Biddanoa de Forru-Villanovaforru: area archeologica di Pinn’e Maiolu

Area archeologica di Pinn’e Maiolu, Villanovaforru

L’insediamento è costituito da capanne costruite con muri di pietra a secco, originariamente coperte con legno e frasche, simili a quelle del complesso di Genna Maria. Confermano la massiccia frequentazione di queste aree fertili, particolarmente idonee alla coltivazione del grano.
Il villaggio risale al IX-VIII sec. a.C., ma mostra ulteriori fasi di frequentazione di età fenicio-punica e romana.
Sono state inoltre visibili le strutture residue di una costruzione megalitica, presumibilmente un nuraghe complesso, ed un tratto di muraglia rettilinea all’interno della quale sono comprese capanne della prima età del Ferro (IX-VIII sec. a.C.). Ulteriori strutture in tecnica megalitica sono associate a materiali ceramici databili all’età del Bronzo finale (XII-IX sec. a.C.).

Fonte: https://www.sardegnacultura.it/

https://www.sardegnacultura.it/j/v/253?s=20733&v=2&c=2567&c1=2617&visb=&t=1


Pinn’e Maiolu ha tolto quei veli che per millenni hanno tenuto celato un insediamento umano molto particolare e inusuale.
Venerdì 30 luglio, su iniziativa dell’amministrazione Comunale e per volontà del direttore degli scavi e della responsabile della Sovrintendenza, si è voluto condividere con la cittadinanza il risultato degli scavi.

Sono stati tre turni di visita, il primo dei quali sotto il sole cocente di luglio; il sole e il caldo non sono stati i protagonisti scomodi della serata, non hanno distolto l’attenzione dalle parole di Giacomo Paglietti e di Gianfranca Salis, rispettivamente direttore degli scavi e responsabile della Sovrintendenza.

Le loro parole e la visione degli ambienti riportati alla luce hanno permesso di immaginare un particolare spaccato di vita urbana (per quanto potesse parlarsi di Urbe tremila anni fa) su questa collina.

Il sito orientativamente è datato intorno al 1000 avanti Cristo, o come dicono gli esperti, nell’età del I° Ferro, anche se solo le accurate analisi scientifiche renderanno più precisa la datazione.

Quelle che per i profani sono solo pietre, a volte piatte, spesso grosse, a volte squadrate, sono diventate strade lastricate, gradini, muri; abbiamo individuato tra queste pietre focolari e bacili, una grande giara ancora integra sebbene senza fondo, ed uno splendido e raro sistema di canalizzazione…

…I vani circolari appaiono addossati gli uni agli altri, quasi a proteggersi a vicenda da eventi di scivolamento e crollo; il vano frontale è risultato deturpato da un incauto intervento civile da tanti anni fa. Occorre infatti dire che Pinn’e Maiolu ricade all’interno del perimetro di una lottizzazione privata, area destinata quindi alla realizzazione di costruzioni per abitazioni civili; fu proprio in occasione dello sbancamento della collina che ci si ritrovò davanti ad elementi che, senza dubbio, avrebbero condotto alla scoperta di un importante area archeologica.

Per la morfologia del terreno le costruzioni sono addossate al crinale della collina, gli ambienti, le strade lastricate sono realizzate su più livelli, quasi a gradoni….

….Non si hanno ancora elementi per capire a cosa servisse tanta acqua, ancora lontani dall’ipotizzare un utilizzo rituale del sito, più propensi ad immaginarlo come agglomerato sociale.

Però la domanda ricorrente è: “perché tanto lavoro per incanalare l’acqua? Perché costruire con tale pendenza?”

Tanta parte del sito è tutt’ora da indagare e chissà se in cima alla collina non possa trovarsi ancora celato un più antico nuraghe di cui alcuni conci ed una mensola, rotolati a valle, portano a pensare, come dice Dottor Paglietti ad un nuraghe ancora da scoprire…

…Il sito di Pinn’e Maiolu è apparso importante per queste peculiarità di ubicazione e di canalizzazione, potrà non trattarsi di un sito sacro, ma rivelerà uno spaccato della vita quotidiana che permetterà di capire ancora una volta che la civiltà nuragica, sicuramente precedente all’età del ferro del sito, non è scomparsa nel nulla, per mezzo di un catastrofico evento, ma si è evoluta mutando in una società nuova.

Non è corretto infatti ritenere che la civiltà nuragica si sia estinta all’improvviso, trascinando rovinosamente torri e maestranze. Giacomo Paglietti a questo proposito, quasi dispiacendosi, dice che occorrerebbe spiegare in modo chiaro la dinamica ed i tempi del crollo, spiegare cosa accade al nuraghe che secolo dopo secolo perde dalla cima pietra su pietra.

Al termine dell’età del bronzo non si costruiscono più torri nuragiche, forse per motivi economici legate a carestie, a motivi climatici o religiosi o forse più banalmente a motivi sociali; le genti cambiano usi e costumi, i popoli si mischiano con altre genti che arrivano da lontano, le comunità si pongono obiettivi e tecniche costruttive differenti;

il sito, datato come abbiamo detto intorno al 1000 avanti Cristo, dimostra proprio questa evoluzione costruttiva,

Fonte: La Gazzetta del Medio Campidano

https://www.lagazzettadelmediocampidano.it/villanovaforru-nuove-scoperte-negli-scavi-archeologici-di-pinne-maiolu/

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