Ossi: necropoli di S’Adde ‘e Asile

 

Necropoli di S’Adde ‘e Asile, Ossi

 

La necropoli si estende lungo le dolci pendici meridionali del Monte Corona ‘e Teula, area in parte boschiva (quercifere); consta, per quanto è noto, di 11 domus de janas cui si aggiungono due chiari tentativi di escavazione: si localizzano in bassi affioramenti calcarei, talora isolati talvolta raggruppati.

L’ubicazione delle domus de janas è stata evidentemente determinata dalla geomorfologia del sito: sembra riconducibile essenzialmente a tale logica la distribuzione di questi ipogei in un’area di circa 10000 mq secondo un ordine apparentemente casuale.

Vi si individuano almeno due raggruppamenti: uno, a pochi metri dal tratturo di Sas Raininas, nel quale si individuano a breve distanza l’una dall’altra, la Tomba delle Clessidre, la Tomba con Coppella, la Tomba delle Finestrelle, la Tomba Monocellulare e i due esemplari in escavazione. Circa trecento metri a nord-est si localizzano, vicine, la Tomba Maggiore e la Tomba dell’Ovile. Le altre risultano isolate, a distanze che variano da 100 a 300 metri dai raggruppamenti citati.

La tipologia degli ipogei è varia, tuttavia si può facilmente rilevare una generale tendenza all’articolazione degli impianti planimetrici, variati secondo schemi noti o quale frutto di ampliamenti successivi. Una sola tomba è monocellulare, le altre constano di più celle per arrivare via via all’imponente planimetria della Tomba Maggiore.

Vi si localizzano, inoltre, due tombe del tipo “a prospetto architettonico”: la Tomba di Brunuzzu e la Tomba Corona ‘e Teula. La stele centinata che caratterizza queste tombe, è riprodotta sul fronte di roccia di ben 5 ipogei del territorio. Questo fenomeno, relativamente diffuso nel sassarese, trova spiegazione nella sopravvivenza della tradizione ipogeica, eccezionalmente radicata nella zona.

Il monumento che meglio si conserva per quanto concerne questa tipologia è quello di Brunuzzu, presso la necropoli di S’Adde ‘e Asile: oltre all’esedra con stele centinata al centro, riproduce perfettamente il caratteristico tumulo superiore con i tre fori presso il fronte (utilizzati per infiggervi dei betilini).

 

Storia degli studi e degli scavi

Nota nella letteratura scientifica con il nome di S’Adde ‘e Asile o di Brunuzzu, la necropoli è stata segnalata per la prima volta nel 1969 da E. Contu che vi individuò 8 ipogei, dandone una brevissima notizia (CONTU 1969) e apponendovi immediatamente un vincolo. Qualche anno dopo i due ipogei del tipo “a prospetto architettonico”, ovvero la Tomba di Brunuzzu e la Tomba Corona ‘e Teula, furono catalogati da E. Castaldi (CASTALDI 1975).

Intanto vari studiosi, a più riprese, si occuparono della maestosa “Tomba Maggiore”, della quale fu effettuato anche il rilievo grafico (CONTU 1974; TANDA 1977A; 1977B; 1984; 1985). A G. M. Demartis nel 1978, si deve una comunicazione sulla “Tomba delle Finestrelle” (DEMARTIS 1980; breve riassunto in DEMARTIS 1984).

I primi ed unici scavi nel sito furono effettuati solo nel 1984, nell’ambito di una collaborazione tra la Soprintendenza Archeologica di Sassari con l’Istituto d’Antichità e Arte dell’Università degli studi di Sassari, (dir. A. Moravetti): l’esplorazione scientifica interessò la “Tomba delle Clessidre”, la vicina “Tomba con Coppella” e la “Tomba a Trifoglio”, quest’ultima individuata e subito scavata proprio nel corso della campagna di scavi. Una breve notizia sui materiali rinvenuti nello scavo della “Tomba a Trifoglio” è stata data, recentemente, negli “abstract” del Convegno sulla Cultura del Vaso Campaniforme (MORAVETTI 1999).

Dal 1994, ovvero sin dalla prima annualità del “Progetto per la Salvaguardia e valorizzazione dei beni culturali del territorio di Ossi” il sito è stato oggetto di vari interventi: la ricognizione sistematica dell’area ha permesso l’individuazione di un altro ipogeo pluricellulare e di un’area di frammenti che parrebbe relativa all’abitato. Si è provveduto ad effettuare il rilievo grafico e fotografico delle tombe, nonché alla catalogazione di ogni singolo ipogeo; è stato inoltre ripristinato l’antico tratturo di Sas Rainanas che costituisce un suggestivo accesso al sito ed è stata stampata un breve guida (DERU-DAS 1998).

