Domus de janas Roccia dell’Elefante, Castelsardo
La Domus II della Roccia dell’Elefante è stata scavata all’interno di un masso erratico di conglomerato piroclastico scivolato a valle dalla cima del Monte Casteddazzu e modellato, nel tempo, dalla natura fino ad assumere la forma, un po’ fantasiosa, di un elefante.
Nello stesso masso è presente anche la Tomba I, scavata al di sopra della sepoltura in esame. L’ipogeo è composto da quattro celle, tre lungo l’asse Nord-Sud e una laterale, precedute da un breve dromos di cui oggi restano poche tracce. Dal corridoio si accede ad un vano quadrangolare (lungh. m 1,37; largh. m 1,40; alt. m 0,83) che sulle pareti laterali presenta due protomi contrapposte, scolpite in rilievo e caratterizzate da ampie corna a mezzaluna e testa trapezoidale allungata. La protome della parete Ovest misura m 0,75 di larghezza e m 0,62 di altezza; quella della parete Est misura m 0,64 di ampiezza e m 0,51 di altezza. Sopra e sotto i motivi sono presenti due bande orizzontali in rilievo. Sulla parete contrapposta all’ingresso, si apre, tra due lesene, un portello d’accesso alla cella successiva.
Questo ambiente, di forma sub-circolare (lungh. m 1,30; largh. m 1,48; alt. m 0,90), presenta, nella parete Est, un’apertura causata dall’erosione della roccia. Il vano comunica a Nord con una piccola cella di pianta ellittica e a Ovest con un ambiente di forma quadrangolare (lungh. m 1,40; largh. m 1,50; alt. m 0,95), sfondato nell’angolo Sud-Ovest a causa degli agenti esogeni.
Testo tratto da “La Sardegna Preistorica” , a cura di Alberto Moravetti, Paolo Melis, Lavinia Foddai, Elisabetta Alba