Nuxis: pozzo sacro di Tattinu

 

Pozzo sacro di Tattinu, Nuxis

Pozzo sacro di Tattinu, Nuxis

Il tempio a pozzo di Tattinu, sull’estremo angolo sud-occidentale della Sardegna si colloca, ai piedi di una modesta collinetta conica, su cui insistono i ruderi di un nuraghe monotorre indeterminato. Il tempio mostra di essere autonomo dallo stesso nuraghe, sia perché distante m 250/300 circa, sia in quanto è pertinente a un piccolo villaggio di capanna, di cui costiuisce con ampia verosimiglianza, il principale centro di riferimento. Tre interventi di scavo con finanziamenti della Regione Sardegna (V. Santoni, L, Alba, G. Bacco, 1980, 1981, 1984-1985) hanno consentito di avviare una preliminare indagine lungo la gradinata di accesso al pozzo e nell’area esterna immediatamente contigua dove si dispongono spazi di frequentazione e capanne di cui residuano brandelli di zoccoli murari. In quest’area e in quella restante del villaggio tali zoccoli murari, per lo più eretti con blocchi poliedrici di media pezzatura e con grossi ciottoli fluviali, accennano a definire ambienti ovali, circolari o di gusto rertocurvilineo indeterminati.

In direzione orientale e a sud-est dove è lambito dal corso di un modesto torrente, l’aggregato abitativo mostra di essere contornato da resti murari di maggiore consistenza, di cui è attualmente prematuro valutarne la funzione e lo svolgimento. Il tempio a pozzo è retrocesso verso il margine periferico settentrionale rispetto all’epicentro di espansione del villaggio. Fatte salve le verifiche di conferma ancora attuabili con il perfezionamento conclusivo dello scavo dell’area, l’esemplare di Tattinu, diversamente da altri, non parrebbe mostrare traccia di vestibolo, né del tamburo murario subaereo di delimitazione esterna della carnera.

Su altro piano va anche osservato che mentre il primo gradino della scala emerge poco sotto la linea dello humus, gli anelli terminali della falsa cupola lo sopravanzano di soli m 0,60 circa, in tal modo emergendo appena dal piano di campagna, all’incirca come in origine. In definitiva, l’edificio templare si rivelerebbe pressoché integralmente ipogeico. In aderenza con la tecnica edilizia adottata negli ambienti del villaggio, anche i rispettivi paramenti murari del vano-scala e della camera del pozzo sono ottenuti con lastre e con blocchi poliedrici di media pezzatura, scelti al naturale e non sbozzati, sapientemente integrati, nell’ordito filarico irregolare e discontinuo, da lastrine e da grossi ciottoli fluviali, tutti meglio saldati fra loro da fitte zeppe di rincalzo. Nella progressione in elevato del paramento murario l’uso dei blocchi e delle lastre maggiori viene poi funzionalmente riservato alla erezione degli stipiti dell’ingresso a luce angolare, che introduce nella canna del pozzo, al piede della gradinata pur essa eretta con lastroni di relativa grandezza.

L’ingresso, a sua volta, è anche consolidato da due lastroni piatti di maggiori dimensioni, inseriti a differenti altezze, alla sommità angolare, tra i due stipiti contrapposti, così da produrre insieme due ampi finestrini di scarico, l’uno sovrapposto all’altro sotto il vertice. La scala che scende a progressione obliqua fortemente ripida è ostruita nel tratto terminale da un muretto disordinato di blocchi, dell’altezza di m 1,30 sull’ultimo gradino. Tale muretto sinora non rimosso, avrebbe cioè occluso, in epoca imprecisata, i restanti otto/nove (?) gradini dei 28/29 complessivi. Anche tale occlusione, come già i lastroni superiori di raccordo intermurario fra gli stipiti, assolverebbe la funzione di fornire maggiore stabilità allo stesso ingresso che, in tal modo, conserverebbe un’altezza residua di m 1,87, dei m 3,17 originari, sotto la linea del primo dei due lastroni. Ora, a ben guardare, l’insieme architettonico in pianta e in elevato del tempio a pozzo è composto sempre tenendo di mira il conseguimento delle migliori condizioni di stabilità dei paramenti murari, costantemente rapportata ovviamente alla tecnica edilizia, per altro precaria, degli stessi rivestimenti murari e, insieme, alla relativa profondità di quota raggiunta per la cattura dell’acqua sorgiva. Si spiegherebbe in tal modo, sia lo sviluppo planimetrico per il quale la scala e la cella ipogeica compongono insieme un vano rettangolare molto allungato (m 8,12xl,10/l,25 largh. scala e camera), quasi senza soluzione di continuità, solo appena ristretto in corrispondenza dei due stipiti, sia la progressione a falsa cupola stretta e molto slanciata, (m l,25xl,82 base x 5,12 h) desinente con profilo cilindroide verso la sommità (0,75 diam. x 1,10 h). La progressione dell’indagine consentirà di raggiungere la base originaria del pozzo, essendosi lo scavo bloccato al piede del gradino inferiore della scala. Sebbene non sia stata ultimata l’indagine, tuttavia i dati recuperati dallo scavo dei tre quarti del vano scala e dei lembi superiori di taluni ambienti contigui al pozzo sul fianco nord-occidentale, consentono di individuare almeno due fasi distinte di frequentazione, pertinenti rispettivamente al pieno dell’età del ferro e al bronzo finale, non escludendo tuttavia la preesistenza del bronzo recente di cui si colgono alcuni utili indizi.

