Macumère – Macomer: nuraghe Santa Barbara

 

Nuraghe Santa Barbara, Macomer

 

Il complesso, costituito da una torre centrale (A) racchiusa parzialmente da un bastione quadrilobato includente, nella fronte, un cortile a cielo aperto.

Non è attualmente rilevabile, sebbene se ne intuisca il profilo sul terreno, l’antemurale rilevato dal Lamarmora che a otto metri di distanza dal nuraghe ne difendeva il lato SE e – verosimilmente – l’intero perimetro. Gli scavi condotti negli anni 1979-81 hanno consentito una più corretta lettura planimetrica del monumento, modificando in parte i disegni eseguiti nel passato – in particolare quelli di A.J. Lallemand per il Lamarmora e del Newton per il Mackenzie – necessariamente imprecisi ed incompleti per l’impossibilità, prima dei lavori, di rilevare i vani interni ostruiti dal crollo.

Si è potuto accertare, ad esempio, che non esistono i corridoi di raccordo fra le quattro torri d’angolo del bastione: infatti, le torri poste ai lati del cortile – la B, a destra, e la C a sinistra – non consentono l’accesso diretto alle torri di retroprospetto – D ed E –, mentre occorrerà completare gli scavi per verificare se queste due ultime torri fossero comunicanti fra di loro mediante un corridoio.

Il bastione, d’impianto quadrangolare con cortine murarie a profilo concavo-convesso includenti le torri d’angolo, si conserva per una altezza massima di m 8,80 a NO ed una minima di m 2,00 ad Est.

L’opera muraria è costituita da blocchi di basalto, appena sbozzati e disposti a file orizzontali regolari.

L’accesso al bastione avviene a SE attraverso una porta quadrangolare che introduce in un breve andito trapezoidale, e quindi in un cortile a pianta vagamente semiellittica nel quale si aprono gli ingressi alla torre centrale e a quelle di prospetto.

La torre B, preceduta da un breve andito strombato verso l’interno e con una nicchia nella parete destra, vistosamente restaurata in antico, ha pianta circolare (diam. m 3,30) con una altezza residua di m 3,20 (11 filari) e una feritoia, coassiale all’ingresso e rialzata dal piano di calpestio.

Un’ampia porta trapezoidale, rialzata di m 0,50 dal pavimento, si apre nella parete SO della camera ed immette in un breve ripiano ove si affacciano tre ampie nicchie-feritoie. Da questo, volgendo a destra, inizia una scala che corre parallela alla cortina muraria di prospetto fin quasi all’altezza del cortile per compiere, poi, una svolta a gomito – sempre verso destra – e continuare al di sopra dell’andito che introduce nella torre B e quindi sul bastione. L’esistenza di questa scala, priva attualmente della copertura ed anche dei gradini, rimossi probabilmente in età romana quando essa venne riutilizzata come vano, consente di accertare un accesso alla torre B anche dall’alto del bastione.

Alla torre C, di pianta circolare (m 4,00×4,10; alt. m 5,00), si accede direttamente dal cortile per una porta architravata: alla sinistra di chi entra abbiamo un’altra nicchia-feritoia e quindi tre stipetti, mentre coassiale alla feritoia si apre, sopraelevata, un’altra nicchia-stipetto.

Completano il profilo del bastione le torri D ed E, entrambe da scavare, anche se la E appare quasi totalmente distrutta. È possibile che anche nella E si entrasse dall’alto del bastione come si può ipotizzare per la D, ma è anche possibile che essa avesse un ingresso indipendente – come, ad esempio, la torre D del Nuraghe Losa di Abbasanta – e questo potrebbe anche spiegare la sua completa distruzione dovuta all’indebolimento della muratura proprio per la presenza dell’ingresso.

La torre centrale A, di forma troncoconica e con una altezza residua di circa 15 metri ed un diametro di m 9 allo svettamento, presenta un profilo con inclinazione non uniforme. L’opera muraria è costituita da blocchi lavorati con una certa cura e ordinati a filari orizzontali regolari.

L’ingresso al mastio, volto a SE e di luce trapezoidale sormontata da un robusto architrave con finestrino di scarico, introduce in un corridoio a copertura piatabandata e marginato da una nicchia, a sinistra, e dalla scala a destra.

La nicchia ha pianta sub-poligonale, mentre la scala ha ingresso ogivale e mantiene una larghezza media di 1,00 ed una altezza di m 3,50: i gradini sono regolari, connessi con cura e ben tagliati, fatta eccezione per un breve tratto in prossimità del finestrone del primo piano e all’altezza di un vanoripostiglio che si apre nella spalliera destra della scala stessa.

La camera del piano terra, non perfettamente circolare in pianta (m 5,05×5,80), si conserva intatta con una altezza di m 9,60 (19 filari) e presenta tre nicchie disposte a croce (A,B,C). Di queste nicchie, quella centrale appare appena accennata mentre le altre – contrapposte – sono piuttosto ampie e spaziose.

Il vano del primo piano appare molto più regolare di quella del piano-terra: ha pianta circolare (diam. m 3,50), è priva di vani sussidiari ed ha una altezza di m 4,80. È illuminato da un finestrone trapezoidale con architrave arcuato (largh. m 1,05/0,55; alt. m 1,10). Allo svettamento è ancora visibile il profilo di pianta di una terza camera (diam. m 3,10) con una altezza di m 0,35 e due filari.

Intorno al monumento i resti di un vasto abitato, perdurato in età romana e altomedievale.

Testo e immagini tratte da “Ricerche archeologiche nel Marghine Planargia” di A.Moravetti

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