Oschiri: altare rupestre di Santo Stefano

 

 

Altare rupestre di Santo Stefano, Oschiri  

 

In un ambiente interessante dal punto di vista archeologico, per la presenza di una necropoli ipogeica d’età neoeneolitica e di resti megalitici, sorge la chiesa campestre dedicata a Santo Stefano

Alla piccola chiesa si accede dalla strada che costeggia il boschetto del  paese

Già nel boschetto è possibile osservare resti preistorici, dove in un paesaggio suggestivo e caratteristico spiccano cinque Domus de Janas formate nel loro interno da due ambienti circolari e caratterizzate da nicchie che probabilmente venivano usate per porre le offerte del defunto. Continuando a percorrere un sentiero fino alla chiesa, appaiano al visitatore rocce a nicchie e a coppelle e quello che sembrerebbe un dolmen che sfrutta la roccia naturale

La chiesa, piccola e suggestiva, non offre documentazione sufficiente per chiarire quale fosse la  sua struttura originaria, anche se la sua edificazione risale quasi sicuramente all’epoca Bizantina, dove era molto diffuso il culto a Santo Stefano

Nelle vicinanze della chiesetta è interessante notare una caratteristica roccia che riscuote molto interesse sia nei visitatore che negli studiosi, che cercano ancora oggi di interpretare i simboli che essa presenta

Si tratta di una roccia, definita l’altare di Santo Stefanonella quale sono presenti tre nicchie  rettangolari scavate nella pietra.  Sembrerebbero queste, espressioni molto marcate di rituali e culti preistorici, in cui in età Bizantina s’inseriscono segni di nuovi rituali espressi in modo astratto e simbolico

Si è a conoscenza, infatti, che già a partire dal IV secolo, si aveva una profonda credenza che demoni e spiriti infestassero l’aria e la terra, e che per allontanarli, i monaci attuassero riti e si prodigassero in sacrifici e preghiere

E‘ questa dunque l’ipotesi che meglio può spiegare la presenza nella zona di Santo Stefano di questi caratteristici reperti

TESTO TRATTO DA: Girando per immagini e non solo per Il Monte Acuto, a cura di Gavino Sanna 


Il sito di Santo Stefano si trova in agro di Oschiri, comune in provincia di Olbia Tempio (OT), ex-provincia di Sassari (SS), a circa 2 km dal paese, in un contesto tipico per flora e fauna mediterranea, ma assolutamente particolare per l’isolamento acustico che, fatto salvo una stradina interpoderale che costeggia il podere entro il quale si colloca l’area archeologica in questione, circonda surrealisticamente il tutto.
Superato il cancello che chiude la via d’accesso al sito si raggiunge la chiesetta che si trova dirimpetto all’altare, con tutte le sue figure geometriche ed i simboli pre-cristiani. La chiesa riporta sulle facciate due volti umani stilizzati di trachite e un’iscrizione datata 1492 d.C., mentre la pergamena scoperta durante i lavori di restauro, riporta la data di consacrazione al 1503. L’Altare (così chiamato per la posizione frontale rispetto alla chiesa), presenta una serie di incavi disposti su due registri: quello inferiore riporta dodici incavi triangolari e quadrati; quello superiore nove incavi triangolari, quadrati e uno rotondo. (fig.1) Osservando frontalmente l’altare, sulla destra si può vedere una serie di coppelle disposte in cerchio in numero di dodici circolari racchiudenti una coppella centrale più grande e sormontate da una tredicesima coppella posta esattamente in corrispondenza del nord. Ancora più a destra una nicchia orizzontale perfettamente rettangolare è coronata da una serie di nove coppelle del diametro di circa 5-10 cm ciascuna. (fig.2) A sinistra dell’Altare si trova un’altra roccia che riporta ancora due nicchie triangolari e un bancone che, si pensa, sia stato utilizzato o per la deposizione di offerte votive o per espletare il rito dell’incubazione. (fig. 3) A destra delle nicchie appena descritte, dietro l’Altare si trova una teoria di tre coppelle quadrate, disposte a scaletta da sinistra a destra per chi guarda. (fig.4) Tutto intorno il sito è disseminato di incisioni su roccia riportanti figure geometriche tra le quali losanghe, cerchi, quadrati, il più dei quali “cristianizzati” dalla giustapposizione della croce. In altri casi la croce invece è da datarsi allo stesso periodo dell’Altare. Riguardo a quest’ulti- mo dato, la datazione, le teorie più disparate vogliono destinare la realizzazione del sito al periodo Neolitico, piuttosto che a quello bizantino o comunque successivo alla venuta di Cristo.

fonte: Il sito archeologico di santo stefano – Daniel Sotgia

https://www.ccsp.it/web/INFOCCSP/VCS%20storico/vcs2011pdf/sotgia.pdf

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