a) Età del Ferro: Frammento di vaso piriforme con decorazioni zonali tratteggiate del tipo geometrico, attestate nei vasi piriformi di Sant’Anastasia di Sardara. Proveniente dal tratto medio iniziale del vano scala (scavo L.. Alba agosto 1980).

b) Bronzo Finale. Frammento di olletta ovoide con orlo piatto rientrante orizzontale del tipo 119, Mirza Cuccureddus -Villaspeciosa. Proveniente dal gradino n. 14 (Scavo L. Alba, settembre 1980). Di questo ultimo orizzonte culturale, meglio proponibile come ancora fortemente impregnato delle componenti formali del Bronzo recente (fine XII sec. a.C.), si presentano taluni reperti materiali provenienti invece dallo scavo di ambienti e di spazi esterni al pozzo (Scavo G. Bacco 1984-85).

Quadr. 2 CI -Tattinu n. 1 Frammento di scodellone carenato, biansato. Impasto uniforme, granuloso, grigio-cenere. Superfici ingubbiate bruno-nerastre. Dimensioni: 0 ricostruito: m 0,60, spessore parete: m 0,81/l,2. Confronti: SEBIS 1982, p. 112, figg, 9, 10 (Cuccuru S’Arriu); V. SANTONI 1985-Il, p. 67, Tav. XXV.

Quadr. 2 C I -Tattinu n. 2 Frammento di collo di vaso globoide biansato. Impasto grigio-cenere al centro, nocciola chiaro ai lati. Velo di colore rossastro sulle superfici. Dimensioni: 0 ricostruito, alla bocca: cm 14,6; h collo: cm 6,2; spess. parete: cm 0,5/0,6. Confronti: SEBlS 1982, p. 112, figg. 9, 12 (Cuccuru S’Arriu).

Quadr. 2 C -Tattinu n. 3 Ansa a gomito rovescio di vaso globoide a collo. Impasto bicromo rossastro esternamente e grigionerastro nel mezzo. Superficie esterna ingubbiata di color nocciola rossastro. Dimensioni-piastra: cm 11,00 (base) x 8,00 (h) – spess. parete: cm 0,8/0,9. Confronti: BERNABO’ BREA-CAVALIER, 1980, p. 601, Tav. CCXLVII, 3 b-d (Ausonio II).

Quadr. 2 C -Tattinu n. 4 Frammento di ciotola carenata a piattello concavo. Impasto depurato grigio-nerastro al centro e grigiocenere in superficie. Dimensioni: cm. 3,7×2,8; spess. parete: cm 0,4. Confronti: SEBIS 1982, p. 112, figg, 9, 5, 14 (Cuccuru S’A.rriu); UGAS 1982, p. 41, Tav. XXVII, 77 (Corti Beccia); CREMONESI 1968, pp. 272, 275, figg. 10, 4 (gr. dell’Orso -Sarteano).

Quadr. 2 B IV -2 C II -Tattinu n. 5 Frammento di olletta sferoidale con accenno di breve collettino eretto. Impasto grigio-nerastro, grigiocenere verso l’esterno. Superfice ruvida per la venuta meno dell’engobbio. Dimensioni: cm 9,2×6,7xl,OO/l,l (spess. parete); C, ricostruito: cm 20,2. Confronti: SANTONI 1985-II, p. 123, Tav. XXV, 123. 203

Testo tratto da: AA.VV. Civiltà Nuragica- Electa, 1985

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