Biddaspitziosa – Villaspeciosa: mosaici policromi di San Cromazio

Mosaici policromi di San Cromazio, Villaspeciosa

                        

 Il sito è noto soprattutto grazie alla scoperta di un vasto mosaico policromo pavimentale, il più grande (circa 160 mq) e meglio conservato tra quelli sinora ritrovati in Sardegna.
Il mosaico (nei colori bianco, nero, rosso, verde, ocra) consiste in una serie di pannelli contigui disposti intorno ad un rettangolo centrale. La fascia esterna è racchiusa in un bordo decorato con motivo a “chevrons”, mentre i singoli pannelli presentano i seguenti motivi decorativi: a) embricatura di “kantharoi” (il ramo di miglio qui presente risulta attestato solo in Africa e a Piazza Armerina); b) embricatura di pelte (confrontabili con quelle di un pavimento di Djebel Oust in Tunisia); c) rosoni racchiusi da foglie d’acanto, d) reticolato obliquo di fasce che contengono quadrati curvilinei formati da foglie d’acanto (le foglie d’acanto trovano riscontri puntuali in Africa nei siti di Utica, Sousse, Cherchel); e) ottagoni tangenti.
Il mosaico pavimentava un grande vano rettangolare posizionato ad O rispetto ad una serie di strutture pertinenti a un impianto termale, di cui sono leggibili il “frigidarium” (sala dotata di vasca per il bagno freddo), il “praefurnium” (vano e forno per il riscaldamento), il “calidarium” (sala riscaldata) e alcuni ambienti interpretabili come “tepidaria” (sale riscaldate a temperatura media) o come “tepidarium”, “laconicum” (sala destinata ai bagni di vapore), “destrictarium” (spogliatoio in cui i frequentatori delle terme potevano dedicarsi alla pulizia dal sudore e dalla polvere per mezzo dello strigile).
Per quanto concerne l’interpretazione funzionale dell’ambiente in cui risulta collocato il grande mosaico, il dibattito è ancora aperto. L’ipotesi interpretativa attualmente più accreditata ritiene che si tratti della pavimentazione di una grande chiesa realizzata nel IV secolo d.C. sulle preesistenze di un edificio termale del periodo romano imperiale.
Il mosaico venne restaurato in età bizantina, intorno al VI secolo, con l’aggiunta di un grande vaso per libagioni posizionato al centro, simile a quelli più piccoli sul lato sinistro. Di età bizantina sono inoltre le sepolture a cista individuate nelle immediate vicinanze dell’ambiente termale.
Intorno alle terme forse adattate a chiesa si era sviluppato un villaggio, le cui strutture insistevano sulle rovine di precedenti edifici romani; il villaggio venne abbandonato nell’altomedioevo.
Degna di nota l’individuazione di una piazza lastricata in pietra sulla quale si affacciano numerosi locali e si dispone una decina di tombe di età romana. Questo insieme di ritrovamenti sono stati interpretati come tracce dell’esistenza di un piccolo centro abitato di età romana (“vicus”), a cui sembra possibile attribuire la funzione di “mansio”: si tratterebbe cioè di una delle stazioni di riposo e di approvvigionamento dislocate lungo le arterie stradali.

 

Fonte: Sardegna Cultura

http://www.sardegnacultura.it/j/v/253?v=2&c=2488&t=1&s=20088

 

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