Nuràdda – Nurallao: tomba dei giganti Aiodda

Tomba dei giganti Aiodda, Nurallao

 

La tomba appartiene ai tipi delle tombe di giganti, con vano funerario preceduto da un’esedra.

Questi due corpi differiscono fra loro per l’opera muraria e la tecnica costruttiva: l’esedra è costruita con lastre di rocce calcaree di modulo e dimensioni simili, infisse verticalmente al suolo a racchiudere idealmente lo spazio aperto davanti alla stele, forse una stele centinata, purtroppo mutila in altezza ma larga più di due metri.

Alla base della stele, al centro del grande monolite, si apre il portello d’ingresso al corridoio sepolcrale. La disposizione dei blocchi che formano i bracci dell’esedra disposti lungo una linea diritta, incontrano la stele e formano così una figura geometrica angolare.

Il corridoio presenta una pianta “navetiforme” ed è parzialmente contenuto in una sorta di trincea successivamente foderata con filari regolari di blocchi di pietra calcarea lastriformi sistemati in aggetto a sporgere progressivamente verso l’interno del vano via via che si guadagna in elevato. Si è determinata in tal modo una sezione trasversale ogivale. Il tutto era stato poi coperto da un tumulo.

Tra le caratteristiche costruttive di questo singolare monumento uno su tutti balza agli occhi ossia che l’esedra e la stele non sono in asse con lo sviluppo longitudinale del vano funerario. Sembra proprio, come anticipato, che le due realizzazioni siano state concepite in tempi diversi e soprattutto da maestranze figlie di culture diverse.

Nell’esedra si respira l’antico profumo della tradizione dolmenica, nel corridoio si osservano in modo evidente la maturazione di una tecnica e di un principio ideologico, prima ancora che tecnico, proprie del periodo nuragico.

Questa differenza esecutiva è stata oggetto di attenzione da parte degli studiosi, in primis da chi sul campo ha avuto modo di analizzare con attenzione le strutture murarie e relazionarle anche con i risultati dello scavo. La discrepanza sta nell’interpretazione di cosa viene prima e di cosa è stato aggiunto. È difficile pensare che i costruttori dell’esedra abbiano commesso un errore troppo evidente nel non rispettare concetti ormai acquisiti di geometria applicata ma soprattutto del ben fatto; ma se si accetta l’idea che l’esedra sia stata aggiunta in una seconda fase, si deve convenire che la sepoltura originaria sia nata senza prevedere un’esedra. Non sarebbe il primo caso ma sarebbe comunque eccezionale.

Il tutto poi deve coniugarsi col materiale archeologico messo in luce nel vano di deposizione, quale corredo funerario di una ventina di inumati. Bronzi e fittili sono da riferirsi a momenti maturi del Bronzo Antico, in particolare della Cultura di Bonnannaro nelle sue declinazioni, e a diverse fasi del Bronzo Medio, come riporta lo studio di Fulvia Lo Schiavo,

un’analisi dei reperti che ricostruisce una stratigrafia importante e definisce l’ampio arco temporale di utilizzo della sepoltura. 

La presenza delle statue menhir ad Aiòdda ha fatto passare in secondo piano il contesto cultuale e funerario ma ha aperto una nuova prospettiva sul significato della statuaria preistorica in quest’area particolarissima che è il Sarcidano, una terra di confine geografico e culturale, punto di incontro fra le terre del grano appena a valle e il mondo degli allevatori, una terra aperta al nuovo e allo stesso tempo custode della propria storia e della propria identità.

Le statue ad Aiòdda si rinvengono integre e in tronconi prevalentemente in opera quale materiale da costruzione nella sovrapposizione dei filari del corridoio funerario ma, come si evince dalle immagini dell’epoca, anche sparse sulla superficie del tumulo residuo, qualcuna adagiata nella regione medio sommitale forse smossa dal mezzo meccanico o antico segnacolo di un’area sacra.

Testo di Giorgio Murru, tratto da :”La Tomba di Aiòdda e il patrimonio archeologico del Comune di Nurallao

 

error: Content is protected !!