Casteddu – Cagliari: periodo punico e romano

 

Villa di Tigellio, Cagliari

 

L’antica Karales romana ha lasciato in eredità alla città di Cagliari numerose ed interessanti testimonianze, che si concentrano soprattutto nell’area della valle di Palabanda (quartiere di Stampace), ai piedi del colle di Buoncammino.

In questo contesto si inserisce la cosiddetta Villa di Tigellio, nelle vicinanze dell’ Anfiteatro Romano; essa in realtà è un complesso archeologico riconducibile non ad una sola villa ma a diverse domus che facevano parte di un elegante quartiere residenziale, sorto alla fine del I secolo a.C. e abitato fino al VI – VII secolo d.C.

La denominazione Villa di Tigellio è da attribuire al canonico Giovanni Spano, grande storico sardo che individuò in questi luoghi la sede dell’abitazione del poeta e musico sardo Tigellio Ermogene, contemporaneo dell’imperatore Augusto e di importanti autori come Cicerone e Orazio; dalle testimonianze dell’epoca ci giunge il ritratto un personaggio noto per le sue ricchezze ma anche per le sue stravaganze, grande amante del lusso e della vita mondana.

Il complesso archeologico della Villa di Tigelliocomprende le vestigia di tre abitazioni patrizie e di un complesso termale; di quest’ultimo rimangono i resti del pavimento del calidarium, in mattoni laterizi. Le abitazioni sono conformi alla tipologia edilizia della domus romana: è chiaramente riconoscibile l’atrio tetrastilo, in cui il tetto spiovente (impluvium) era sorretto da quattro colonne e convogliava le acque piovane in una cisterna centrale (compluvium) posta sotto il pavimento; comunicante con l’atrio vi era il tablino, studio del padrone di casa e ambiente adibito al ricevimento degli ospiti; ai lati e alle spalle dell’atrio erano invece posizionati i cubicula, piccoli ambienti destinati alla notte.

Due sono le ville meglio conservate; la prima è detta “casa degli stucchi” per via delle superbe decorazioni murali che vi sono state rinvenute ed era dotata di peristilio, di cui sono rimaste alcune colonne; l’altra è detta “casa del tablino dipinto”e vi sono stati rinvenuti resti di pitture murali e pregevoli mosaici pavimentali. Della terza villa, invece restano solo alcune tracce dei muri.

L’osservazione delle strutture superstiti nel complesso della Villa di Tigellio permette interessanti considerazioni sulle tecniche costruttive del tempo; si può infatti notare l’utilizzo della tecnica di origine punica “a telaio” per la costruzione dei muri, che consisteva nell’utilizzo di grossi ortostati disposti verticalmente alternati a tratti realizzati con pietre più piccole. Sono inoltre visibili resti di affreschi e un pavimento costruito nella tecnica dell’opus signinum, inglobando nel cocciopesto delle tessere in marmo bianco.

http://cagliarisardegna.it/hot-spot/villa-di-tigellio

 

 

 

Anfiteatro romano, Cagliari

 

L’ anfiteatro, costruito tra il I e il II secolo d.C., sorge alle pendici del colle di Buon Cammino. Per la sua costruzione furono sfruttate le caratteristiche naturali dell’area, infatti l’arena e parte della cavea furono scavate nella roccia, mentre la monumentale facciata che si ergeva nel lato sud ed era alta circa 20 metri e la restante parte della cavea erano costruite in blocchi calcarei cavati nelle vicinanze. Tutto il monumento era rivestito di materiali pregiati, come mostra la grande quantità di sottili lastrine di marmo rinvenute negli scavi ottocenteschi ad opera di Giovanni Spano. Nell’anfiteatro potevano trovare posto circa 10.000 spettatori, il cui posizionamento negli spalti dipendeva, come nel resto dell’impero, dalla classe sociale o in alcuni casi dai meriti o demeriti personali. Gli spettacoli che vi si svolgevano erano vari: combattimenti gladiatorii, lotte tra belve o tra uomini e belve, esecuzioni di sentenze capitali. Lungo l’arena era scavato il corridoio dove trovavano posto le gabbie per gli animali, mentre al di sotto delle gradinate erano ricavati numerosi corridoi e ambienti di servizio. Purtroppo nel corso dei secoli il monumento è stato soggetto a una lunga e inesorabile spoliazione protrattasi sino alla metà dell’ Ottocento e cui risultati sono ampiamente visibili: delle parti in muratura e dei rivestimenti non resta infatti alcuna traccia.

(https://www.sardegnaturismo.it/it/esplora/anfiteatro-romano-di-cagliari)

 

 

 

 

Parco archeologico della necropoli fenicio-punica-romana di Tuvixeddu

 

Numerose indagini archeologiche hanno documentato una continuità di frequentazione ed uso dell’area di Tuvixeddu dalla preistoria fino ai nostri giorni, con un’infinità di testimonianze: sepolture e corredi funebri, pitture parietali, letteratura e aneddoti popolari. Scavi clandestini, lavori edilizi e indagini condotte frettolosamente, tuttavia, hanno causato la perdita di informazioni e dati fondamentali per ricostruire la storia di questo sito.
La scoperta di reperti in selce ed ossidiana, databili tra il VI e il V millennio a.C. e rinvenuti tra la laguna di Santa Gilla e il vicino colle di Tuvixeddu, testimonia la presenza umana sin dal Neolitico Antico.
La necropoli fenicio-punica, la più vasta di tutto il bacino del Mediterraneo, si sviluppa tra il VI e il III secolo a.C., attraverso l’escavazione nella roccia calcarea di sepolture, prevalentemente del tipo a pozzo e con profondità variabile tra gli 8 e i 3 m, destinate a ospitare i defunti inumati. Il grande interesse archeologico della necropoli di Tuvixeddu risiede anche nella sua capacità di documentare, attraverso esempi rari in tutto il mondo punico, una tradizione di pittura parietale di matrice nord-africana.
Nelle pitture, datate tra il IV e III secolo a.C., sono rappresentati elementi decorativi floreali, come fregi di fiori di loto e palmette, ma anche serpenti urei, gorgoni, motivi geometrici. Di particolare rilievo la Tomba del Sid, dove la rappresentazione pittorica trova significative corrispondenze con l’omonima divinità sardo-punica venerata nel Tempio di Antas, e la Tomba dell’Ureo, impreziosita da un raffinato fregio pittorico in cui spicca la figura del serpente cobra alato.
Nei secoli successivi, la necropoli fu ulteriormente ampliata alle pendici del colle, dove i Romani scavarono sepolture a camera, ad incinerazione e a fossa. Ci sono anche tombe monumentali appartenenti a personaggi illustri.
Nei secoli moderni, ed in particolare durante tutto il XIX secolo, l’area è stata utilizzata per scopi industriali e abitativi. La testimonianza più importante è data dal sistema di ville borghesi che cingono il colle di Tuvixeddu e la necropoli, come il bel caseggiato in stile Liberty della Villa Mulas (già Massa), risalente ai primi del ‘900.

http://www.cagliariturismo.it/it/luoghi/i-luoghi-della-storia-316/siti-archeologici-81/necropoli-di-tuvixeddu-428

 

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