Meàna – Meana Sardo: nuraghe Nolza

Nuraghe Nolza, Meana Sardo

 

Coop. Ortuabis

0784 64183 – 329 1143693
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Come arrivare:

Prendere la SS 128 in direzione Meana Sardo, circa 1 km prima del centro abitato svoltare sulla sinistra su una strada asfaltata e proseguire per circa 4 km. Svoltare a sinistra e proseguire per 4 chilometri. Al bivio si svolta di nuovo a sinistra e dopo circa 1,5 km a destra. Seguire sempre la strada principale, svoltando a destra ai due successivi incroci, fino ad arrivare al parcheggio. 

Il sito si sviluppa sul rilievo più alto dell’altopiano scistoso di Su Pranu, nella Barbagia di Belvì.

Costituiva l’insediamento principale di un vasto sistema territoriale nuragico, che comprendeva diversi nuraghi complessi di livello gerarchico inferiore (come il Genna Corte di Laconi), molti nuraghi semplici, villaggi e tombe di giganti.

L’area archeologica comprende un nuraghe complesso, quadrilobato, e un villaggio di capanne circolari che si estende intorno al monumento per una superficie di circa 2,5 ettari.

Il nuraghe è il risultato di diversi interventi di ristrutturazione, avvenuti dopo la prima fase di vita, nel Bronzo medio, e protrattisi per tutto il Bronzo recente e fino al Bronzo finale, quando il nuraghe venne sostanzialmente abbandonato salvo sporadiche frequentazioni.

Nella prima stesura, il nuraghe era già un complesso quadrilobato, costruito attorno ad un mastio centrale con piccolo cortile allungato fra le torri del prospetto meridionale: in questa fase, il materiale utilizzato fu lo scisto locale, con blocchi disposti in filari orizzontali.

Il bastione è del tipo a profilo retto-curvilineo, con torri che si staccano nettamente dalle cortine rettilinee; lo schema è abbastanza regolare nelle tre torri Nord-Ovest, Sud-Ovest e Sud-Est mentre la torre Est rompe decisamente l’armonia planimetrica. Le misure del bastione fra le torri, sulle due diagonali Nord-Ovest/Sud-Est ed Est/ Sud-Ovest, sono rispettivamente 28 metri e 26 metri circa, mentre le larghezze laterali variano da 20 metri fra le torri Est/Sud-Est e Nord-Ovest/Sud-Ovest, e 25 metri fra le torri Nord-Ovest/Est. La camera del piano terra del mastio è ancora sepolta e attende di essere scavata.

In un secondo momento, nel Bronzo recente, la fortezza subì una radicale ristrutturazione, forse anche a causa di importanti cedimenti dovuti al tipo di materiale scistoso impiegato nell’opera muraria. Vennero quasi completamente smantellate le torri Sud-Ovest e Sud-Est, con le relative cortine che le raccordavano alle altre due; le nuove torri e le nuove cortine vennero realizzate con blocchi di porfido, materiale proveniente da una distanza di circa 3 chilometri. In questa fase, venne anche colmato di macerie il cortiletto interno e portato all’altezza del finestrone del primo piano; anche la parte sommitale del mastio, con la tholos della camera del primo piano, vennero ristrutturati utilizzando, oltre al porfido, anche dei conci a coda di trachite nel coronamento della torre come anche delle torri e cortine del bastione.

Il nuovo cortile sopraelevato, lastricato, venne messo in comunicazione con le torri angolari tramite scalette discendenti; una di queste si dirigeva verso la cortina Ovest, dove incontrava una piccola celletta voltata a tholos, sulla quale si aprivano il corridoio che conduceva alla torre Sud-Ovest ed il breve andito che sfociava nel nuovo ingresso aperto nella cortina Ovest.

In occasione di un nuovo intervento, in una fase di cambio di destinazione dell’edificio fra Bronzo recente e finale, la scala che dalla torre Nord-Est conduceva agli spalti del bastione venne in parte interrotta e colmata di detriti, per ottenere il piano su cui edificare un nuovo ambiente sulle parti alte del bastione, fra il mastio e la cortina Nord-Est (il cosiddetto ambiente I). La struttura originariamente voltata a tholos, pavimentata con un vespaio di lastre e argilla battuta concotta; presenta un bancone ed un focolare costituito da blocchi di trachite.

Testo tratto da “La Sardegna Nuragica” , a cura di Alberto Moravetti, Paolo Melis, Lavinia Foddai, Elisabetta Alba

http://www.sardegnadigitallibrary.it/documenti/17_27_20180611131452.pdf

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