tesisenred.net/bitstream/handle/10803/385725/ap4de5.pdf?sequence=4