Area archeologica di Bruncu Suergiu, Genoni
Il complesso archeologico di Bruncu Suergiu si trova ad una distanza di circa 10 km a ovest dal centro abitato di Genoni, sulle propaggini sud–occidentali della Giara (foglio 30, mappale 3, coordinate 1490891, 4402585). Il sito comprende svariate tracce di viabilità antica e un vasto insediamento con impianti produttivi e strutture di fortificazione, che si spinge fin sul ciglio dell‘altopiano, affacciandosi verso il Campidano con una visuale amplissima che consente di avere il completo dominio della piana sottostante.
L‘area è citata già nello studio di Taramelli del 1907 sull‘altopiano della Giara, con il nome di Bruncu Suergiu o Su Tistivigliu «dai molti avanzi di manufatti ceramici, sia romani che di età preistorica lungo l‘orlo, unitamente a molti resti di ossidiana>> (TARAMELLI 1907).
Nell‘ambito degli interventi di verifica del censimento archeologico della Giara e di una serie di approfondimenti stratigrafici realizzati alla fine degli anni ‘90 del XX secolo, il sito di Bruncu Suergiu è stato oggetto di indagine diretta da parte della Soprintendenza, seppure siano state date solo notizie preliminari dei risultati e non sia, al momento, stata reperita la documentazio ne in archivio (CAMPUS et al. 1997, GUIDO 2001, PUDDU 2001).
Gli scavi del 1997–1998 hanno accertato non solo la presenza del vasto agglomerato, ma an che di tracce di fortificazione. I sondaggi, concentratisi in particolare in due ambienti a pianta quadrangolare, hanno portato in luce materiali databili a partire dall‘età nuragica fino all‘età tardo-antica. Tra questi una protome taurina di bronzo, pertinente ad una navicella nuragica, numerosi resti ceramici di età nuragica, ceramica comune, anfore e sigillata africana per la fase di frequentazione di età romana e tardo antica.
Le ricognizioni di superficie effettuate a parti re dal 2012 hanno riguardato la perimetrazione del complesso e l‘individuazione della viabilità d‘accesso. La strada principale, di cui si riconoscono a tratti porzioni di basolato o di margines, è individuabile a partire da una distanza di circa 200 m dall‘abitato e corrisponde in gran parte all‘attua le sentiero d‘accesso al sito; altre trac ce di viabilità si riconoscono lungo il margine dell‘altopiano, in collegamento con il Nuraghe Nieddu, posto a circa 700 m in direzione nord–ovest dall‘abitato, e con l‘area sacra di Corona Arrubia, posta sulla stessa direttrice a circa 2 km di distanza.
Il sito si estende per circa 400 m lungo il ciglio dell‘altopiano: il nucleo abitativo principale si trova in corrispondenza di un fitto bosco di lecci e occupa un‘area di oltre tre ettari. È caratterizzato da uno stato di crollo diffuso, che rende problematica l‘individuazione delle planimetrie, salvo gli ambienti a pianta quadrangolare og getto di scavo alla fine degli anni ‘90, ben individuabili, e ad alcune strutture ad andamento curvilineo, attribuibili alle prime fasi dell‘insediamento e relative al periodo nuragico. Per alcune unità abitative ad andamento rettilineo si riconoscono gli accessi principali, caratterizzati da soglia e piedritti e le murature realizzate con paramenti di blocchi basaltici. Sono sporadicamente presenti, su alcuni conci in giacitura secondaria, elementi decorativi, due dei quali rappresentanti figure umane, una femminile e una maschile, di probabile pertinenza cronologica all‘alto medioevo. Nel settore sud–orientale dell‘abitato sembra riconoscibile un‘area di concentrazione degli impianti produttivi, deputati alla lavorazione di olio e vino e alla produzione ceramica.
In un‘area periferica rispetto all‘abitato, in prossimità delle strutture dell‘acquedotto realizzato negli anni ‘50, è stata individuata una struttura a pianta quadrangolare realizzata con blocchi lavorati di dimensioni maggiori rispetto a quelli che si riscontrano nell‘abitato e messi in opera con maggiore perizia. Tali resti sono forse pertinenti ad un edificio pubblico di epoca tardo–antica, come sembrano indicare i materiali ceramici visibili in abbondanza in su perficie.
In corrispondenza del ciglio dell‘altopiano sono osservabili una serie di opere murarie con probabile funzione di fortificazione e recinzione.
Tra i materiali osservati nell‘insediamento sono stati riconosciuti frammenti di ossidiana, ceramica nuragica, numerosi frammenti di anfore e laterizi, sigillata africana.
Il contesto abitativo doveva essere strettamen te relazionato con gli altri siti archeologici della Giara, in particolare con i nuraghi più prossimi, verso est Nuraghe Buccascala, verso ovest Nuraghe Nieddu e l‘area sacra di Corona Arrubia, dove è stata individuata una rotonda di età nuragica, presso la quale il culto è proseguito anche in età storica con attestazioni monetali di età romana, repubblicana e imperiale, e vanda lica avanzata. È pertanto possibile che il sito di Bruncu Suergiu, utilizzato dall‘età nuragica ma sviluppatosi principalmente nel periodo tardo antico, possa aver costituito una roccaforte dei Vandali in Sardegna, vista la loro presenza at testata sulla Giara fino al terzo decennio del VI secolo d.c.
Per questi motivi, poiché rappresenta la prin cipale attestazione di un‘area abitativa sull‘alto piano della Giara, frequentata dal periodo nuragico fino al periodo tardo antico e alto medievale, dalla quale emergono, nonostante i crolli e gli sconvolgimenti, una serie di elementi di ca rattere architettonico e socio–economico utili per la ricostruzione e la comprensione del contesto abitativo, si è ritenuto di decretare il complesso archeologico di Bruncu Suergiu bene culturale di interesse particolarmente importante, con una superficie totale sottoposta a tutela pari a oltre 11 ettari.
NADIA CANU
BIBLIOGRAFIA
TARAMELLI A. 1907, L‘Altopiano della Giara di Ge sturi in Sardegna e i suoi monumenti preistorici, Mo numenti Antichi dei Lincei, XVIII, pp. 5–120.
CAMPUS F. et al. 1997, La rotonda di Corona Arru bia (Genoni, Nuoro). Un nuovo tipo di tempio nuragi co, Bollettino di Archeologia, 43–45, pp. 34–34.
GUIDO F. 2001, Il territorio di Genoni in età roma na, in M. SANGES cur., L‘Eredità del Sarcidano e della Barbagia di Seulo, Cagliari, pp.80–82.
PUDDU M.G. 2001, La Giara, in M. SANGES cur., L‘Eredità del Sarcidano e della Barbagia di Seulo, Cagliari, pp. 75–77.