Baunei: nuraghe Genna ‘e Sarmentu o Alvu

 

Nuraghe Genna ‘e Sarmentu o Alvu, Baunei

 

Il nuraghe Alvu entra nella storia degli studi a partire da Antonio Taramelli (Taramelli 1929, pp. 3-6), anche se le notizie da lui fornite sembrerebbero riferirsi al Nuraghe Albu e susu, una muraglia di cronologia tutt’ora incerta che cinge il picco roccioso al di sopra di Genna e Sarmentu. Nella successiva letteratura, il monumento è citato per informazioni di carattere topografico e tipologico (Melis 1967, pp. 96-97) o in relazione a rinvenimenti particolari avvenuti nell’areale, quali la nota navicella con protome bovina, rin- venuta nel 1955 in una fenditura della roccia non distante dal nuraghe (Lilliu 1966, pp. 488-489, Depalmas 2005, pp. 80, 310; Salis 2014, n. 30, p. 447)

Nel 1977, Giovanni Lilliu, in uno studio che prende avvio dal betilo antropomorfo collocato davanti al sagrato della chiesa di San Pietro a Golgo, scrive a proposito di Genna e sarmentu: «questo monumento non è ancora stato rilevato, mentre meriterebbe unʼattenta indagine in e per la sua posizione al centro di una zona di particolare interesse economico» (Lilliu 1977, nota 5, p. 74). Per avere delle descrizioni puntuali, si devono attendere gli anni ’80 del Novecento, con le ricognizioni sistematiche effettuate dalla Soprintendenza per i beni archeologici di Sassari e Nuoro, (Fadda 1983; Manunza 1984a, 1984b; 1988, 2000) al fine di costruire un piano di valorizzazione delle risorse archeologiche del territorio. Vista la qualità paesaggistica del contesto in cui è ubicato, il nuraghe Alvu è stato oggetto di pubblicazioni di taglio più marcatamente naturalistico (Aste 1985), mentre il primo studio sistematico sul monumento si deve a Manconi Quesada (Manconi Quesada 1992), che porta il complesso alla attenzione della comunità scientifica. Recentemente, il nuraghe è stato analizzato dalla scrivente, nell’ambito della tesi di Laurea magistrale incentrata sulle emergenze archeologiche della vallata di Golgo (Pusole 2014). Il nuraghe Alvu svetta su un rilievo roccioso posto sul versante occidentale della codula di Dolcolce, sfruttandone alcuni tratti di roccia come barriera naturale. La documentazione grafica, realizzata con il supporto del laser scanner, ha consentito una lettura di dettaglio del monumento e una analisi delle unità stratigrafiche murarie (figg. 1, 2). Realizzato interamente con basalto reperibile in loco, conserva la torre centrale, per un massimo di 3,00 m di altezza, circondata da un bastione (fig. 3). Il paramento murario della torre non risulta omogeneo: sulla facciata Ovest, i blocchi squadrati, di forma allungata e lavorazione accurata, sono in netto contrasto con il restante apparato mura- rio, realizzato con blocchi poligonali appena sbozzati inframmezzati da zeppe di rincalzo. Il lato Est è crollato, lasciando a vista un ambiente interno in origine coperto a tholos ed il riempimento della muratura con la messa in opera di numerose zeppe in calcare. La camera era accessibile tramite un’apertura architravata in asse con l’ingresso dall’esterno (quest’ultimo munito di finestrello di scarico) che si apprezza sul paramento murario Ovest della torre principale, seppure attualmente ostruito dal crollo. All’interno del corridoio che collega l’accesso alla tholos con l’esterno, è presente a sinistra la scala elicoidale, percorribile per qualche metro, mentre a destra un vano che è stato interpretato come garitta (Manconi Quesada 1992), attualmente, dopo una parziale rimozione del crollo ad opera di clandestini, sembra più opportuno ritenerlo il proseguo della scala che scendeva al piano inferiore. L’ipotesi che si ritiene proponibile è che la scala fungesse da collegamento per le tholos sovrapposte della torre centrale.