Nel corso del 2002-2003 si è provveduto ad apprestarvi la sentieristica funzionale alla visita e ad apporvi dei pannelli esplicativi. Nell’ambito di questi interventi si è provveduto alla rimozione dei massi staccatisi dal fronte di roccia nella quale è stata escavata la Tomba Maggiore (che avevano determinato l’abbattimento della parete d’ingresso). Nell’area antistante oramai si era depositata una enorme quantità di terreno umifero in quanto vi erano cresciute due querce e un enorme cespuglio di pungitopo – determinavano un gravissimo degrado: l’intervento è stato effettuato mediante scavo stratigrafico dell’area escludendo l’interno dell’ipogeo.

Il sito era ancora inedito nel suo complesso sino al 2000 (DERUDAS2000) benché, come si accennava, i particolari architettonici e decorativi sui singoli ipogei siano sovente citati per confronto.

 

Tomba delle Clessidre

Ubicata circa 30 metri a est dell’ingresso alla necropoli, a mezza costa del pendio meridionale del Monte Corona ‘e Teula, in un basso bancone calcareo.

È un ipogeo pluricellulare con ingresso orientato a sud-sud/est, costituito da un dromos provvisto di invito, cui segue un’anticella, ove si sviluppano lateralmente 2 vani, e quindi un vasto vano centrale nel quale si apre, a sinistra, una cella sopraelevata e a destra l’ingresso all’ala orientale del sepolcro, che consta di 5 ambienti.

Il dromos, lungo m. 3.5, tende progressivamente ad allargarsi (m. 0.12-0.90) e ad alzarsi (m. 0.06-0.70) verso l’ingresso dove confluisce in un breve invito a pianta e sezione rettangolare ove si apre un portello, con rincasso apprezzabile solo nel lato destro, di luce quadrangolare. L’anticella, di pianta circolare, con una coppella al cen- tro del pavimento, presenta nelle pareti cornici inquadranti pannelli ribassati, decorati con motivo geometrico iterato (da cui il nome della tomba) notevolmente deteriorato da concrezioni e muffe; il soffitto è piano con angoli e spigoli ben definiti.

Nella parete a sinistra dell’ingresso si aprono 2 vani che si sviluppano lungo l’asse trasversale. Vi si accede tramite un portello qua- drangolare con soglia rialzata (m. 0.15) in coincidenza dello zoccolo dell’anticella; presenta stipiti inquadrati da rincasso a profilo angolare. La prima cella presenta pianta quadrangolare, pareti lisce, soffitto piano inclinato verso l’anticella; nella parete di fondo, spostato a sini- stra rispetto all’asse, è un portello sopraelevato (m. 0.52) inquadrato da cornice su tre lati che immette in un basso ambiente di pianta semicircolare con angoli arrotondati, soffitto piano.

Nel lato di fondo dell’anticella, un portello di luce quadrangolare immette nella cella principale, disposta in senso trasversale rispetto all’asse dell’ipogeo, nel classico sistema “a T”: è questo l’ambiente più vasto e distinto del sepolcro. Di pianta rettangolare, presenta nelle pareti decorazioni di gusto architettonico con cornici inquadranti pannelli ribassati, poco apprezzabili per il deterioramento della tenera roccia calcarea. Il pavimento è a un livello nettamente inferiore (- m. 0.36) rispetto all’anticella: un basso gradino rettangolare con angoli arrotondati ovviava al dislivello sotto il portello. Il soffitto è piano. Al centro del vano sono 2 pilastri: di sezione quadrangolare a sinistra, rettangolare e ben più sottile a destra. Quest’ultimo, nella parete rivolta verso l’anticella è ornato da 3 protomi taurine sovrastanti.

Nella parete di fondo, in posizione centrale, è una falsa porta con doppia cornice in negativo: lo specchio presenta superfici estremamente deteriorate, ai lati sembra intravedersi una lesena.

Nella parte posteriore del lato sinistro di questo ambiente si apre un vano sopraelevato, con ampia imboccatura rettangolare, di pianta ovale con pareti aggettanti verso il soffitto, piano.

Sullo stesso asse, a destra, un portello di luce quadrangolare, con angoli arrotondati, immette nell’ala orientale dell’ipogeo ove si susseguono un vano rettangolare, disposto trasversalmente, sul quale si apre sul lato sinistro un ambiente circolare; un vano di dimensioni maggiori si apre sulla parte destra della parete di fondo: presenta pianta subrettangolare con parete di fondo curvilinea, e soffitto lievemente inclinato verso l’ingresso. Sul lato destro di questo ambiente è un piccolissimo disimpegno di pianta subcircolare che introduce in un vano subquadrangolare attiguo, non comunicante, alla cella maggiore.

In questa ala le pareti presentano superfici molte deteriorate, inoltre il vano di fondo sull’asse trasversale presenta una larga apertura determinata dal cedimento della parete posteriore per la quale comunica con l’esterno.

