Triè – Triei: tomba dei giganti Osono

 

 

Tomba dei giganti di Osono, Triei

 

Localizzata nell’omonima vallata, a circa 3 km dal centro abitato di Triei, la tomba, nota anche con l’evocativa denominazione di S’Iscusorgeddu, è stata oggetto di una prima indagine archeologica nell’autunno del 1989 e di un ulteriore intervento di scavo e di restauro nell’estate-autunno del 1993, sotto la direzione scientifica di M. Sanges

La struttura, realizzata su un terreno in lieve pendio a 284 m. sul livello del mare, ha una lunghezza totale di quasi 25 m., con una larghezza massima di 16,5 m, mentre la corda dell’esedra misura 19,1 m.; il corridoio tombale, lungo 10,25 m. e largo 0,8 m., è costruito con filari leggermente aggettanti su cui poggiano alcuni lastroni litici ancora in situ. L’esedra semicircolare, parzialmente conservatasi, è stata realizzata con 22 ortostati in granito di dimensioni notevoli, molto spesso di riutilizzo, e presenta, nel lato posteriore, strutture murarie di sostegno del tumulo.

Le indagini stratigrafiche hanno evidenziato due differenti fasi costruttive inquadrabili nel Bronzo antico: l’impianto originario era costituito da una camera sepolcrale navetiforme tronco-piramidale absidata che in un secondo momento venne completamente rifasciata con blocchi litici e completata con la costruzione di un’esedra monumentale con ingresso architravato, sigillato da un muretto di lastrine di scisto al termine della fase d’uso.

L’evidenza materiale, pur proveniente da un deposito originario sconvolto, forse da scavi clandestini agli inizi del Novecento, è particolarmente interessante: tra i reperti di età nuragica si segnalano una ciotola con ansa a gomito databile nel Bronzo Antico, tegami con decorazione a pettine, olle, ciotole, fusaiole e un pugnaletto in bronzo a base triangolare; lo scavo dell’esedra ha messo in luce l’antico piano di calpestio in granito, dove furono scavate alcune piccole fossette che conservavano ciottoli naturali in calcare non locale, pertinenti forse a ipotetici rituali funerari.

Dopo una lunga fase di abbandono il monumento venne riutilizzato in età imperiale: lo scavo della camera sepolcrale ha permesso l’individuazione di resti scheletrici umani pertinenti a un numero imprecisato di defunti, con corredo costituito da ceramiche di produzione locale e di importazione, monete, sporadici frammenti di vetro ed elementi di collana in pasta vitrea policroma e in ambra.

Testo tratto da :  Il riutilizzo di tombe di giganti in età romana, di Claudio Farre

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