Il bastione cinge la torre, conservandosi in elevato a Nord/NordOvest per un massimo di 4,00 m. Realizzato con blocchi poligonali di dimensioni maggiori alla base, è leggibile per un tratto sia nel paramento esterno che in quello interno, realizzato in forte aggetto. Data la potenza del crollo, è difficile capire se il bastione in questo tratto maggiormente leggibile delimitasse uno spazio all’aperto o ospitasse un corridoio perimetrale. Rende ancora più ardua la lettura la presenza di lacerti murari aggiunti in una seconda fase che chiudono il passaggio a Nord/NordEst, riconoscibili perché realizza- ti con pietre di varia pezzatura disposte in maniera caotica. All’interno del bastione, in prossimità del paramento murario interno, si individua un anomalo pozzettoprofondo 4,10 m e largo m 0,30×0,50, realizzato in blocchi poligonali ordinatamente posizionati a filari sovrapposti, leggibili fino a cinque filari. Non è chiara la funzione di questa struttura, che è stata attribuita alla chiave di volta di una tholos (Manunza 2000, p. 125), ma potrebbe essere anche un foro che sfocia in corrispondenza di un corridoio di un altro ambiente, e in questo caso si potrebbe interpretare come presa d’aria o, più probabilmente, come elemento strutturale. Sulla sommità del bastione si individua un mensolone di forma irregolare ancora in posizione originaria, lievemente inclinato su un fianco. Sul versante Est, al bastione, in prossimità del punto in cui viene obliterato dal crollo, si addossa un muro ad andamento rettilineo, costruito con blocchi irregolari disposti in modo variabile, da ascrivere a fasi successive rispetto a quella nuragica. Tale muro, che poggia su tre massi di grosse dimensioni ed è interrotto da un ingresso poco curato nella messa in opera delle pietre, presenta, a circa 0,50 m di distanza dal bastione e a circa m 0,80 di altezza, una nicchia (cm 0,30 x 0,30). Si interrompe improvvisamente in prossimità del costone roccioso, coronato da alcuni tratti murari

Il complesso nuragico, è circondato da ulteriori apprestamenti murari. Il versante Ovest è cinto da una cortina muraria ad andamento sinuoso in cui sono inserite 11 mensole di forma, dimensione e grado di lavorazione differente (altre due si individuano nel crollo in prossimità della stessa. Mentre alcune risultano appena sbozzate, altre sono ben rifinite ed accuratamente levigate. L’osservazione della tessitura muraria della corti- na, eretta con blocchi di forma e dimensioni variabili ed irregolari, poggianti direttamente sulla roccia viva, evidenzia delle differenze che fanno ipotizzare più fasi di realizzazione. Seguendo i bordi del terrazzo che delimita il complesso, a Nord e ad Est, brevi tratti murari integrano la roccia naturale

Nell’angolo NordOvest del rilievo roccioso su cui sorge il complesso, affiorano i resti di una struttura la cui lettura è resa difficoltosa dal crollo che la interessa in tutti i settori. La muratura sembrerebbe poggiare sul filare interno dell’antemurale e proseguire con andamento rettilineo fino all’ingresso, rivolto ad Est e sormontato da un architrave spezzato ed inclinato verso l’interno. Il crollo, ma anche i rimaneggiamenti cui sono state sottoposte le strutture di questo settore con l’impianto, a poche decine di metri, di un ovile  e vani di servizio ad esso annessi, rende difficile fare considerazioni precise. Potrebbe essere di età storica anche la struttura che propone pianta ellissoidale presente all’interno dell’antemurale ed è realizzata con blocchi in opera mista di basalto e calcare (indicata in viola in pianta). Lungo il versante Ovest dell’altura si estende il villaggio

FONTE: Alessandra Pusole
Un contributo allo studio delle emergenze nuragiche sul Golgo (Baunei-Nuoro)
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