Si può supporre che a un iniziale impianto planimetrico “a T” (con 2 celle a lato del vano centrale) si siano aggiunti in un secondo momento gli altri vani dell’ala orientale, più rozzi. I 2 vani laterali anteriori, se successivi, sono comunque contemporanei all’esecuzione dell’apparato decorativo dell’anticella che ne tiene conto.

 

Tomba con Coppella

Ubicata circa 35 metri a est della Tomba delle Clessidre, in uno spuntone calcareo con fronte a sud. L’ipogeo consta di tre vani disposti lungo l’asse longitudinale; un quarto ambiente presenta sviluppo obliquo alla terza cella.

Il portello presenta luce rettangolare, decentrata rispetto alla cornice. L’anticella, di pianta quadrangolare con angoli arrotondati, presenta al centro una coppella (diametro m. 0,13). Per uno slittamento della parte anteriore della roccia le pareti sono interessate da notevoli fenditure. Coassiale all’ingresso è l’accesso alla cella il cui portello, a causa dei problemi statici menzionati, si conserva solo nella parte inferiore che risulta lievemente sopraelevata rispetto all’anticella. La cella presenta pianta rettangolare con angoli arrotondati; anche questo ambiente presenta nelle pareti e nel soffitto fratture e ampi tratti ricoperti da muffa e muschio dovute a infiltrazioni.

Nella parete di fondo, spostato a destra, in asse con l’ingresso, è un portello sopraelevato fornito di rincasso, apprezzabile solo nel lato destro e nell’architrave, di luce rettangolare. Allo stesso livello della soglia si sviluppa un piccolo vano di forma quasi circolare con pareti aggettanti verso il soffitto, concavo, che assolve evidentemente solo a funzioni di passaggio. Sulla parete destra è un portello quadrangolare privo di architrave, in quanto gli stipiti si concludono a contatto con il soffitto, e di soglia. Vi si apre un vano di forma ovale; nel piano pavimentale, a metà del vano, è un setto appena rilevato. Il soffitto è attraversato da una grossa spaccatura che interessa anche tutto il lato sinistro del vano.

 

Tomba dell’Ovile

Ubicata al centro di un alto bancone calcareo, circa 20 metri a sud della Tomba Maggiore, è facilmente identificabile per le enormi dimensioni dell’accesso dovute all’abbattimento della parete anteriore. Lo schema planimetrico è rilevabile solo in parte in quanto nel settore occidentale dell’ipogeo le pareti sono state abbattute e i piani pavimentali abbassati per renderla funzionale al ricovero del bestiame per il quale era utilizzata sino a tempi recentissimi.

Attualmente vi si accede tramite 8 gradini scavati nella roccia che conducono ad un vano rettangolare delimitato da muri a secco per costituirvi un recinto; sul lato sinistro, si apre un ambiente rettangolare il cui ingresso è occluso da pietrame. Coassiale all’ingresso è un enorme ambiente, sempre di pianta rettangolare, (m. 8×3.50) nel quale è stato abbassato il piano pavimentale (attualmente 3 metri di altezza) e del quale, fortunatamente, sono stati risparmiati i soffitti. Infatti, prima della manomissione, nel vasto vano dovevano articolarsi almeno due ambienti disposti lungo l’asse longitudinale, ambedue con soffitto a doppia falda, su piani obliqui, con trave di colmo trasversale rispetto al vano dei quali residua traccia dei travetti laterali.

Sullo stesso asse dell’ingresso, è una cella sopraelevata (m.0.30) di pianta semicircolare con pareti aggettanti verso il soffitto piano; nella parete di fondo è una piccola nicchia; sul lato sinistro si apre un’altra cella subtrapezoidale.

Sul lato sinistro del vasto ambiente (a circa un metro dall’attuale piano pavimentale) si individuano altri vani che, benché manomessi, appaiono meglio conservati e si sviluppano parallelamente alla parete.

Nel settore anteriore si osservano tre ambienti: due celle sono caratterizzate da pareti aggettanti e soffitti piani.

Nella parte posteriore si articolano altri tre vani, sopraelevati (m. 1,30) gli unici integri dell’intero ipogeo. Il primo vano, subquadrangolare, presenta pareti aggettanti verso il soffitto piano; nel lato di fondo si apre un portello a luce quadrangolare con angoli arrotondati, che immette nel secondo vano, di pianta ovale; il terzo si apre sul lato sinistro del primo ambiente, di pianta subcircolare e pareti appena aggettanti verso il soffitto convesso.

 

Tomba Maggiore

Ubicata su un basso bancone calcareo soprastante la parete nella quale è stata scavata la Tomba dell’Ovile.

