Senorbì: nuraghe Simieri

Nuraghe Simieri, Senorbì

 

Il nuraghe di Simieri sorge lungo la strada che da Senorbì porta ad Ortacesus. Di questo importante nuraghe restano vistosi resti della torre centrale la cui cupola è però crollata e la cui parte inferiore potrebbe essere sepolta dalla terra che il maestrale vi ha accumulato nel corso dei secoli.

Al nuraghe Simieri, in agro di Senorbì, faceva riscontro il complesso nuragico sito in regione Santu Teru di Senorbì, dove è stata anche ipotizzata l’esistenza di un tempio a pozzo. Qui, nel 1841, fu rinvenuto uno dei più bei bronzetti nuragici che orna il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari: un soldato nuragico cornuto, con scudo e spada nella destra. La statuina è di accurata fattura, ben proporzionata e plasmata con dovizia di particolari. Il piccolo bronzo è impostato frontalmente su base piatta con quattro fori destinati ad alloggiare dei chiodi per il fissaggio ad un supporto. La figurina è caratterizzata, soprattutto, da un elmo con lunghe corna che si slanciano verticalmente, incurvandosi simmetricamente all’indietro. Il corpo appare stretto da una tunica a due balze a cui si sovrappone una corta corazza provvista, a metà altezza, di una cintura a cerniera dalla quale pendono sulle spalle due bande frangiate. Gli stinchi sono coperti da gambiere curate nella rappresentazione particolare dei singoli anelli delle stringhe di cuoio girate nei polpacci. Lo scudo, impugnato nella mano sinistra, è circolare con umbrone centrale e da esso spuntano in alto tre piccole spade.

L’eleganza della rappresentazione, che cura i particolari senza nuocere alla solidità dell’impostazione globale, fanno di questo bronzetto uno dei capolavori della plastica nuragica dell’Età del ferro.

Fonte:Comune di Selegas

https://www.comune.selegas.ca.it/selegas/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/19

LEGGENDA:
Si racconta che un tempo, dove oggi sorge il centro abitato, ci fosse una foresta fitta e intricata abitata da tanti cinghiali.Ma un giorno, giunse qui un popolo bello e forte , le cui donne erano delle fanciulle bellissime, con una pelle così delicata che una foglia di lattuga avrebbe potuto ferirle. Gli uomini erano dei rari giganti. In un giorno solo disboscarono la foresta e ammazzarono i cinghiali. Il giorno dopo nella stessa zona costruirono un villaggio che chiamarono Sirbonì (da “sirboni”- cinghiale) che con i millenni si è trasformato in Senorbì. Questo popolo era diviso in ceti sociali. La corte e la nobiltà si stabilirono rispettivamente nel colle di Simieri e di Segolay (attuale Santa Mariedda), il popolo in povere capanne costruite a valle, dove oggi sorge Senorbì.
Si racconta che il sovrano di questo popolo, che abitava nel nuraghe di Simieri, si innamorò di una giovane di Segolay, ma trascorsi tanti anni senza che venisse corrisposto, il re impazzì per il dolore e distrusse la sua reggia uccidendo i cortigiani. Anche il telaio d’oro che aveva preparato per la sua sposa rimase sepolto nel nuraghe. Qualcuno dice che ancora oggi a mezzogiorno nelle calde giornate estive si possa sentire, portato dal vento, il rumore del prezioso telaio accompagnato dal canto delle cortigiane.

Fonte: http://web.tiscali.it/Senorbi2000/page13.html

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