L’ipogeo, a proiezione longitudinale, deve la sua denominazione all’imponente sviluppo planimetrico: consta di ben 21 ambienti, frutto di diversi interventi di ampliamento. Vi sono stati distinti quattro nuclei (TANDA 1985):

Centrale: costituito dall’anticella e da una grande cella, coassiali.

II laterale destro: aperto sull’anticella, con tre vani quadrangolari in successione sullo stesso asse.

II laterale destro: si apre sulla grande cella e consta di 10 ambienti di varia forma e dimensione con banconi e vani sopraelevati, gradini,nicchie e setti divisori.

Laterale sinistro: anch’esso si apre sulla cella principale e consta di 4 celle secondarie. L’ingresso all’ipogeo è orientato a sud-est: l’anticella, parzialmente interrata, manca della parete anteriore ove si apriva il portello che si conserva solo alla base. L’ambiente presenta pianta rettangolare, con soffitto orizzontale nel quale si rileva la rappresentazione di un tetto a doppio spiovente ove il trave di colmo e i travetti sono realizzati a rilievo piatto. Sul lato destro della parete anteriore di questo ambiente si osserva un triplo corniforme costituito da tre corna falcate unite tra loro da un breve listello verticale. Nella parete laterale, a destra, si apre un portello a luce rettangolare con doppi rincassi e cornice rilevata: immette nei tre ambienti secondari intercomunicanti, tutti di pianta quadrangolare, per buona parte interrati.

Nella parete di fondo dell’anticella si apre un portello trapezoidale con rincasso e cornice, fiancheggiato a sinistra da quattro corniformi uniti da listello mentre due protomi a corna lunate ne occupano il lato destro.

Immette nella cella maggiore, di pianta rettangolare con angoli arrotondati, nella quale si ripete nel soffitto la rappresentazione del doppio spiovente su piano orizzontale, come nell’anticella. Un solo pilastro, decentrato sorregge idealmente la trabeazione: è decorato su tre facce da coppi di protomi a corna lunate, sovrapposte. Ai lati del portello d’accesso alla cella si osservano due coppie di protomi a corna lunate (quelle superiori del lato destro sono munite anche di orecchie appuntite). Nella parete laterale destra si apre un portello rincassato e incorniciato mentre in quella di fondo si osserva una falsa porta, decentrata. Nella parete laterale sinistra si apre un portello, fiancheggiato da due copie di protomi.

Il portello immette in un ambiente sub trapezoidale, allungato sul quale si apre, decentrato nella parete di fondo, un vano in crollo, pressoché distrutto, coperto da terra e pietrame collegato nella parete anteriore ad altri due vani.

Dal portello che apre sulla parete destra della cella si accede a un ambiente di pianta rettangolare, che restituisce su due pareti motivi corniformi, e quindi a un vero e proprio labirinto di celle intercomunicanti, con planimetrie varie, gradini, setti rilevati, nicchie ecc.

Osservando lo schema planimetrico non è difficile desumere che i tempi d’attuazione dei vari nuclei differiscono: le tracce di questo processo di ristrutturazione si osservano in primo luogo nella cella maggiore ove si ritiene che la falsa porta sia decentrata in quanto relativa inizialmente a un vano di minori dimensioni, ampliato risparmiando il pilastro.

Si riconosce dunque quale nucleo più antico quello centrale; successivamente l’ipogeo sarebbe stato ampliato e articolato lungo linee oblique, rispetto all’antico asse longitudinale, nel lato orientale, mentre il nucleo occidentale sembrava svilupparsi per libera aggregazione.

 

Tomba di Brunuzzu

Ubicata 200 metri a sud della Tomba dell’Ovile, in un basso bancone calcareo, si inquadra nel tipo “a prospetto architettonico”.

Il prospetto, con fronte arcuato, doveva raggiungere un’ampiezza di m. 9,50. La porta stele (alt. m. 2,60) con il consueto motivo architettonico diviso in due riquadri, presenta lunetta con rincasso e riquadro inferiore rettangolare, ora notevolmente ampliato, divisi da una fascia a rilievo. Nella parte soprastante il bancone roccioso si osserva l’esedra superiore (corda m. 9). Il tumulo, ben conservato, presenta ampiezza decrescente dal prospetto verso l’esedra.

L’interno consta di un breve corridoio, ora ampliato, che immette in un grande vano rettangolare, con angoli arrotondati: presenta pareti aggettanti e soffitto piano. Su questo ambienti si aprono, sopraelevate (a m. 0,65-0,70) due nicchie a pianta semicircolare sul lato sinistro, e una sul lato destro; tutte presentano pareti fortemente aggettanti verso il soffitto.

Le superfici dell’ipogeo appaiono molto deteriorate e invase da muffe, il piano pavimentale è occluso da terra.

 

Testo tratto da

Necropoli ipogeiche di S’Adde ‘e Asile e Noeddale (Ossi)

di Pina Maria Derudas

 

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